James Hillman, Presenze animali, Adelphi, 2016, pp. 232., 17 agosto 2016
Notizie tratte da: James Hillman, Presenze animali, Adelphi, 2016, pp. 232. Vedi Libro in gocce in scheda: 2367984 Vedi Biblioteca in scheda: manca Scrive Thomas Bewick nella History of Quadrupeds che fra gli orsi polari «l’attaccamento alla prole è talmente grande che essi abbracciano fino all’ultimo i loro piccoli e ne piangono la morte con le grida più pietose»
Notizie tratte da: James Hillman, Presenze animali, Adelphi, 2016, pp. 232. Vedi Libro in gocce in scheda: 2367984 Vedi Biblioteca in scheda: manca Scrive Thomas Bewick nella History of Quadrupeds che fra gli orsi polari «l’attaccamento alla prole è talmente grande che essi abbracciano fino all’ultimo i loro piccoli e ne piangono la morte con le grida più pietose». Per Ivar Paulson, l’orso bianco è l’essere supremo in forma fenomenica, «tra le teofanie più antiche della vita religiosa dell’uomo». Gli anatomisti, da Galeno sino alla fine del Medioevo, si servirono di cadaveri di maiale perché la sua analogia con il corpo umano lo rendeva particolarmente adatto ai loro studi. Si dice che la carne umana abbia lo stesso sapore di quella di maiale. Assieme al cane e all’asino, il maiale era nel Medioevo simbolo dell’acedia: l’oziosità, l’inerzia, l’indolenza. Secondo il folclore animale, con la Luna calante il cervello della scrofa si contrarrebbe più di quello di qualsiasi altra creatura. L’odio per il suino, concetto elevato a dogma nel Levitico (11, 7), è nei fedeli di tutti i paesi monoteistici dell’Islam, cosicché i suini vennero messi a morte dalle rive dell’Atlantico sino a tutto l’arcipelago indonesiano. Studi recenti fanno risalire l’addomesticamento del maiale a non oltre il 6000 a.C., mentre quelli del cane e della pecora risalirebbero almeno al 7500 e al 9000 a.C. rispettivamente. L’allevamento del maiale richiedeva insediamenti fissi, perché il maiale non si adattava alla vita di popoli raccoglitori, nomadi e cacciatori. In Europa, il diavolo amava comparire in forma di maiale e le streghe usavano i maiali come cavalcature. Artemidoro scrive che la carne di maiale è un simbolo onirico di buon augurio, in quanto «da vivo il maiale non è di nessuna utilità agli uomini, mentre dal suo corpo si ricava la maggiore quantità di cibo; invece gli altri animali sono più utili da vivi che da morti». In Omero, Patroclo «era leone mentre vinceva, e divenne cinghiale nel morire». La chela del granchio riesce a stringere trenta volte il peso del suo corpo, la mano dell’uomo due terzi appena. La chela del granchio gigante giapponese può misurare fino a tre metri. Secondo gli antichi bestiari, tutti gli uccelli sono nati due volte: prima come uovo dalla madre, poi dall’uovo stesso. Per Filone Ebreo, gli uccelli sono messaggeri mandati da Dio per sciogliere l’uomo dai legami materiali. Alla cremazione di un imperatore romano, si liberava un’aquila accanto alla pira funebre perché conducesse l’anima imperiale in cielo. Soltanto l’aquila, si dice, può fissare direttamente il sole, come Mosè il volto di Dio, e soltanto l’aquila non può essere uccisa dal fulmine. L’aquila, divenuta vecchia, si rinnova volando verso il sole finché le sue piume non diventano fuoco incandescente, quindi si tuffa in acqua e ne emerge giovane. L’eroe Aiace, avido di battaglie, prende nome dall’aquila (aietos). Si dice che la fine dell’aquila arrivi per via dell’incurvatura crescente del becco, che le impedisce di nutrirsi e fa sì che muoia di fame o si trafigga da sola la gola. Né i physiologoi dell’antichità, né le favole e i miti parlano di giraffe. La giraffa non compare spesso nei templi dell’antico Egitto. Non va confusa con il favoloso k’i-lin della Cina o con lo zamar della Bibbia, benché a volte venga fatta coincidere con entrambi. Non è raffigurata neppure nell’arte greca classica e se ne hanno descrizioni solo in epoca successiva, nei testi ellenistici. Le giraffe, spesso scambiate come regali nobili e appariscenti tra regnanti di Turchia, Egitto, Persia, Roma e nell’Italia rinascimentale. Anna di Beaujeu, figlia di Luigi XI di Francia, desiderava una giraffa più di qualsiasi altro animale e pregò Lorenzo de’ Medici di regalargliene una. Si dice che la parola geraph, seraph, di origine araba, significhi «la graziosa». La giraffa non è mai stata cacciata per nutrirsene, né per addomesticarla, né per svago. Il Poliziano vide nella giraffa l’immagine del l’uomo intelligente e raffinato. La prima giraffa arrivò nell’Europa del Nord nel 1827, dopo aver fatto a piedi il viaggio da Marsiglia a Parigi, suscitando meraviglia e gioia lungo tutto il percorso. Secondo il biologo Heini Hediger, il corpo della giraffa contiene «ben poche ghiandole sebacee». Secondo