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 2016  agosto 15 Lunedì calendario

RAI3, “DOMANDE PRECISE” CON UNA SOLA RISPOSTA: SÌ

Quello spot proprio non gli va giù, a Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Il programma che “a domande precise risposte precise” non è ancora andato in onda ma fa già discutere per l’evidentissimo schieramento nel referendum-fine-di-mondo costituzionale. Il primo assaggio di Politics – Tutto è politica, l’erede designato di Ballarò, è il conduttore tagliente – Gianluca Semprini – opposto a un politico inconcludente che somiglia un po’ a Clemente Mastella, che alla domanda “la riforma costituzionale comporta dei rischi per la democrazia?” per tre volte non sa cosa dire e alla fine viene portato via di peso dallo studio.
È uno del No, naturalmente, e se questo spot è il buongiorno della trasmissione che ha rottamato Ballarò, il mattino non si annuncia diverso. “La Rai dovrebbe scusarsi – insiste Brunetta, nei giorni scorsi desertificati da ferragosto il primo ad accorgersi e denunciare quel Sì subliminale – e ritirare quello spot, ma non l’ha ancora fatto e si guarda bene dall’emettere un comunicato ufficiale”. Semprini (che abbiamo cercato di contattare) ha reagito a mezzo stampa invitando Brunetta alla prima puntata: peggio la toppa del buco: “Da parte del servizio pubblico invitare a una trasmissione televisiva esponenti del Sì e del No al referendum costituzionale è un atto dovuto, non una scelta giornalistica. Bignardi e Semprini chiedano scusa e applichino la par condicio”.
Sarà che il servizio pubblico è cosa nuova per il conduttore: Semprini arriva da Sky, canale privato che manda in onda quel che vuole – e che secondo l’Agcom è la rete che registra il maggiore squilibrio nell’informazione sul referendum, col Sì in schiacciante maggioranza. Un servizio pubblico che lo stesso Semprini fustigò a suo tempo in un post del giugno 2014, ora prontamente disseppellito: “Mi sono sentito umiliato” è il refrain con il quale l’allora giornalista Sky censurava come scansafatiche i colleghi Rai, colpevoli di aver scioperato contro un taglio da 150 milioni di euro imposto alla tv di stato… da Renzi. Ora Semprini è uno di loro, fortemente voluto da Daria Bignardi, la stessa che definì Ballarò “un programma finito” e quel tipo di format “anacronistici e antistorici”. Politics sarà diverso, a partire dal fatto che durerà la metà.
Rottama rottama, quello che veniva descritto come normale avvicendamento sta assumendo proporzioni precise. Massimo Giannini e il suo Ballarò demolito dalla Bignardi. Bianca Berlinguer e il suo Tg3, bersagliato dall’uomo di Renzi in Commissione vigilanza, Michele Anzaldi. Lillo e Greg e il loro 610 che una rivolta sul web ha reinsediato, Francesca Fornario su Radio 2, persino il climatologo Luca Mercalli su Rai 3… E nei tg, i dati Agcom del mese 15 giugno-15 luglio sono impietosi: il solo direttore confermato, Mario Orfeo del Tg1, è quello più sbilanciato (60,9% di tempo al Sì, 36,9% al No), i due “avvicendati”, Marcello Masi al Tg2 e Berlinguer al Tg3, hanno un minutaggio di Sì e No praticamente equivalente. Non sarà l’editto bulgaro con cui Berlusconi cacciò Enzo Biagi e Michele Santoro, ma l’occupazione renziana dell’informazione cresce.
E per informazione si intende proprio tutto, persino gli spot sui treni, nell’intenzione del governo destinati ad alzare l’affluenza spingendo alle urne i 600 milioni di passeggeri l’anno. Per Renzi le più fondate speranze di vittoria si basano su una partecipazione altissima, oltre il 60% degli aventi diritto, cioè circa 30 milioni di schede nell’urna. Cifre molto superiori ai referendum precedenti: quello del 2006, pure col vento dell’antiberlusconismo in poppa, non ne portò ai seggi più di 25 milioni (finì 16 milioni a 9 per il No alla riforma di B.).
Ma le Fs devono trasmettere gli spot? Non esiste una prassi. Ma esiste un amministratore delegato, Renato Mazzoncini, e una solida parte del management ferroviario di sicura osservanza renziana.
Roberto Zanini, il Fatto Quotidiano 15/8/2016