Mario Lancisi, Panorama 18/8/2016, 18 agosto 2016
COSÌ IL PCI-PDS-DS STA PER SFRATTARE IL PD
Sulla scrivania dei segretari del Partito democratico di molte città, da Roma a Livorno, è arrivata una letterina che il tesoriere dei Ds Ugo Sposetti definisce «garbata», ma nella sostanza è tutt’altro che gentile: o pagate l’affitto, o ve ne andate. Sì, perché il senatore Sposetti, a capo oggi delle 60 fondazioni in cui è racchiuso il patrimonio degli ex Pci-Pd-Ds (circa 2.400 immobili, con archivi storici e quadri di Renato Guttuso), è il gestore della stragrande maggioranza di sedi dove il Pd è affittuario.
In molte città, però, il partito di Matteo Renzi non ce la fa a pagare il canone. Le situazioni più critiche a Livorno (dove il Pci è nato nel 1921 e gli ex diessini conservano anche la prima bandiera comunista), Ancona, Pesaro, Roma («Un vero e proprio disastro» lamenta Sposetti), gran parte del Mezzogiorno, e in particolare la Campania.
Per ora siamo alle letterine garbate, ma è stata avviata la procedura di sfratto e nel giro di pochi mesi la situazione potrebbe diventare incandescente. «Gli ex Ds che sfrattano il Pd. Uno scenario osceno» lo definisce l’avvocato pratese Antonio Napolitano (lontano parente dell’ex inquilino del Colle), e tesoriere del Pd in Toscana. Sposetti non si lascia impietosire da chi gli chiede un occhio di riguardo. «Se per tre-quattro anni nel bilancio delle fondazioni si scrive crediti esigibili, passi. Ma a lungo andare il non pagamento degli affitti potrebbe configurare il reato di finanziamento occulto ai partiti. Non si può, si va contro la legge. Per non parlare delle spese ingenti che devono sostenere le fondazioni. A cominciare dal pagamento dell’Imu».
La patata bollente delle sedi Pd morose è sul tavolo del tesoriere nazionale, il fiorentino Francesco Bonifazi, componente del «giglio magico» renziano, il quale preferisce tacere per arrivare magari a un accordo di favore con Sposetti. Se Consuelo Arrighi, tesoriera degli immobili degli ex Ds di Pisa (tra cui la sede della federazione di via Fratti, dove si formò Massimo D’Alema), sostiene che alla fine un accordo si farà, ed esclude l’eventualità di sfrattare il Pd, Sposetti resta intransigente: «O pagano o se ne vanno» dice. «Rateizzazione del debito? Sì, certo, se ne può parlare. Ma senza finanziamento pubblico ai partiti e con la tessera ad appena 15 euro, il Pd come fa a pagare?».
Se Sposetti non vuole sentire ragioni, il renziano Napolitano sostiene che la separazione dei beni avvenuta nel 2007, al momento della confluenza dei Ds e della Margherita nel Pd, rappresenta «il peccato originale» del nuovo partito ed è «un problema giuridico: come fa un ristretto gruppo di persone ad arrogarsi il diritto di gestire il patrimonio degli ex Ds?». La domanda prelude a una possibile vertenza legale. Come a dire: se Sposetti suonerà le trombe degli sfratti, il duo Renzi-Bonifazi potrebbe ingaggiare con le fondazioni Ds una lunga, incerta e dolorosa causa civile.
(Mario Lancisi)