Adolf Portmann la giraffa ha il sistema nervoso centrale (il cervello) più evoluto di tutti gli artiodattili a piede fesso. La giraffa non ha canini superiori, usuale tratto distintivo dell’aggressione. In un libro sui sogni arabo, opera di Al-Damîrî, è scritto che una giraffa può significare una donna sana e bella, ma a volte può anche indicare una moglie infedele al marito. Il mantello colorato delle giraffe non serve per mimetizzarsi, ma per accrescere la visibilità dell’animale e stabilire una comunicazione a grandi distanze con i suoi simili: le giraffe hanno bisogno di vedersi perché non hanno richiami vocali. Nell’Ecclesiaste: «La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un soffio vitale [nepesh, anima] per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie». Scrive sant’Agostino: «Che astenersi dal l’uccidere gli animali e dal distruggere le piante sia il colmo della superstizione lo mostra Cristo stesso, il quale, giudicando che non abbiamo nessun vincolo giuridico con gli animali e con gli alberi, ordinò ai diavoli di entrare in un branco di maiali e con una maledizione fece seccare un albero su cui non aveva trovato frutti. Certamente né l’albero né i maiali avevano peccato». Secondo uno studioso giapponese di storia della cultura, soltanto nelle società occidentali la carne può svolgere un ruolo dietetico così accentuato, perché soltanto in questa parte del mondo la distinzione ontologica fra l’uomo e la bestia permette che la seconda sia alla mercé del primo. Le teoria evoluzionistica a lungo contrastata perché, ponendo l’uomo troppo vicino alla scimmia, lo ha reso simile proprio alla specie che per secoli ha simboleggiato la figura diaboli, la brutalità, l’ubriachezza, il piacere polimorfo eccetera. «Comprendi che hai in te stesso (intra temetipsum) greggi di buoi, greggi di pecore e greggi di capre. Comprendi che in te ci sono anche uccelli del cielo. Comprendi che tu sei un altro mondo in piccolo, e che in te ci sono il sole, la luna, anche le stelle» (Origene). Scrive Freud: «Tra gli animali usati come simboli di organi genitali nella mitologia e nel folklore, molti hanno questa parte anche nel sogno: il pesce, la lumaca, il gatto, il topo (a causa del pelo pubico), ma soprattutto il serpente, il più importante simbolo del membro maschile. Piccoli animali, insetti nocivi, rappresentano bambini piccoli, per esempio fratelli indesiderati». Per Wilhelm Stekel nei sogni il rospo è il grembo materno; gli animali umidi, viscidi (lumache, rane, eccetera) vanno considerati femminili, mentre il cane, il serpente e l’uccello sono tutti equivalenti del pene. In inglese i termini muscle e mouse, «muscolo» e «topo», sono etimologicamente affini. «Bisogna che l’uomo dichiari guerra ai topi, e non soltanto negli zoo, ma dappertutto; non c’è altra scelta: o i topi o l’uomo» (Heini Hediger). Artemidoro (ca. 150), autore del primo libro a noi noto sull’interpretazione dei sogni, scrive: «Quando si aggirano sul corpo di chi sogna, le formiche pronosticano morte, perché sono figlie della terra, e sono fredde e nere. Le cimici sono simbolo di afflizioni e di pensieri inoltre apportano dispiaceri e dissapori. Le zanzare indicano a chi fa il sogno che frequenta la compagnia di uomini malvagi. Se i pidocchi sono molti e in numero soverchiante è cattivo segno, che annuncia una lunga malattia, la prigione, o un’estrema povertà. Se ci si risveglia avendoli ancora addosso, non sarà possibile salvarsi». Nerone che, qualche tempo dopo aver assassinato la madre, sognò di esser coperto di formiche alate. Secondo Freud gli insetti parassiti rappresentano nei sogni i fratellini indesiderati che ci disturbano. San Bernardo scomunicò le mosche che gli ronzavano intorno e quelle caddero stecchite sul pavimento della chiesa. Sono numerosi casi in cui la Chiesa e vari ordini religiosi processarono, giustiziarono o scomunicarono insetti infestanti e parassiti (gli animali domestici. Invece, erano giudicati dalle autorità civili). Dai documenti risulta che gli insetti ebbero «processi regolari» (anche se non vinsero mai): al prete che fungeva da pubblico ministero se ne affiancava un altro che teneva la difesa. Il suo argomento era che, essendo stati creati da Dio prima degli uomini, gli insetti avevano tutti i diritti ai campi e alle colture. «È probabile che l’etimo di “bee”, ape, sia legato all’ariano “bhi”, cioè temere, nel senso di fremere, ronzare» (Oxford English Dictionary). Una colonia di vespe comprende tremila individui, un’ape regina riesce a depositare quattromila uova al giorno e in un’arnia vivono sino a cinquantamila api. Le grosse colonie possono comprendere sino a mezzo milione di formiche. Su una sola pianta di pomodoro sono stati