Leonardo Martinelli, La Stampa 20/8/2016, 20 agosto 2016
SASSI, INSULTI, MA NESSUN BURKINI COSÌ LA CORSICA HA SCATENATO IL CASO
Ma cos’è successo davvero sulla spiaggia di Sisco il 13 agosto? La notizia di quel «pomeriggio da paura», nell’anonima località corsa, una quindicina di chilometri a nord di Bastia, in Corsica, era stata subito rilanciata da tutti i media nazionali, scatenando nei giorni successivi le reazioni di chiunque (politici, intellettuali e così via): chi denunciando «la solita intolleranza musulmana», chi «un ignobile linciaggio razzista», senza dimenticare le inevitabili valutazioni pseudo-sociologiche sul burkini. Il caso è stato affidato a Nicolas Bessone, procuratore della Repubblica a Bastia, che sta cercando di riportare «questo fatto disdicevole nelle sue dimensioni tutto sommato banali». Sì, una rissa tra quattro fratelli marocchini prepotenti e un gruppo di locali particolarmente aggressivi e sopra le righe. E il burkini? Neanche l’ombra.
Quel giorno i quattro fratelli arrivarono nella caletta con le loro donne e i figli. «Privatizzarono il luogo – ha sottolineato Bessone – in una logica di veri caid». All’entrata della piccola spiaggia installarono un pannello come quelli stradali, «divieto di accesso». Tirarono alcuni sassi a una coppia che cercava di allungarsi sotto il sole accanto a loro. Poi se la presero con alcuni adolescenti di Sisco, giunti lì come ogni giorno. Uno avrebbe difeso un turista belga di passaggio. Non si capisce se stesse fotografando il paesaggio o le donne del gruppo, che nel frattempo si erano gettate in acqua. E che non indossavano un burkini (i pochi in vendita a Parigi e in altre città francesi costano un centinaio di euro e con ogni probabilità loro non ne conoscevano neanche l’esistenza). Semplicemente facevano il bagno vestite.
A quel punto il ragazzo aveva chiamato il padre. E poi, dopo di lui, erano scesi in spiaggia una quarantina di uomini da Sisco, che, ha detto ironicamente il magistrato, «non erano proprio la Setta dei poeti estinti del film L’attimo fuggente: hanno avuto reazioni inammissibili». Le donne del gruppo dei musulmani hanno tagliato le ruote di alcune auto dei corsi. Che hanno incendiato le tre auto dei marocchini. Se non fosse intervenuta la gendarmeria, uno dei fratelli sarebbe stato scaraventato giù dalla scogliera. Nei media si era scritto della presenza di machete, una falsità, anche se uno dei fratelli ha utilizzato un coltello per minacciare il primo adolescente che ha osato protestare, facendone rimbalzare il manico a più riprese sulla sua testa. Nessuno ha urlato «Allah akhbar» (anche questo era un dettaglio riportato dai giornalisti). Ma è vero che uno dei fratelli ha cercato di colpire con il fucile subacqueo il padre del ragazzo. Ma questo, un ex legionario da tempo residente a Sisco, è riuscito a evitare abilmente l’arpione.
IL PANETTIERE E L’IMMIGRATO
Bessone ha già raccolto numerose testimonianze. Uno dei marocchini (Mustapha è il suo nome), che ha avuto un ruolo fondamentale nella rissa (già stato condannato per traffico di droga), si trova ora in custodia cautelare. Vive da anni in Corsica come uno dei suoi fratelli. Gli altri due, invece, erano venuti in vacanza (uno è ancora latitante). Tutti, comunque, risultano incriminati, al pari di due abitanti di Sisco, uno panettiere e l’altro impiegato comunale. Mentre un Paese intero continua ancora a discutere degli inesistenti burkini di Sisco.
Leonardo Martinelli, La Stampa 20/8/2016