SARA BENNEWITZ, la Repubblica 17/8/2016, 17 agosto 2016
RECORDATI DICE ADDIO AL PATRON GIOVANNI LA FAMIGLIA FA QUADRATO
MILANO.
È scomparso Giovanni Recordati, imprenditore della farmaceutica italiana, figlio di Arrigo e nipote di quel Giovanni che trasformò la bottega del nonno erborista in una delle multinazionali tascabili per cui l’Italia è famosa nel mondo.
Primogenito di una dinastia che ha sempre messo l’azienda davanti al bene della famiglia, l’imprenditore - malato da tempo - aveva 66 anni, di cui gli ultimi 42 dedicati all’azienda dove era entrato partendo dalla gavetta, con un posto da ricercatore. «Giovanni è stato un grande imprenditore - commenta Lamberto Andreotti, presidente del colosso Usa Bristol-Myers Squibb, che iniziò la sua carriera nella Carlo Erba e poi in Recordati - È riuscito nel non facile compito di prendere in mano le redini di un’azienda già di successo alla morte di suo padre Arrigo e portarla, come ha fatto lui, a nuovi livelli di eccellenza internazionale ». Sposato senza figli, viene ricordato dai suoi collaboratori come un imprenditore illuminato, umile, colto e di grandi valori tant’è che fino all’ultimo ha lavorato per pianificare il futuro del gruppo che quest’anno stima di raggiungere quota 1,2 miliardi di ricavi. Il fratello Alberto, secondogenito e suo vice, diventerà presidente, mentre il più giovane Andrea, già direttore operativo dal 2013, assumerà tutte le deleghe. Se al padre Arrigo va il merito del trasferimento della sede originaria di Correggio a quella attuale di Milano, a Giovanni che gli è subentrato nel ‘99 dopo la prematura scomparsa dell’imprenditore che aveva quotato in Borsa la Recordati nel 1984, va quello di aver guidato e accompagnato la crescita del gruppo sia con forti investimenti nella ricerca, sia con numerose e mirate acquisizioni sia in Italia che all’estero dando vita a un’azienda da 5,8 miliardi di capitalizzazione che dà lavoro a 4mila persone e realizza il 90% dei suoi ricavi all’estero. Solo due mesi fa la Recordati aveva rilevato l’italiana Italchimici con un investimento di 130 milioni e a fine luglio aveva comprato l’ elvetica Pro Farma per 16 milioni di franchi (15 milioni di euro).
E come sempre in questi casi di capitalismo familiare, quando viene a mancare una figura chiave come Giovanni Recordati, la Borsa specula sul futuro dell’azienda che quest’anno ha celebrato 90 anni ti attività. Del resto il padre Arrigo negli anni ottanta, per liquidare i fratelli, aveva ceduto il 50% dell’azienda all’Eni, ricomprandone poi una parte e finanziandosi anche grazie al collocamento in Borsa. Ora con la prematura scomparsa di Giovanni, per la famiglia si apre una nuova fase nel segno della continuità e in attesa di pianificare il terreno per la quarta generazione. Il controllo del gruppo è infatti custodito dalla Fimei - holding facente capo ai fratelli Giovanni, Alberto, Cristina e Andrea – proprietaria del 51,3% di Recordati. E in Borsa da mesi circolano voci su un possibile cambio nell’azionariato, rumor smentiti anche ieri con l’avvicendamento ai vertici di Alberto e Andrea Recordati, che ha avuto l’effetto di far chiudere in parità il titolo che prima dell’annuncio della successione interna era arrivato a guadagnare ben il 2%.«Intendiamo proseguire con la strategia di sviluppo tracciata da Giovanni - ha commentato in neo ad Andrea Recordati - con l’obiettivo di continuare la crescita. L’azienda è dotata di una struttura dirigenziale composta di manager con lunga esperienza e profonda conoscenza della nostra realtà che continuerà a supportarmi nella gestione e lo sviluppo delle attività del Gruppo». Detto questo Recordati è l’ultima multinazionale farmaceutica a controllo italiano e l’unica ad essere quotata, per questo è molto ambita dalle rivali estere; del resto anche altri, come i Rovati della Rottapharm, nel 2014 hanno ceduto il controllo agli svedesi della Meda.
SARA BENNEWITZ, la Repubblica 17/8/2016