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 2016  agosto 17 Mercoledì calendario

LA RIVELAZIONE BRUNI

Argento con dichiarazione d’amore. La medaglia di Rachele Bruni contro ogni pregiudizio. «Mi dispiace solo che sui social si stia scatenando il delirio e si parli più di me e di lei che della medaglia olimpica» dice Diletta, entrata due anni e mezzo fa nella vita della caimana azzurra. La Bruni è arrivata seconda nella 10 km di fondo dietro l’olandese Van Rowendaal dopo la squalifica dell’iridata Aurelie Muller perché l’aveva affondata. E ha subito fatto una dedica innocente. Un nome espresso forte e chiaro è diventato il coming out della fondista toscana che per anni ha faticato a tenersi dentro tutto con la stampa, per evitare di finire travolta dalle curiosità morbose.

La forza dell’amore A Rio aveva paura di non fare bella figura davanti alla compagna e alla famiglia, di non fare la gara della vita, di deludere l’attesa, nel giorno che rimarrà invece indimenticabile: «Il ferragosto 2016 sarà per sempre il giorno più bello della mia vita». Il momento della festa l’ha condiviso con Diletta e «una birra a 120 gradi all’ombra, è stato tutto troppo emozionante, ora mi sento più leggera, libera». Di arrivare sulla spiaggia mano nella mano, e di raccontarsi così: «Non ho mai avuto pregiudizi, ho sempre vissuto così: in modo semplice, e basta. La mia scelta è stata subito accettata dalle persone a cui voglio bene e questa era l’unica cosa importante. Ci sposeremo, come altre coppie gay? E’ presto, qui siamo all’Olimpiade». Però un segreto che non aveva più senso tenere, per Rachele: «Il peso vero era deludere, dopo 4 quarti posti ai Mondiali. E invece è andata bene come nella vita privata: sono testa calda, anche Diletta come Fabrizio (l’allenatore Antonelli che allena la caporal maggiore nell’Esercito) mi devono mettere sulla retta via. Anche Diletta ha un carattere molto forte: abbiamo la giusta armonia, il giusto equilibrio, il giusto amore». Stesso carattere, stesse origini toscane, si sono scoperte felici a Roma. Diletta s’è tatuata la sua filosofia di vita, rasta compresa, e adesso dice che quest’esperienza a Copacabana insieme, rinsalderà la coppia: «Un tatuaggio in comune e a cinque cerchi? Quando torniamo in Italia». Lei lavora in una marketing company e per Rachele ha fatto uno strappo a prova di incubo: «L’aereo, l’agitazione per la gara e la paura di una beffa come a Kazan negli ultimi metri. “No ti prego” le urlavo. Rachele se l’è meritata davvero la medaglia, è rimasta concentrata, ha passato anni difficili. Quando la conobbi voleva smettere di nuotare, ma io le dissi “dai, c’è l’Olimpiade vicina”. Il suo allenatore ha saputo prenderla come doveva perché io sono più ansiosa di lei. Il mio ruolo? E’ quello di motivarla sempre, le trasmetto la mia carica». Ora insieme, in pubblico, si mostrano disinvolte più che impacciate: «In Italia è così: siamo provinciali, mi dispiace che funzioni così, fosse successo in America magari avrebbero scambiato Diletta per un cane... La nostra storia è un argomento così mediatico e tabù che tutti ora ne parlano». Rachele non s’è mai nascosta, non ha coperto il sentimento e ha solo avuto bisogno «di stare sempre nella cerchia della sicurezza, frequenta il mio gruppo di amici del lavoro, ed è parte integrante del gruppo. C’è pure la Franco (neo fidanzata di Ruffini). Qui è stata una vera ubriacatura».

Orgoglio gay L’orgoglio gay tra le due non è sbandierato, ma vissuto in modo naturale, semplice. Sono gli altri a guardarle con un po’ di imbarazzo, la loro diversità — dicono — è solo fonte di maggior amore. Da qui i 3 cuori che Diletta ha mandato a Rachele prima della gara «vada come vada hai già vinto, ti ho sentito piangere, urlare per le fatiche, ma ogni volta hai stampato in faccia quel sorriso che hai solo tu, hai reso orgogliose di te le persone che ti circondano, esempio di grinta e determinazione, vivi l’Olimpiade perché due anni fa tutti ti davano per finita». E dopo la medaglia: «Ci si può ubriacare di felicità a Copacabana». Rachele e una Diletta favola.