contati 24.688 afidi. Mezzo ettaro di terreno può contenere da uno a 65 milioni di insetti. Di tutte le specie del regno animale, gli insetti sono i più numerosi: 250.000 tipi per i soli scarabei. L’invasione di insetti in un sogno denota dissociazione psicologica e perdita del controllo centralizzato. In tedesco, spinnen designa l’attività del ragno (Spinne), ma si riferisce anche alle fantasie ingannevoli, come l’espressione Grillen haben (avere i grilli), da Grille (grillo). Parassita, «colui che mangia alla tavola di un altro», da para (accanto) e sitos (cibo). La mantide, regina di tutte le creature secondo i Boscimani. Nella mitologia navaho gli insetti sono all’origine delle cose. Abenheimer riconduce i ragni e i millepiedi al simbolismo anale, riprendendo l’idea dell’insetto come emanazione malvagia, puzzolente e sulfurea del Diavolo. «Noi celebriamo la vittoria di Cristo su Plutone con la nostra bomboletta di insetticida, agitando il turibolo nel rito laico, liberando il nostro Giardino, ciascuno il suo, dai demoni sotterranei». «Per gli antichi romani gli animali erano semplicemente una proprietà; per gli scolastici erano senz’anima; per i cartesiani e i kantiani erano macchine senza mente; ricettacoli di bestialità, carne e peccato per i cristiani; per Darwin i livelli più bassi dell’evoluzione. Gli insetti, in particolare, subirono la scarificazione dell’inferno a opera del Cristo come una prima generica campagna insetticida». Hemingway impedì la pubblicazione di un saggio psicoanalitico del dottor Lawrence Kubie su di lui e minacciò la madre che avrebbe smesso di mantenerla se avesse concesso un’intervista a un giornalista di Cosmopolitan. «Le immagini degli elefanti in processione, come le file di elefanti ritratte in rilievo sulle zanne d’avorio, rendono il senso dell’avanzare del processo psichico, l’inesorabilità poderosa della propria vita come fato nel processo di invecchiamento». A Roma l’elefante compariva nei trionfi e rappresentava la vittoria, e il carro della fama era tirato da elefanti. In India, come scrive Heinrich Zimmer, «il Buddha più di una volta è chiamato elefante». La leggenda vuole che gli elefanti vivano dai duecento ai trecento anni. Eliano descrive gli elefanti come particolarmente pii e dice che gli dèi amano li amano. «In un novilunio agli elefanti venne detto di strappare rami freschi e di agitarli dolcemente in onore della dea... Mostrano reverenza per il sole che nasce, sollevando le loro proboscidi come mani». «Un elefante non passerà mai accanto a un altro elefante morto senza posare un ramo o un po’ di polvere sul suo cadavere» (Eliano). Ancora Eliano a proposito degli elefanti: «I giovani rinunciano al cibo in favore degli anziani e si prendono cura di coloro che sono indeboliti dalla vecchiaia... Se quelli (gli anziani) sono caduti in un fossato li aiutano a risalire». E poi: «Quando mai un elefante ha picchiato suo padre?». Thomas Bewick, in un bestiario del secolo XVIII, scrive: «L’elefante, quando è addomesticato, è gentile, docile e obbediente: ben disposto alla fatica, si sottopone ai carichi più gravosi. Ascolta gli ordini con attenzione e li esegue con prontezza, ma senza precipitazione. Tutti i suoi movimenti sono composti, e paiono in carattere con la dignità del suo aspetto, che è grave, maestoso e cauto». Il bestiario di Topsell afferma che gli elefanti «alla vista di una bella donna, abbandonano ogni collera e divengono docili e gentili». Ganesh, il dio indù con le sembianze di elefante, chiamato “Il Signore degli Ostacoli”, è il primo a essere invocato quando bisogna iniziare un’impresa. Un elefante indiano adulto pesa quanto 64 uomini, ma ha una capacità di trazione pari soltanto a quella di 20. Un cavallo da tiro può portare il suo carico due volte più lontano e più a lungo, in proporzione al suo peso, rispetto a un elefante. I piedi degli elefanti reggono 600 grammi per centimetro quadrato. Una indossatrice con i tacchi alti esercita sul terreno una pressione di 2 chilogrammi per centimetro quadrato. Test effettuati in uno zoo tedesco dicono che gli elefanti possiedono eccellente memoria e orecchio assoluto, e sono in grado di apprendere interi vocabolari di segni visuali. «Avere un elefante nei propri sogni o nella vita delle proprie creazioni letterarie significa per l’immaginazione stessa essere imbevuta di valori di lunga durata, significa essere precisa come l’elefante che poggia il piede, come l’elefante che afferra il suo tronco». Saturno veniva rappresentato a cavallo di un elefante. Per tutta l’antichità si è protratta la leggenda che la vita adulta dell’elefante cominci a sessant’anni, la stessa alla quale si indossava la toga senilis a Roma o si diviene “senior” in Giappone.