Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 15 Lunedì calendario

I 50 MOTIVI PER LASCIARE L’EURO

Mentre tutti i giornali sono pieni e zeppi di Italicum - condito ormai nelle salse più diverse - e di ragioni per il sì o il no ad un referendum su una revisione costituzionale da vero sballo, vi offriremo un piccolo manuale di salvezza nazionale su due temi che riteniamo veramente decisivi per la sorte del nostro Paese e di cui solo Libero parla. L’euro da una parte e l’Unione Europea dall’altra. Il primo è un cappio al collo che sta inesorabilmente umiliando e devastando un Paese che nel dopoguerra ha dimostrato - invece - di saper brillantemente camminare e correre sulle sue gambe fino a diventare una delle principali potenze manifatturiere del pianeta. La seconda è una gabbia soffocante che limita la nostra sovranità in spregio ai più elementari principi di libertà. Riconquistare la propria indipendenza monetaria è condizione necessaria - anche se non sufficiente - per tornare a crescere. Senza questo scatto di orgoglio e libertà ogni altro meritevole sforzo per rilanciare l’economia del Paese si rivelerà purtroppo inutile. Ecco perché abbiamo deciso di elencare “nero su bianco” 50 buoni motivi per dire NO all’euro e NO all’Unione Europea. E lo faremo sfatando uno per uno tutti i luoghi comuni più radicati di volta in volta tirati in ballo da chi sostiene che non ci sia alternativa.
1. PERCHÉ I TRATTATI DELL’UNIONE VIOLENTANO LA NOSTRA COSTITUZIONE L’adozione dei trattati palesa un’esplicita violazione dei più elementari principi fondanti della nostra Costituzione. Tutto è fuorché un progetto che risponde allo spirito della nostra Carta. Ci si riferisce in particolare all’articolo 1. Il secondo comma recita «La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». È impossibile non toccare con mano come il potere decisionale sia stato di fatto delegato ad élite tecnocratiche, non elette ed irresponsabili. Come altrettanto evidente e palese è la violazione dell’articolo 11 della nostra Carta laddove viene scritto che l’Italia «consente in condizioni di parità con gli altri Stati (principio nei fatti già sconfessato dalle cronache quotidiane) alle limitazioni (si badi bene non si parla di "cessioni" ma di "limitazioni") di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni». I Padri Costituenti si riferivano in maniera esplicita ad Organizzazioni transnazionali quali le Nazioni Unite. Non certo ad un mostro giuridico quale l’Unione Monetaria Europea che addirittura pretende di promuovere o bocciare le leggi di bilancio dei singoli Stati aderenti prima ancora che queste siano presentate al voto dei parlamenti nazionali. E cosa c’è dunque di più anticostituzionale che cedere la propria sovranità monetaria?
2. PERCHÉ LA «CASTRAZIONE MONETARIA» OLTRE AD ESSERE ANTICOSTITUZIONALE NON È COSA AFFATTO NORMALE Gli eurofili ritengono che sia assolutamente naturale aver conferito ad un’autorità sovranazionale come la Banca centrale europea il diritto di coniare moneta. Segue un illuminante elenco di alcuni altri Paesi al mondo che hanno deciso di non coniare monete nazionali. E vi assicuriamo che vederli colorati in un planisfero (come ha fatto il sito qz.com) fa un certo effetto. Ecuador, Timor est, El Salvador, Isole Marshall, Micronesia, Palau, Turks and Caicos, Isole Vergini Britanniche, Zimbabwe, Benin, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centro Africana, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Antigua e Barbuda, Dominica, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vicent and the Grenadines ecc. Tutti Stati, cioè, con un recente passato da colonia.
3. PERCHÉ L’UNIONE MONETARIA NON È FATTA SU MISURA PER L’ITALIA L’Europa non è affatto una casa comune. L’Italia abbandonò nel 1992 un insostenibile tasso di cambio "fisso" con le altre valute per essere poi sciaguratamente ripreso nel 1996. Nel 1999 - al momento dell’ingresso nell’euro - il reddito pro-capite degli italiani era il 96 per cento di quello tedesco. Nel 2015 dopo sedici anni di euro il reddito degli italiani è il 76 per cento di quello dei tedeschi (Fondo Monetario Internazionale). Le alternative sono due. O Meno Europa oppure Meno Reddito. Tertium non datur.
4. PERCHÉ L’UNIONE MONETARIA È FATTA INVECE SU MISURA DELLA GERMANIA La pretesa di ritenere che l’Unione sia un progetto comune costruito nell’interesse ed al servizio di tutti è una pura utopia. Basta rielaborare i dati relativi al surplus/deficit delle partite correnti di Italia e Germania. Nel periodo intercorrente fra il 1993 ed il 1999 l’Italia ha sempre avuto un surplus positivo per arrivare a toccare il suo massimo nel 1996. Un valore del 2,9 per cento sul Prodotto interno lordo. Purtroppo in quell’anno l’Italia cessa di far fluttuare liberamente la propria valuta per rientrare nuovamente nel Sistema Monetario Europeo, in previsione dell’adozione dell’euro del 1999 (sebbene l’euro sia entrato materialmente in circolazione il primo gennaio del 2002). Nello stesso periodo la Germania ha quasi sempre registrato un deficit (mediamente dell’1 per cento con l’eccezione del 1998). Ma dal 2000 al 2013 la situazione si capovolge radicalmente. L’Italia in questi 14 anni ne colleziona 12 di deficit per arrivare ad un picco negativo di -3,5 per cento sul Prodotto interno lordo nel 2010 mentre la Germania "ingrana la quarta" collezionando 12 anni di surplus ed arrivando al picco positivo del 7 per cento nel 2012 (Fmi).
