Mauro della Porta Raffo, il Fatto Quotidiano 18/8/2016, 18 agosto 2016
PAZZA IDEA, GARY JOHNSON È DIVENTATO PRESIDENTE
Venti gennaio 2017, ore 18, Washington. Un giorno straordinario?
Certamente, visto che per la prima volta dai tempi di Zachary Taylor – insediato il 4 marzo 1849 – la cerimonia del giuramento ha visto come protagonista un esponente politico non appartenente ad uno dei due partiti dominanti la scena nazionale senza seri e competitivi terzi incomodi.
Ma come ha potuto Gary Johnson, rappresentante del Libertarian Party in grado nel 2012 di raccattare solo l’uno per cento dei voti, prevalere nel 2016?
Certo, Hillary Rodham Clinton, già di per sé antipatica ad una larga maggioranza degli elettori, è stata azzoppata dagli scandali venuti a galla a meno di un mese dal voto e, soprattutto, dalla scoperta della sua ‘vera’ cartella clinica che ne palesava deficit e limiti inaccettabili per un presidente.
Certo, Donald Trump, a sua volta inviso ad uno stuolo di persone, è stato del tutto abbandonato dal partito repubblicano nel mentre la sua presa sugli incerti andava gravemente scemando.
Certo, la partecipazione di Johnson (e del suo brillante vice Bill Weld) ai dibattiti televisivi nazionali lo ha fatto conoscere e gli ha consentito di esporre il programma libertariano le cui linee tanto successo hanno dipoi avuto.
Certo, e stiamo per arrivare al nocciolo della questione, l’8 novembre Gary Johnson ha vinto nello Utah e nel New Mexico impedendo ai due contendenti – per via dei voti dei grandi elettori loro sottratti – di arrivare, l’uno o l’altro, alla maggioranza assoluta dei delegati al collegio elettorale.
Certo – ed è decisivo – il Libertarian Party, in un momento di totale disaffezione degli elettori nei confronti sia dei repubblicani che dei democratici, ha incredibilmente vinto le elezioni per la camera dei rappresentanti in programma lo stesso giorno.
E così, stante il dettato del XII emendamento che dispone che nel caso in cui nessuno dei candidati a White House raggiunga la predetta maggioranza assoluta dei grandi elettori la nomina del presidente sia demandata appunto alla camera che sceglie tra i primi tre che abbiano ricevuto voti negli Stati, Gary Johnson, in corsa in quanto terzo classificato, al decimo ballottaggio, ha vinto.
Lo aspettano anni difficili?
A dir poco, ma, perbacco, che magnifico anno elettorale il trascorso 2016!!!
di Mauro della Porta Raffo, il Fatto Quotidiano 18/8/2016