Avvenire 17/8/2016, 17 agosto 2016
GUANTANAMO
Non è riuscito a chiudere il carcere-simbolo dell’era Bush. Almeno, però, alla fine del mandato, Barack Obama ha provato a svuotarlo. Il presidente ha inviato 15 detenuti negli Emirati Arabi Uniti. Si tratta del trasferimento più numeroso dell’era Obama, con il quale la popolazione del carcere sull’isola di Cuba scende a 61 prigionieri. Fra i detenuti trasferiti ci sono 12 yemeniti e tre afgani, rimasti lì per 14 anni senza essere stati processati.
Quando Obama ha assunto l’incarico, a Guantanamo c’erano 242 prigionieri. I suoi tentativi di chiudere il carcere sono finiti nel vuoto per l’opposizione del Congresso, dove la Camera e il Senato sono a maggioranza repubblicana. A questo punto, l’Amministrazione ha puntato sul “ricollocamento”, in particolare negli Stati del Golfo. Questi sono ritenuti una destinazione ideale per i detenuti per motivi di lingua e per le autorità americane che, sul posto, hanno la capacità di monitorarli. L’Oman è stato il primo Paese del Golfo ad aiutare gli Stati Uniti, accettando il ricollocamento di 10 detenuti in due tranche, all’inizio e alla metà del 2015. Gli Emirati Arabi Uniti hanno accettato cinque yemeniti lo scorso novembre, inserendoli in una programma di custodia riabilitativa messo a punto per i suoi cittadini legati all’estremismo islamico.
L’Oman in gennaio ha accettato altri 10 detenuti e l’Arabia Saudita in aprile nove. Il Qatar ha assunto un atteggiamento differente, accettando cinque prigionieri che gli Usa hanno scambiato con il sergente Bowe Bergdahl.