Bisozzi e Ferraris, Panorama 25/8/2016, 25 agosto 2016
QUI LA TUA PENSIONE VALE DOPPIO
Eugenio ha 68 anni e una pensione da 1.350 euro netti al mese raggiunta dopo aver passato oltre 35 anni all’ufficio commerciale di un’azienda manifatturiera. Sua moglie se n’è andata nel 2014, senza fare in tempo a godersi con lui la nuova vita che avevano già programmato, ma Eugenio ha scelto di partire lo stesso. L’estate scorsa ha venduto per 90mila euro il suo appartamento nella periferia torinese e acquistato, per meno della metà, una villetta a due piani nella provincia marittima di Bocas Del Toro, a Panama.
In Piemonte i suoi vicini di casa erano cassintegrati e pensionati ex Fiat, oggi divide un gozzo per la pesca dei gamberi con John, ex odontoiatra californiano che di villette ne ha acquistate tre. Ieri Eugenio aveva scordato cosa significasse mangiare fuori casa, oggi si accomoda quasi tutti i giorni in un ristorantino sulla spiaggia dove il menu di pesce costa 8 euro ma, grazie agli sgravi concessi dal governo panamense, i pensionati ne spendono solo 6. Da quando è diventato un «pensionado con residencia», come li chiamano qui, lo Stato gli ha rimborsato anche i soldi spesi per viaggio, trasloco e pratiche di visto (circa 4.200 euro) e consegnato una card che garantisce l’accesso gratuito alle strutture sanitarie pubbliche, come per tutti gli over 65 che abitano a Panama, e uno sconto del 30 per cento in quelle convenzionate. L’ambulatorio e la chiesa sono a un passo, nel canale a 50 metri dalla sua veranda giovani americani si cimentano nel kitesurf, l’ambiente è cosmopolita e il tasso di criminalità vicino allo zero. Un paradiso per chi guadagna 1.350 euro. Solo che da quando si è stabilito qui l’assegno mensile di Eugenio è lievitato a quasi 1.800. Perché pure le pensioni sono detassate: Panama riceve dall’Inps l’importo lordo e lo gira tale e quale a chi ne ha diritto.
Eugenio è uno degli oltre 43 mila pensionati italiani che hanno lasciato il nostro Paese nel decennio compreso fra il 2004 e il 2014, in cerca di condizioni di vita più sostenibili. Una tendenza che si è fatta sempre più marcata, considerato che fino a poco tempo fa la media annua dei fuggitivi si aggirava sulle tremila unità, mentre nel solo 2015, secondo stime provvisorie dell’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) ha superato le 5.300. Numeri importanti ma che, secondo tutti gli addetti ai lavori, sono destinati a crescere ulteriormente con l’avvicinarsi al traguardo di generazioni dagli assegni più magri e maggiormente a loro agio con viaggi e tecnologia.
Del resto l’Italia della crescita zero, con il 52 per cento dei pensionati Inps aggrappati a un assegno mensile inferiore a mille euro e un costo della vita difficile da contenere, non è un Paese per vecchi, soprattutto per chi vive al Nord e nelle grandi città. L’importo medio per le pensioni di vecchiaia ammonta a 649 euro, mentre per quelle di anzianità sale a 1.414 euro. Cifre spesso non sufficienti a coprire le spese quotidiane. Figuriamoci per togliersi qualche sfizio (ammesso che un cinema o una pizza possano essere considerati tali) o affrontare cure mediche specialistiche.
E allora, caccia al buen retiro, sulla falsariga di quel che gli over 65 britannici o tedeschi fanno già da parecchio tempo: «Il fenomeno è evidente ormai da parecchio tempo» conferma Alessandro Castagna, fondatore della community VoglioVivereCosì che tra testata giornalistica, pagina Facebook e sito web, è diventata uno dei principali punti di riferimento degli anziani in cerca di aria nuova. «Ma negli ultimi anni, oltre ad essersi accentuato, è diventato anche molto più consapevole. Mi spiego: se fino a qualche tempo fa la ricerca di una meta low-cost era prioritaria, oggi lo sono altrettanto, o quasi, le condizioni climatiche e quelle di sicurezza». Non si cerca più, insomma, un posto dove vivere in serenità e (relativa) spensieratezza le proprie ultime stagioni, ma un luogo dove costruirsi una seconda vita. Come dimostrano altri due fenomeni recenti: il boom di piccole attività intraprese dai pensionati italiani all’estero (vedere articolo a pag. 43) e il fatto che, sempre più spesso, a trasferirsi non siano solo vedovi ed esodati, ma anche coppie ancora agiate eppure stufe dei costi e dello stress tipico delle grandi città.
