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 2016  agosto 15 Lunedì calendario

NASCE IN MEZZO AI LEONI LA SUPER-DIGA SUL NILO CHE SURCLASSA ASSUAN

Costruire una diga sul Nilo Azzurro, nella boscaglia fra l’Etiopia e il Sudan, comporta qualche problema inusuale. Per esempio: leoni attorno al cantiere. Qui non siamo nel film «Spiriti nelle tenebre» con Val Kilmer e Michael Douglas, dove la faccenda si risolveva a colpi di zanne, artigli e fucilate. Oggi siamo diventati politicamente corretti. Ma i leoni no, sono quelli di sempre, secondo natura, cioè mordaci. Perciò quando una leonessa e tre cuccioli si sono stanziati vicino al cantiere della Grand Ethiopian Renaissance Dam, il personale dell’italiana Salini Impregilo che ci lavora è entrato in fibrillazione. Si temeva che quella fosse l’avanguardia di un branco intenzionato a stabilirsi in zona. E approntare una contro-strategia non era facile.
La diga nascente è faraonica, diventerà la più grande d’Africa, surclassando quella famosa di Assuan in Egitto, e creerà in Etiopia un nuovo lago di 1874 chilometri quadrati. Lo sbarramento principale sarà lungo 1800 metri e alto 170 nel punto massimo dalla valle. E questo non è tutto: sono in costruzione anche una diga secondaria e due centrali elettriche. Poi c’è il canale in cui il Nilo Azzurro è stato temporaneamente deviato. E ci sono tre cementifici, immensi depositi di materiali, distese di capannoni con officine di supporto ai 1800 mezzi su ruote, e casette per alloggiare le 8600 persone che qui lavorano e anche le loro famiglie. Ci sono scuole e c’è un ospedale che fa 200 visite al giorno. Il tutto su una superficie immensa, e priva di veri confini. Se arrivassero i leoni, controllare il mega-cantiere sarebbe impossibile. Qui girano parecchi bambini.
Per fortuna attorno alla futura diga non lavorano solo ingegneri, operai, geologi, autisti, medici eccetera ma anche esperti di scienze naturali. La leonessa e i tre cuccioli sono stati attentamente studiati. Lo stesso capo-cantiere, Antonio Passarani, ha avvicinato e fotografato la leonessa. Lui ha passato l’infanzia in Etiopia mentre suo padre costruiva un’altra diga della Impregilo. Dice: «È interessante che i leoni non siano mai entrati nel cantiere vero è proprio. Come se avessero percepito un confine invisibile». Del resto sono animali territoriali.
Alla fine la tensione si è sciolta, come e quando la leonessa ha voluto. Dopo una settimana di esplorazione, lei ha girato le spalle, insoddisfatta del luogo, e si è diretta verso una riserva naturale che si trova più a Nord. I tre cuccioli, ignari e fiduciosi come tutti i cuccioli, trotterellavano dietro alla mamma.
Sarebbe un sogno se le ostilità politiche fra Stati potessero risolversi così facilmente. Sulla Grand Ethiopian Renaissance Dam è gravato per anni l’anatema dell’Egitto, secondo cui una diga così grande a monte di Assuan avrebbe tolto l’acqua alla diga egiziana. Anche il Sudan ha protestato. A un certo punto gli egiziani hanno addirittura minacciato di bombardare la diga etiopica. L’anno scorso un accordo politico firmato fra i tre Paesi sembra aver risolto tutto; l’idea è di gestire il flusso d’acqua in modo da non farla mancare a nessuno, ma bisognerà vedere in che modo quest’intesa verrà applicata in concreto.
Riccardo Marinai, che del progetto etiopico Renaissance è direttore tecnico, inquadra la questione così: «Non è logico che Assuan si senta minacciata da questa nuova diga. A monte di Assuan, sempre sul Nilo Azzurro, c’è anche una grande diga in Sudan, e quella sì che avrebbe potuto, in teoria, togliere acqua all’Egitto, perché la diga sudanese è usata soprattutto per l’irrigazione, e quindi il suo prelievo di liquido è forte. Invece la nostra Renaissance serve quasi solo alla produzione idroelettrica, cioè lascia fluire a valle l’acqua dopo averla incanalata per far girare le turbine. Eppure gli egiziani non hanno protestato con il Sudan, e invece lo hanno fatto con l’Etiopia. In realtà più dighe ci sono lungo il Nilo e più è facile regolare le manopole in modo che l’acqua venga data a chi ne ha più bisogno, momento per momento».
Per Salini Impregilo la diga Renaissance vale 3,47 miliardi di euro. Le commesse che il gruppo ha in Etiopia salgono a 7,5 miliardi con la diga Gibe III, che già funziona, e con quella di Koysha, il cui contratto è stato appena firmato.
Ma l’Etiopia ha bisogno di tutte queste dighe? Purtroppo la zona che verrà sommersa dalla Renaissance ospitava un’antica cultura di pastori; le loro capannine nere adesso sono vuote. È triste, ma il governo di Addis Abeba ha fatto le sue scelte. Il Paese ha 90 milioni di abitanti e nel 2050 salirà a 187 milioni (fonte Onu). Molti dei 90 milioni attuali non hanno elettricità, e invece il governo vuole fornirla a loro e ai 187 milioni che diventeranno. Senza dighe sarebbe impossibile.
Luigi Grassia, La Stampa 15/8/2016