Filippo Facci, Libero 20/8/2016, 20 agosto 2016
È GIA’ LEGALE – Tanto, sotto sotto, continuiamo a pensare che la legalizzazione della cannabis sia un obiettivo dei consumatori di cannabis e che il vietarla, come oggi, sia un obiettivo di chi la considera un nemico culturale
È GIA’ LEGALE – Tanto, sotto sotto, continuiamo a pensare che la legalizzazione della cannabis sia un obiettivo dei consumatori di cannabis e che il vietarla, come oggi, sia un obiettivo di chi la considera un nemico culturale. E perché continuiamo a pensarlo? Perché siamo un Paese sottosviluppato. Tanta classe politica teme di passare per amica dei drogati: come se la legalizzazione in vari Stati statunitensi (o in Svizzera, in Uruguay o nel British Columbia) mirasse a stordire l’umanità e non a debellare i narcos, verificando al tempo stesso se i consumatori calano o aumentano. Accadde a suo tempo per l’alcol: dopo una prima fase di euforia, svanita l’aura del proibito, i consumi calarono. Va detto che, in attesa di saperlo, farsi una canna è la cosa più semplice del mondo. La Legge Fini-Giovanardi (di cui i giudici peraltro si fanno beffe) non fa che stipare le carceri. La cannabis resta un piacere tipicamente “da giovani” che spesso smettono gradualmente, senza strappi o drammatiche decisioni: lo stordimento diventa pericoloso (alla guida, per esempio) o comunque poco compatibile con una vita lavorativa o di relazione. Certo, è difficile accettare che lo Stato possa incoraggiare uno stile di vita basato sulla cannabis: ma lo fa già con l’alcol, le sigarette e il gioco d’azzardo, roba che si condanna e si fomenta al tempo stesso. Molto cattolico. A me comunque non piacciono due cose: una è la cannabis, l’altra è l’ipocrisia.