Guido Gentili, IL - Sole 24 Ore 9/2016, 26 agosto 2016
QUESTO “SANTISSIMO” PASSATO CHE NON PASSA MAI
L’Italia, come è ormai noto a tutti, non cresce come dovrebbe. Perché? Forse perché è prigioniera del suo passato che non passa mai, e hai voglia a parlare di competitività, Jobs Act, referendum costituzionale. Può capitare, per esempio, di leggere le sintesi giornalistiche delle prime conclusioni dell’inchiesta “Mammasantissima” della procura di Reggio Calabria. Duemila pagine che abbracciano quaranta anni di storia segreta dell’ancora più segreta loggia “Santa” collegata alla ’ndrangheta, alla mafia siciliana, alla massoneria dei colletti bianchi. Ecco rispuntare la strage di Piazza Fontana (1969), il golpe Borghese (1970), Licio Gelli e la Banda della Magliana, la massoneria deviata della P2, Bernardo Provenzano, le morti dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La “Santa” è la cupola delle cupole che, secondo i magistrati, «sovrintende alle cosche e può incidere su di esse, sebbene esse stesse ne ignorino l’esistenza». Tutto ruoterebbe intorno a Paolo Romeo, condannato per mafia nel 2000, già esponente dell’estrema destra, poi socialdemocratico, massone, secondo alcuni pentiti legato a settori dei servizi segreti. Spuntano le confessioni di una ventina d’anni fa, e si capisce ora chi è un “santista”: quello che esce dalla ’ndrangheta per entrare a far parte di «una struttura mista», perché il loro compito principale è quello di «impadronirsi o infiltrarsi in enti pubblici avvalendosi del consenso elettorale». Diciamo la verità: fosse così non abbiamo speranza, il passato che non passa ci stritola, i “santisti” possono essere ovunque, ieri come oggi. Ma una cosa si sa, per fortuna. “Santa” è il nome abbreviato di “Mamma Santissima” e, secondo un pentito, fa riferimento alla Santissima Annunziata, e infatti «ogni anno le riunioni decisionali hanno luogo il 25 marzo che è la ricorrenza dell’Annunciazione». Ecco, il 25 marzo prendiamoli, i “santisti”. Una traccia c’è. O no?