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 2016  agosto 17 Mercoledì calendario

PADRONI DEL TEMPO


Chi rimane chiuso in una grotta, è stato dimostrato, dopo una settimana resta indietro di due giorni. Chi corre tra un impegno e l’altro, invece, sente le ore scivolare via. Dopo una certa età sembra che gli anni volino, mentre ci sono tribù amazzoniche che non conoscono gli orologi, dato che per loro il susseguirsi dei minuti non esiste. Di “tempo”, insomma, non ce n’è uno solo. E la velocità con la quale gli eventi si mettono in fila l’uno dopo l’altro sembra essere soggettiva. Eppure, direbbe un fisico, il tempo non trascorre: semplicemente è. L’idea di passato-presente-futuro che abbiamo non è altro che un prodotto della nostra mente. Tant’è vero che i nostri “cronometri interni” si sbagliano spesso: a volte sentono il tempo correre veloce, altre volte rallentare. Come accade a chi attende annoiato la coincidenza di un volo (le ore non passano mai) o a chi si trova, eccitato, a vivere un momento di grande divertimento, come capita a un ragazzino sulle montagne russe (i minuti volano). Gli scienziati che studiano questi fenomeni cominciano solo ora a capire perché.

FATTORI IMMUTABILI. A disorientare i nostri orologi interni sono innanzitutto le emozioni. La paura, per esempio: il neuroscienziato statunitense David Eagleman, in un esperimento ormai divenuto celebre, ha chiesto ad alcuni volontari di gettarsi da una torre alta 46 metri. Si dovevano buttare all’indietro perché è più spaventoso (non vedevano la rete di protezione sulla quale sarebbero atterrati). Risultato: per gli interessati il tempo “di volo”, stimato a posteriori, era durato quasi il doppio del reale. E non sono gli unici. Anche le persone depresse stimano che il tempo duri il doppio rispetto a chi è di umore normale.
Un altro fattore che influenza la nostra percezione è la temperatura corporea. Con la febbre, in particolare, i minuti decelerano, come si accorse negli anni Trenta lo psicologo Hudson Hoagland, che approfittò della moglie a letto malata per studiare la questione. Un fatto confermato, più di recente, da alcune ricerche condotte su subacquei che si sono immersi nelle acque calde di Cipro o in quelle fredde del Galles: la loro temperatura corporea variava, e di conseguenza anche la stima dei minuti trascorsi.

QUESTIONE DI RICORDI. Emozioni e temperatura sono due fattori sui quali non possiamo intervenire. Gli scienziati ritengono che influiscano sul funzionamento delle cellule cerebrali che regolano il nostro senso del tempo, ma non è noto esattamente come ciò avvenga.
La valutazione del tempo cambia inoltre con l’età: è esperienza comune che, dopo aver superato i 50 anni, i decenni pare volino via. Le ricerche dimostrano che, se si chiede a un sessantenne a quale velocità sembra scorrere il tempo rispetto a quando aveva 15 anni, la risposta media è “una volta e mezza più in fretta”. E questo accade perché tutti noi valutiamo il tempo in due diversi momenti: mentre sta trascorrendo, utilizzando soprattutto l’attenzione, oppure “in retrospettiva” pensando al passato, usando la memoria. E tra questi due punti di vista non c’è sempre accordo. Alcuni anni fa, lo psicologo britannico John Wearden ha chiesto a un gruppo di volontari di guardare una scena d’azione del film Armageddon (durata: 9 minuti) mentre un altro gruppo di volontari veniva tenuto in una sala d’attesa a non far nulla. A entrambi i gruppi fu poi chiesto quanto era durato il film oppure l’attesa. Risultato: al primo gruppo il tempo sembrò volare mentre il secondo lo sovrastimò. Ma quando, pochi giorni dopo, fu chiesto di nuovo ai volontari quanto fosse durato quell’evento, il gruppo che aveva solamente aspettato dichiarò che era rimasto in attesa il 10% in meno rispetto a quanto stimato dal gruppo che aveva visto il film.

