Marino Longoni, ItaliaOggi 17/8/2016, 17 agosto 2016
UN ANNO SABBATICO PER GLI ECONOMISTI
Le analisi e le indicazioni dei grandi istituti di ricerca economica e finanziaria vengono spesso presentati e accolti con una pretesa di scientificità, di oggettività. Numeri precisi, tabelle, grafici, indicazioni perentorie e inappellabili. Ma se si mettono insieme questi report e le indicazioni che ne sono seguite e li si leggono con qualche anno di ritardo, si scopre che raramente i fatti si sono adeguati alle previsioni e che di solito le ricette non hanno funzionato.
L’ex ministro Giulio Tremonti fece scalpore qualche anno fa denunciando che nessun economista si era accorto dell’arrivo della tempesta dei subprime, una crisi epocale dalla quale alcuni paesi, come l’Italia, non si sono ancora ripresi. Anche le indicazioni, spesso dei veri e propri dictat, inviate ai vari governi dagli organismi internazionali, si sono spesso rivelate un condensato di conformismo accademico declinato in stile politicamente corretto.
Dalla crisi dei subprime, Fondo monetario internazionale, Ocse, Banca centrale europea hanno organizzato una crociata per costringere i governi del Sud Europa a mettere sotto controllo i deficit pubblici. L’Italia, soprattutto con i governi Monti e Letta, ha fatto «i compiti a casa»: il risultato è stata una perdita di 10 punti percentuali di Pil, un aumento dal 103 al 127% del rapporto debito/Pil, una pressione fiscale passata dal 41,9 al 43,5, un aumento dei fallimenti, un allungamento devastante dei tempi medi di pagamento (compresi quelli della pubblica amministrazione).
Ad altri paesi, come Grecia, Portogallo, Spagna, è andata peggio. La medicina, invece di far migliorare il paziente lo sta ammazzando. Non basta. Gli stessi organismi non perdono occasione, da anni, per stringere i freni alle banche introducendo regole sempre più severe, stress test, requisiti patrimoniali mai abbastanza rigorosi. Così le Pmi italiane, già messe in difficoltà dal crollo dei consumi e degli investimenti pubblici e dall’aumento delle imposte, stanno sopportando anche una stretta creditizia feroce. Keynes si sta rivoltando nella tomba.
Risultato: aumento dei crediti bancari inesigibili, arrivati ormai a oltre 200 miliardi, banche a rischio di default. Ma con le misure anticrisi varate in questi anni, ci si poteva aspettare qualcosa di diverso?
di Marino Longoni, ItaliaOggi 17/8/2016