di Cesare Maffi, ItaliaOggi 17/8/2016, 17 agosto 2016
NON C’È NESSUNO CHE LEGGE SCALFARI?
Eugenio Scalfari non si preoccupa di riscontrare con la realtà quanto egli scrive. Basta rifarsi alle plurime colonne della sua ultima articolessa («Il 4 ottobre la Corte Costituzionale deciderà tra sì e no») per rendersi conto dell’onusto peso di strafalcioni, aggravati dalla duplice circostanza dell’essere il Fondatore titolato di studi giuridici e specialista nel giornalismo politico.
Leggiamo qua e là le sue righe.
La Cassazione «ha approvato la legittimità del referendum»: quindi, «fine di ogni dubbio in proposito». Soltanto Scalfari poteva nutrire dubbi sullo svolgimento del referendum, posto che tre mesi fa (tre mesi) la Corte aveva ammesso le richieste referendarie presentate da deputati e senatori. «La Corte costituzionale risponderà al procuratore di Messina e ai quesiti che quel magistrato ha sottoposto con il consenso del tribunale della sua città». Il procuratore messinese non ha messo becco nella vicenda: i quesiti sono stati sottoposti al tribunale collegiale da privati, in contraddittorio con Presidenza del Consiglio e ministero dell’Interno. Il tribunale ha giudicato rilevanti ben cinque fra le questioni sottoposte, non «due questioni: capilista e preferenze», come opina il Sommo.
Come la stampa ha rilevato, all’evidenza senza essere letta dal Sublime, un paio di questioni sono arrivate a palazzo della Consulta per decisione del tribunale monocratico di Torino. Scalfari, poco interessandosi di quelli che evidentemente considera dettagli tecnici, ricorda: «Gli esperti elettorali hanno considerato anche che la Corte Costituzionale dovrà occuparsi delle soglie minime oltre di quella massima che raffigura la vittoria e quindi il premio a chi la consegue». Non si comprende il ruolo d’imprecisati «esperti elettorali»: in compenso bisognerà spiegare al Nostro che non esiste una «soglia massima che raffigura la vittoria».
Scalfari è convinto che la Corte stia «esaminando alcune diverse opzioni». Potrebbe «stabilire la soglia minima per potere partecipare al ballottaggio la quale, se le previsioni vedono la lista più importante intorno al 35-37%, vedrà la soglia minima di chi può concorrere all’eventuale ballottaggio tra il 25 e il 27%».
Altra possibilità: abbassare «dal 40 ad una cifra minore lo scattare del premio a chi ha la maggioranza», e quindi «le soglie minime degli eventuali concorrenti verranno abbassate proporzionalmente intorno al 15-20». Un pasticcio lessicale, un groviglio giuridico, un caos elettorale. Qualcuno spieghi al Supremo che altro è proporre una nuova legge con soglie di sbarramento, premio di maggioranza, disciplina per passare al ballottaggio, altro sarebbe che i giudici costituzionali si dilettassero a variare o introdurre percentuali a capoccia.
Scalfari ritiene che la Corte, «dopo avere soddisfatto i quesiti che le sono sottoposti dal ricorrente», potrebbe scoprire altri difetti di legittimità nell’Italicum. Dunque, potrebbe estendere il proprio giudizio oltre i quesiti. Sarebbe una novità costituzionale, che l’Eccelso così liquida: «Può non accadere ma può anche accadere ma in questo caso è impossibile prevedere di che cosa si tratterebbe».
Se la Corte riscontrasse pecche di costituzionalità nella legge elettorale, dovrebbe intervenire il Parlamento, scrive l’Insigne. Politicamente, senz’altro; sul piano giuridico, non è detto. Scalfari si chiede se a riformare la legge sarebbe il Parlamento di oggi «o quello modificato dal referendum e quindi non più bicamerale perfetto ma monocamerale». Dove mai sta scritto che il Parlamento, ove passasse il referendum, diverrebbe monocamerale? Non si è accorto, il Divino, quanto polemiche si siano già scatenate sulla futura, possibile composizione del Senato, anche per il fatto stesso che permarrebbe in vita?
Scalfari si occupa della lettera di Stefano Parisi a la Repubblica. A suo giudizio Parisi vorrebbe l’Assemblea costituente per mutare «le Regioni, le Province, i Comuni ed altre pubbliche associazioni che si rifanno alla sovranità dello Stato». Qualcuno capisce quali siano queste «pubbliche associazioni che si rifanno alla sovranità dello Stato»? Il Sublime ritiene che Parisi intenda «attribuire alle predette associazioni una loro definita sovranità su alcune materie ed anche un allargamento delle loro sfere spaziali di competenza e quindi un loro minore numero». Ovviamente Parisi è incolpevole: non ha mai scritto una castroneria quale «pubbliche associazioni che si rifanno alla sovranità dello Stato». Si tratta di un’ardita creazione politico-costituzionale di Scalfari, il quale ammette di aver «interpretato in questo modo ciò che Parisi ha scritto». Riconosce infatti: «Può anche darsi che abbia sbagliato». No: non «può darsi». Scalfari ha sbagliato. Sbaglia sempre.
di Cesare Maffi, ItaliaOggi 17/8/2016