Le opzioni, del resto, non mancano a nessuna latitudine. Tra quelle preferite dagli italiani prevalgono le Canarie, dove i nostri concittadini con i capelli grigi sono ormai oltre 20 mila. Ma tengono botta anche le mete dell’Est Europa, più economiche e a portata di volo low-cost, come Bulgaria e Romania. Tra le destinazioni nordafricane, un tempo gettonatissime e oggi invece penalizzate dalla percezione di mancata sicurezza, resiste solo il Marocco: fra Rabat e (soprattutto) Marrakech i pensionati italiani residenti sono quasi mille.
Restando al Vecchio continente, è in netta crescita l’Albania che può vantare un rapido avvicinamento agli standard occidentali abbinato a un costo della vita decisamente basso, oltre al fatto che fra Tirana e Valona tutti parlano la nostra lingua. Un distacco meno traumatico, insomma. Ma il fenomeno più interessante è senza dubbio quello colto da Eugenio e dagli altri anziani che, come lui, hanno spostato la residenza in un’area dalla fiscalità più vantaggiosa. Tra l’America Centrale e l’Asia già una decina di Stati hanno lanciato programmi specifici per accaparrarsi i pensionati di tutto il mondo. Molti altri ci stanno pensando. Anche perché quei piani guardano soprattutto ai baby boomer di Stati Uniti e Canada: un esercito di settemila nuovi pensionati al giorno che hanno ancora un’elevata capacità di spesa, benché i loro fondi previdenziali siano stati intaccati dalla crisi, e una voglia matta di godersi gli ultimi anni al sole dei
Caraibi o di Labuan (Malesia).
C’è chi offre sconti sostanziosi su af
fitti e bollette e chi abbassa o addirittura annulla le tasse. C’è chi può mettere sul piatto una qualità della vita occidentale a costi da Terzo Mondo, chi punta tutto sull’assistenza sanitaria e chi sul concetto di all inclusive perpetuo, con residenze per la terza età che sembrano villaggi vacanze.
E così Panama, Costarica ed Ecuador, dove stanno dirigendosi i non pochi italiani che hanno sposato la loro badante, hanno pacchetti ad hoc pensati per attirare gli americani, ma che piacciono anche ai nostri nonni. Quando invece le esigenze dei retired nostrani si dimostrano differenti, nasce comunque in fretta un’offerta in grado di soddisfare la domanda nascente. È emblematico, in questo senso, il caso del Portogallo, che fra il 2009 e il 2012 ha approvato un’articolata serie di provvedimenti fiscali per attrarre anche lavoratori qualificati e investimenti.
In sintesi, e restando a chi ha raggiunto l’età del riposo, chi sceglie di trasferirsi a Lisbona od Oporto (ma va forte anche l’Algarve) riceve l’assegno al lordo per i primi dieci anni di permanenza. Risultato? Nel primo anno di applicazione della nuova legge, il 2012, quasi mille anziani provenienti dal resto dell’area Schengen si sono stabiliti nel Paese. L’anno dopo erano 1.400 e nel 2014 (ultimo dato complessivo disponibile) sono stati oltre duemila, con un’ulteriore crescita stimata del 40 per cento lo scorso anno. Gli italiani? Dai 52 del 2014 si è passati ai quasi 100 del 2015. E la progressione non sembra fermarsi.
Le occasioni, insomma, sono molte e a portata di tutti ma naturalmente ogni viaggio, e ogni esigenza, fanno storia a sè. La regola aurea, in questo caso, è quella di non improvvisare, compiendo tutti i passi giusti dal punto di vista burocratico e magari affidarsi a una delle molte agenzie che offrono pacchetti di viaggio di una o più settimane, in appartamento e con personale locale, per testare il luogo prima di trasferirsi definitivamente.