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 2016  agosto 20 Sabato calendario

MERKEL CI FREGA 20 CENT OGNI EURO

Mini-marco e super-lira. Questo significa l’euro per l’economia europea. Una contraddizione che, da sola, spiega la crisi dell’Italia e la forza della Germania. A dare le cifre è Angel Talavera, studioso della Oxford Economics con un’analisi pubblicata dall’agenzia Bloomberg. Lo studio prende in esame i livelli di convenienza relativa del cambio euro/dollaro applicato ai singoli Paesi e misura quale sarebbe il cambio ottimale con la moneta Usa considerando la forza delle rispettive economie. Per la Germania il livello viene collocato intorno a 1,37 per dollaro. L’Italia è a 1,17 circa. Una differenza di venti centesimi a conferma che la moneta unica rappresenta un amplificatore di potenza per l’export tedesco. Con l’attuale cambio a circa 1,1 il made in Germany sta dilagando. L’Italia, invece, annaspa sulla soglia della sopravvivenza perché si trova a dover combattere sui mercati internazionali con una moneta sopravvalutata che ovviamente rende le nostre esportazioni meno competitive. Eccezion fatta per alcune produzioni di assoluta eccellenza. Il grande attivo commerciale di Berlino è tutto qui: le sue merci (a cominciare dalle auto) sui mercati internazionali sono a sconto di almeno il 20%. Un vantaggio che si va ad aggiungere alla qualità del made in Germany che ovviamente nessuno mette in dubbio. Una volta l’Italia avrebbe colmato lo svantaggio con la svalutazione. Oggi non è più possibile ed è costretta anzi a competere con prodotti tedeschi che grazie all’euro sono a basso costo. Assurdo ma è così. Sta male la Francia, per la quale il livello ottimale sarebbe a 1,2. Come la Spagna, nonostante la cura da cavallo degli ultimi anni. È vero che il Pil iberico sale del 3%, ma Madrid ha pagato il risanamento con il crollo dei valori immobiliari, grandi sacrifici e una disoccupazione arrivata al 20%. Soprattutto ha accettato le dure condizioni imposte dall’Europa per il salvataggio delle banche. Gli italiani sono disposti a una dose così massiccia di austerità? La moneta unica ha subito un notevole apprezzamento nei confronti di quei Paesi, come Usa e Giappone, che hanno applicato forti politiche monetarie espansive, immettendo ingenti quantità di moneta. Per rimediare. Il risultato lo abbiamo visto a giugno. Nel secondo trimestre la crescita del Pil italiano si è fermata. La piccola ripresa che c’era stata a partire dall’inizio del 2015 ci è fermata. È durata cinque trimestri consecutivamente e ha tratto beneficio da diversi fattori: il bonus di ottanta euro e i maxi incentivi legati al Jobs act per quanto riguarda la politica interna. Sul fronte internazionale c’è stato il calo del petrolio e il bazooka monetario di Draghi che ha sgretolato i tassi d’interesse. L’insieme di questi fattori ha determinato la crescita dello 0,7% che, ora, però, si è azzerata. A giugno il Pil italiano è esattamente eguale a quello che avevamo nel 2000. Dunque i sedici anni di euro sono stati completamente persi. La ricchezza nazionale non ha fatto alcun passo avanti. È andata molto peggio per quanto riguarda la ricchezza individuale. Il reddito pro-capite nazionale dopo l’introduzione della moneta unica è calato del 6,5% a 22,874 euro. La media dei Paesi euro segnala un aumento del 10%. La Lituania l’ha quasi raddoppiato a 8.447 euro, per la Lettonia +78% a 7.100 euro. Il Paese con i cittadini più ricchi è il Lussemburgo, con 63.311 euro pro-capite , in aumento del 6,7%. La stessa Grecia, nonostante tutte le difficoltà ha conservato un vantaggio del 2% La grande Germania è a 30.829 (+15,7%). Tutto questo per dire che, all’interno del club Euro, siamo il Paese che si è maggiormente impoverito a causa delle politiche di austerità e, contemporaneamente, è quello che ha il debito più alto. L’Italia Spa cioè è come un’azienda che vede calare il fatturato e, contemporaneamente, vede salire ogni giorno il debito. Quanto tempo impiegheranno i creditori a dimostrare tutti i loro dubbi? Vediamo chi è bravo a rispondere.