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 2016  agosto 26 Venerdì calendario

ARRIVANO I SOLDI, CHISSA’ DOVE LI BUTTERANNO

Per chi sta a palazzo Chigi è ormai una drammatica certezza. Ogni anno nel bilancio dello Stato si apre una falla ed esce fuori un fiume denaro, spesso trovato facendo altro debito, per le emergenze climatiche e ambientali. Miliardi di euro che comunque si spendono per ricostruire dopo terremoti, alluvioni, frane, disastri ambientali di ogni tipo. I soldi escono dopo le tragedie, quasi mai prima. L’avessero fatto, probabilmente molte vite umane sarebbero state risparmiate. Il tema non è ignoto a chi governa, eppure ogni volta che si presenta l’occasione per investire sulla prevenzione con la preparazione della legge di stabilità, escono solo spiccioli su questo capitolo. Se c’è qualche risorsa importante, prende altri rivoli. Lo abbiamno visto anche in questi ultimi anni con Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio in carica ha giocato fin dal 2014 per ogni provvedimento economico varato principalmente la carta dei bonus o fiscali o sociali concessi a singole categorie di contribuenti. È stato così con gli 80 euro, così con gli interventi su giovani, sulla natalità, sulle forze dell’ordine, e così via. Con una certezza che ormai emerge a consuntivo: quelle scelte non hanno avuto alcun effetto sul ciclo economico. Vero che il Pil è salito (pochissimo), ma è certo che questo non sia dovuto alle scelte di politica economica del governo in carica: c’era la ripresa in tutta Europa, e i Pil dei 28 paesi sono saliti quasi tutti. In Italia quella ripresa è stata inferiore e di molto alla media di tutti gli altri. Anzi, la curva del Pil italiano è più distante rispetto a due anni fa da quello degli altri paesi che hanno vissuto lo stesso ciclo economico in contemporanea. E due anni fa era più distante dagli altri rispetto a due anni prima. Purtroppo questo è un dato che risulta sempre costante andando indietro negli ultimi dieci anni: l’Italia perde terreno rispetto anche ai suoi concorrenti interni al mercato europeo. Ma il mix di paesi sopra e sotto la linea mediana nel frattempo è cambiato, e questo significa che qualche scelta di politica economica nazionale ha prodotto i suoi effetti, altre no. È ormai evidente che la scelta di Renzi di puntare sui bonus sia classificabile fra le politiche economiche che non hanno funzionato, non hanno prodotto effetti di sostanza sul Pil. È invece assodato che il gruppo di paesi che nello stesso periodo ha puntato su investimenti pubblici soprattutto negli anni più difficili della recessione, abbia una curva dell’andamento del loro Pil nettamente migliore a quella media dell’Ue a 28. È la scoperta dell’acqua calda, perché la ricetta veniva fornita un secolo fa già da John Maynard Keynes, che negli investimenti pubblici vedeva la medicina più adatta a invertire i cicli recessivi. In Italia quella parole “pubblici” fa accaponare la pelle, perché è il modo in cui si è costruito il debito mostruoso che il paese ha e spesso si sono buttati via miliardi in opere inutili. Ma le opere di messa in sicurezza del territorio, e anche delle abitazioni non sono affatto inutili, tanto più che dopo le tragedie vissute quei soldi debbono esser spesi lo stesso, senza la speranza di potere salvare vite umane. Ora l’occasione per farlo c’è: se il resto della Ue concederà margini di flessibilità all’Italia per la prossime legge di stabilità, tutte le risorse a disposizione dobrebbero essere puntate proprio sulla messa in sicurezza del territorio e delle abitazioni. Un modo per altro più sicuro per dare mnuova occupazione rispetto a quel che fin qui ha dato il jobs act. E sull’ediliza si può prendere ad esempio la proposta fatta con toni molto garbati ieri proprio a Renzi dall’ex parlamentasre verde Sauro Turroni: mettere in catene le abitazioni e gli edifici pubblici e privati con tiranti che le stabilizzino anche di fronte ai terremoti. Secondo Turroni «il patrimonio edilizio costruito prima del ’45 è stimato in 513 milioni di metri cubi, il costo medio per il tipo di intervento proposto può essere valutato in 800mila Euro /100.000 mc di edificato esistente. Si tratterebbe di un investimento globale di 4 – 4,5 miliardi di Euro, certamente strategico e alla portata di un grande Paese come il nostro». Le soluzioni sono tante, l’importante è non disperdere le poche risorse a disposizione con scelte che poi non offrono alcun risultato certo.