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 2016  agosto 17 Mercoledì calendario

LA MIA VITA IN PISCINA IL NUOTO MI HA DATO TUTTO MA ORA LE LEVATACCE LE FARÒ PER MIO FIGLIO

Il campione si racconta: a Rio ho vissuto la sensazione della fine ma senza sofferenza. È stato bello passare il tempo con la squadra e i più giovani
La sensazione di essere alla fine di qualcosa, questo ho provato a Rio. Lo sapevo, mi stavo rendendo conto che era davvero l’ultima volta. Gli ultimi appuntamenti, gli ultimi riscaldamenti, le ultime gare, per sempre. Questa idea mi girava costantemente per la testa, ripassavo mentalmente gran parte del mio passato, della mia vita di nuotatore negli ultimi ventiquattro anni, e tutto questo mi ha emozionato. Era una cosa che non avevo a Londra, è la dimostrazione che è vero stavolta, anche se molti non ci credono, anche se molti pensano che tornerò. È finita. Basta. Vincere altri cinque ori e un argento alle Olimpiadi, non c’è modo migliore di concludere una carriera.
Ho sempre lavorato in vita mia pensando di potermi migliorare. Prima di Rio ho pensato che sarebbe stato davvero fantastico battere un record del mondo o stabilire un miglior personale. Un miglior personale l’ho stabilito, ma non ho battuto un record del mondo: ho fatto il mio parziale più rapido nella staffetta 4x100. Ma nel complesso ho avuto da Rio esattamente quello che volevo. Una delle cose che volevo riprendermi, di sicuro, era la vittoria nei 200 farfalla. Volevo ritirarmi con quell’oro. È una distanza che ho corso cinque volte ai Giochi e volevo concludere con quella vittoria. Ma, oltre alla vittoria nei 200, la cosa che mi ha emozionato maggiormente in questa Olimpiade è stato passare il tempo con la squadra. C’erano una trentina di novellini ed è stato bello conoscerli e potergli dare una mano. È stato bello essere eletto per la prima volta capitano, portare la bandiera. Penso che le cose non sarebbero potute letteralmente andare meglio in tutta questa Olimpiade.
Certo, ho perso nei 100 farfalla e quando ho toccato sapevo di essere dietro. Ho pensato: «Allora finisce qui? La perfezione finirà oppure sarò di nuovo fortunato? ». In passato ero stato molto fortunato nei 100 ed ero riuscito sempre a toccare per primo. Questa volta è toccata a Joe Schooling, un grande talento. Ho alzato lo sguardo sul tabellone e ho visto il «2» accanto al mio nome. E ho pensato: «Va bene, lo accetto. Sono contento così. 51”1 è un tempo più veloce di quello che avevo fatto a Londra, sono contento ». Poi ho visto Chad le Clos, ho guardato in su e ho visto che eravamo pari. Poi ho visto László Cseh, ho guardato in su di nuovo ed eravamo tutti alla pari. Io e László ci sfidiamo, credo, da dodici anni, e con Chad negli ultimi quattro anni sono state belle battaglie. È stata davvero una bella sensazione essere lassù con quei due nella mia ultima gara individuale, a dividerci sul podio una medaglia d’argento.
La foto con Schooling poi mi ha trasmesso un pensiero di cui comincio solo ora a rendermi conto davvero: inizio a vedere che alcune delle cose che ho fatto in questo sport lo hanno trasformato enormemente, che sono riuscito a trasmettere ai giovani nuotatori l’entusiasmo per andare a caccia dell’oro e non avere paura. E sognare in grande. Parlo di Katie Ledecky, di Ryan Murphy, anche lui mi ha fatto vedere una foto. E Joe Schooling: mi ricordo quel giorno, stavamo girando su un golf car per vedere le scimmie. Vedere quella foto e condividere quel momento con lui è stato bello: sono molto curioso di vedere cosa farà in futuro, spero che realizzerà dei bei tempi.
Quanto al mio futuro, di certo non penso che mi mancheranno gli allenamenti. Non penso che mi mancheranno le levatacce. Ma sono determinato a mantenermi in forma: dopo Londra avevo preso intorno ai 15 chili, stavolta mi controllerò. Il nuoto è stata la mia vita per ventiquattro anni, sarà strano non farlo più. Ma con il bambino che io e Nicole abbiamo accolto nel mondo quest’anno, le levatacce continueremo a farle. Queste sì, mi piaceranno. Mio figlio è la cosa più bella che potessi sognare. Oggi stavamo andando in giro in macchina e lui rideva, faceva risatine, rumorini strani. Vedere le espressioni sulla sua faccia, osservare quanto è cambiato sono cose fantastiche. Ha tre mesi e mezzo e fino a due giorni fa erano tre settimane e mezza che non lo vedevo. È cresciuto tantissimo, cresce in modo incredibilmente veloce. Sarà bellissimo continuare a guardarlo mentre cresce fino a diventare un piccolo uomo. Ed è vero, lui ha un account Instagram, lo gestisco io naturalmente, ed è incredibile il successo che ha avuto, ha guadagnato quasi 500mila follower in sei settimane.
Diventare padre ha cambiato profondamente il mio modo di pensare. Ci sono molte cose che ho fatto nella squadra che erano molto paterne, per così dire. Quando eravamo sul podio per la premiazione della 4x100 sl ho detto ai due ragazzi più giovani: «Va bene se cantate e va bene se piangete». Poi ho guardato uno di loro ed era emozionatissimo, allora l’ho abbracciato e l’ho stretto forte. Ora però non vedo l’ora di andare a casa e saltare in piscina con il mio ometto. Lo farò nuotare, mi divertirò con lui.
(traduzione di Fabio Galimberti)
Michael Phelps, la Repubblica 17/8/2016