GLI ANNI VOLANO... È quello che alcuni scienziati chiamano “il paradosso della vacanza”: il fenomeno per cui il tempo ricco di momenti eccitanti sembra lungo quando viene richiamato alla memoria, ma rapidissimo quando lo si vive. Come in una vacanza esotica, appunto. O durante la giovinezza, che è un susseguirsi di prime esperienze e quindi di avvenimenti immagazzinati dalla memoria.
È come se il cervello fosse abituato a una certa intensità di avvenimenti che si inseriscono nella struttura temporale. Se gli episodi che viviamo fanno in modo che la memoria si arricchisca, pensiamo che sia trascorso più tempo. In retrospettiva, è proprio questa abbondanza di ricordi che fa sembrare la giovinezza lunga e quindi lenta, mentre l’età adulta, più povera di eventi rilevanti, sembra di conseguenza molto più veloce.
Ed è su questo fattore, sulla creazione di ricordi, che, volendo, possiamo intervenire per “manipolare” il tempo. «Il segreto per allungare le giornate è rendere meno monotoni i propri comportamenti, una volta ogni tanto fare cose diverse», dice Marc Wittmann, psicologo all’Università di Friburgo e autore di Il tempo siamo noi (Carocci). Un consiglio che è sempre utile. Facendo attenzione a una cosa, però. Se scegliessimo, per esempio, di passare tutto l’anno in vacanza in un Paese tropicale, certamente arriveremmo a vivere una vita meno assillata dal pensiero del tempo – come alcune indagini hanno documentato – ma la routine riprenderebbe pian piano il sopravvento, e con essa il flusso delle ore tornerebbe ad accelerare. Più fattibile è cercare di diversificare, anche di poco, le giornate, magari con una telefonata di sera a un amico, una strada o un mezzo alternativo scelto ogni tanto per andare al lavoro, un’attività diversa da fare in pausa pranzo, qualche nuova passione cui dedicarsi. Non a caso, secondo uno studio di alcuni ricercatori israeliani che hanno intervistato un gruppo di lavoratori con mansioni diverse in un kibbutz, alle persone con professioni più routinarie sembra che il tempo trascorra più velocemente rispetto a quelle che fanno lavori più vari.

QUI E ORA. Ma c’è la solita trappola: se si vuole avere l’impressione che sia passato molto tempo (impressione a posteriori) si finisce per vivere con più rapidità la giornata (mentre la si trascorre). Proprio come succede in vacanza.
«Uno dei motivi per cui il tempo ci sfugge è che spesso siamo orientati più al futuro che al presente», spiega Wittmann. «Guardando indietro non ritroviamo memorie perché qualsiasi cosa stiamo facendo siamo già focalizzati sulla successiva». Questo modo di vivere ha in parte a che fare con la personalità di ciascuno di noi. Lo psicologo Philip Zimbardo ha elaborato una teoria secondo cui, da questo punto di vista, si possono distinguere cinque diversi orientamenti psicologici, da quelli più ripiegati sul passato a quelli più rivolti al futuro. Ci sono persone, insomma, che lasciano che il tempo venga loro incontro e altre che sembrano muoversi verso di esso.
Per scoprire a che categoria si appartiene, gli psicologi hanno ideato un semplice test. Bisogna rispondere alla domanda: “la riunione di mercoledì è stata spostata di due giorni. Quindi, in che giorno si terrà?”. Chi risponde “lunedì” è propenso a credere che sia il tempo a muoversi e che il futuro gli venga incontro come su un nastro trasportatore. Chi risponde “venerdì” pensa invece di spostarsi verso il futuro. Alcuni studiosi ritengono che quest’ultima risposta denoti un atteggiamento ottimistico verso la vita in generale.

MEDITAZIONE. Per una vita soddisfacente, secondo Zimbardo, è necessario un equilibrio tra i diversi atteggiamenti verso il tempo, ma l’orientamento al presente è cruciale nel desiderio espresso da molti di “vivere appieno”.
Ci sono in realtà alcune tecniche che permettono di imparare a concentrarsi e vivere il presente intensamente. Una di queste è certamente la meditazione, che è diventata negli ultimi anni un fenomeno di moda perfino tra i manager. «La meditazione non è altro che un modo per imparare a regolare l’attenzione, a non essere distratti dai pensieri o dagli stimoli esterni», dice Wittmann.
Sono ormai molti gli studi che hanno testato gli effetti di questa pratica sulla percezione del tempo. Dopo solo dieci minuti di mindfulness, una delle forme di concentrazione più diffuse e studiate, secondo una ricerca recente, si sovrastima la durata di un evento, si sperimenta cioè un rallentamento cronologico. Allenandosi in questa tecnica, di fatto, si riesce a percepire di più, e quindi ad avere una sensazione di tempo dilatato.
Chiara Palmerini