gra. lon., La Stampa 15/8/2016, 15 agosto 2016
DATI INCROCIATI E OTTOCENTO ALLARMI AL GIORNO
Su uno dei sei schermi con le carte geografiche interattive, lampeggiano ancora i dati relativi agli ultimi sbarchi sulle nostre coste. Su un altro l’attenzione è puntata su Ventimiglia, al centro dell’accoglienza migranti. Su un altro video ancora è protagonista Rio de Janeiro, perché anche alle Olimpiadi è alta l’allerta terrorismo.
E intanto continuano ad arrivare informazioni da ogni parte del mondo, con un attenzione particolare a Siria, Libia e Balcani.
Il Grande Fratello dell’emergenza jihadista si trova al Polo interforze di Roma, poco distante dagli studios di Cinecittà, nella Sala operativa internazionale (Soi in sigla). È questo il braccio analitico super hi tech dello Scip, il Servizio di cooperazione internazionale della polizia di Stato. Occhi e orecchie sono puntati su 196 Paesi, ininterrottamente 24 ore al giorno, allo scopo di prevenire, o intervenire con preziose indicazioni su attacchi terroristici ma anche indagini di mafia, ricerca di latitanti e di persone scomparse, reati contro il patrimonio.
Proprio qui confluiscono, in media, 800 segnalazioni al giorno – alla pari solo con la Germania – di cui il 10 per cento afferisce alla sfera dell’estremismo islamico. Non tutte le notizie, fortunatamente, si rivelano fondate su elementi attendibili e gravi. Ma la Soi serve proprio a questo: controlla e verifica le segnalazioni inviate da quasi 150 mila operatori di polizia dei 5 continenti. E nell’attigua saletta dell’unità di crisi si svolgono videoconferenze planetarie tra le varie sale operative, con messaggi criptati per scongiurare il rischio di intercettazioni. È stato proprio grazie al lavoro della Soi, ad esempio, che è stato possibile scoprire il passaggio in Italia – a Ventimiglia e in Puglia – dei complici dell’attentatore di Nizza, il franco tunisino, Mohamed Lahouaiej Bouhlel.
«La prevenzione e la cooperazione internazionale sono fondamentali – osserva Gennaro Capoluongo direttore dello Scip – ma non si deve dimenticare che il rischio zero non esiste. Il monitoraggio del fenomeno jihadista è tuttavia necessario. In Italia lo abbiamo attivato durante l’Expo, gli Europei di calcio, e lo stiamo proseguendo per il Giubileo. Ora coadiuviamo le autorità brasiliane e le altre polizie per garantire il regolare svolgimento dei Giochi Olimpici».
La nostra sicurezza è protetta e rinchiusa tra queste quattro mura dove gli operatori, 10-12 per turno, lavorano per raccogliere, catalogare e incrociare informazioni indispensabili a individuare potenziali soldati del Califfo. Tutto grazie all’impegno di appartenenti a tutte e 5 le forze di polizia italiane – polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza, polizia giudiziaria e forestale – esperti di indagini e politica internazionale e in grado di parlare cinque lingue, inglese, francese, spagnolo, tedesco e arabo, e non manca neppure un madrelingua ucraino.
gra. lon., La Stampa 15/8/2016