Valerio Berruti, il venerdì 19/8/2016, 19 agosto 2016
I CINESI SONO I PIÙ STUFI DI METTERSI AL VOLANTE
Chissà come saranno le vacanze del futuro, quelle con l’auto senza pilota. Ci sarà davvero meno traffico sulle autostrade e caselli più ordinati? E le città riusciranno a liberarsi del traffico? Ci vorrà tempo per scoprirlo, ma intanto se ne parla molto (anche a sproposito) e abbondano analisi, previsioni, studi.
Dall’ultimo, chiamato Self-Driving Vehicles, Robo-Taxis, and the Urban Mobility Revolution, emerge, per esempio, che cresce a dismisura la propensione a provare queste nuove tecnologie proprio per il fatto che potrebbero risolvere problemi di traffico e inquinamento. L’indagine, condotta su oltre 5.500 consumatori di dieci Paesi e pubblicata dal Boston Consulting Group e il World Economic Forum, ha messo sotto la lente la diffusione nelle città di auto condivise, elettriche e senza conducente, i cosiddetti «robo-taxi» che potrebbero tagliare del 60 per cento il numero dei veicoli circolanti, almeno dell’80 per cento le emissioni e del 90 gli incidenti stradali. E soprattutto liberare parecchio dello spazio oggi occupato dai parcheggi.
Colpisce il dato cinese con l’81 per cento delle persone favorevoli ai veicoli autonomi, con una crescita del 75 per cento rispetto allo scorso anno. Numeri che spiegano perfettamente perché Pechino punta a commercializzare la tecnologia driverless entro il 2018 e a raggiungere la produzione di massa entro il 2020.
Ma se in Cina crescono convinzioni ed entusiasmo per la mobilità del futuro, la Germania non dimostra la stessa fiducia: solo il 41 per cento dei consumatori intervistati si è detto disposto a provare un’auto autonoma, rispetto al 44 del 2015. Poco più fiduciosi gli americani, con il 48 per cento rispetto al 53 dell’anno scorso. In generale, circa il 58 percento dei cittadini di tutto il mondo si dimostra aperto verso la nuova tecnologia. Un’unica preoccupazione: Cina a parte, le percentuali dei favorevoli scendono ogni anno.