5. PERCHÉ AVEVANO BISOGNO DI UN POLLO DA SPENNARE: L’ITALIA Queste in proposito le confessioni dell’ex Ministro delle Finanze italiano Vincenzo Visco (esponente del Partito democratico) a Stefano Feltri nel maggio 2012: «L’Italia fuori dall’euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire. Ma Berlino ha consapevolmente gestito la globalizzazione: le serviva un euro deprezzato, così oggi è in surplus nei confronti di tutti i Paesi, tranne la Russia da cui compra l’energia. Era un disegno razionale, serviva l’Italia dentro la moneta unica proprio perché era debole». Ogni ulteriore commento ci sembra superfluo.
6. PERCHÉ ECONOMIE DIVERSE DEVONO AVERE MONETE DIVERSE Ma è semplice: altrimenti il debole diventa sempre più debole ed il forte diventa sempre più forte. La moneta, cioè, assolve al ruolo di "ammortizzatore" nei rapporti fra diverse economie. Quella che si trova in una situazione di difficoltà vedrà la sua moneta svalutarsi. Ovvero il prezzo di quella moneta si riallineerà al giusto prezzo di mercato, così consentendo un recupero di competitività. Ma non potendo svalutare la moneta, l’unica alternativa per recuperare la competitività rimane quella del taglio dei salari e dell’aumento di produttività attraverso licenziamenti. E la conferma arriva addirittura dalla Commissione dell’Unione europea che in un report del gennaio 2014 rivelava: «Venuta meno la possibilità di svalutare la moneta, i Paesi della zona euro che tentano di recuperare competitività sul versante dei costi devono ricorrere alla “svalutazione interna” (contenimento di prezzi e salari). Questa politica presenta però limiti e risvolti negativi, non da ultimo in termini di un aumento della disoccupazione e del disagio sociale».
7. PERCHÉ LA GERMANIA CE LO HA DETTO CHIARO E TONDO 6 Maggio 2014: la tedeschina Ska Keller - leader dei verdi - viene intervistata in televisione su Rai 3. Queste le sue testuali parole: «Se la Germania lasciasse l’euro perderebbe moltissimi posti di lavoro nel settore delle esportazioni perché nessuno comprerebbe più i prodotti carissimi tedeschi». Theo Waigel, ex ministro delle finanze tedesco (10 luglio 2016): «Se la Germania oggi uscisse dall’Unione Monetaria allora avremmo immediatamente, il giorno dopo, un apprezzamento tra il 20 per cento ed il 30 per cento del marco tedesco che tornerebbe nuovamente in circolazione. Chiunque si può immaginare che cosa significherebbe per le nostre esportazioni, per il nostro mercato del lavoro, per il nostro bilancio federale. Invece con un’uscita dall’euro ed un taglio netto del debito la crisi interna italiana finirebbe di colpo». Più chiaro di così.
8. PERCHÉ FAMOSISSIMI ECONOMISTI CE LO HANNO DETTO CHIARO E TONDO Sul testo "Macroeconomia" scritto da Rudiger Dornbush e Stanley Fischer si sono formati milioni di studenti di tutto il mondo. In un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Foreign Affairs, Dornbusch venti anni fa scriveva: «Abolendo gli aggiustamenti del tasso di cambio l’Euro finirà per scaricare sul mercato del lavoro il compito di adeguare la competitività ed i prezzi relativi. Diventeranno preponderanti recessione, disoccupazione e pressioni sulla Banca centrale europea affinché inflazioni l’economia. Una volta entrata l’Italia con una valuta sopravvalutata si troverà di nuovo alle corde come nel 1992, quando venne attaccata la lira». Un’ulteriore conferma arriva addirittura da uno studio finanziato dalla Commissione dell’Unione europea a firma degli economisti Lars Jonung ed Eoin Drea. Già il titolo parla da solo: «L’Euro non può essere realizzato. È una pessima idea. Non durerà. Il parere degli economisti americani nel periodo 1989-2002». Nel sommario riassuntivo addirittura leggiamo: «Tutti gli economisti -pur nella diversità di approccio- mostrano un forte scetticismo per un progetto politico che ignora i più elementari fondamenti della scienza economica non essendo l’Europa un’area valutaria ottimale».
9. PERCHÉ GLI STATI UNITI D’EUROPA SONO UN PROGETTO ANTISTORICO E FALLIMENTARE Nel 1940 gli Stati indipendenti e sovrani al mondo erano in tutto 69. Nel 2015 erano salite a 205. In 75 anni il numero è quasi triplicato. A chi dice che gli Stati Uniti d’Europa sono un progetto che asseconda la storia noi rispondiamo quindi numeri alla mano che è l’esatto contrario (Cia factbook). E non è neppure vero che l’unione faccia la forza. Chiunque sostenga che la creazione dell’Unione Monetaria risponda all’obiettivo di rafforzare l’intero blocco si scontra con la cruda realtà dei numeri. La quota di Pil mondiale dell’eurozona nel 1999 era pari al 22 per cento Oggi è il 17 per cento. (Fmi).
10. PERCHÉ NON POTREMO MAI CREARE GLI STATI UNITI D’EUROPA È un mantra ricorrente. Ossessivo e compulsivo. «La globalizzazione incombe. Impone sfide che i singoli Stati nazionali da soli non potrebbero affrontare. Abbiamo una moneta in comune? Bene andiamo avanti e facciamo gli Stati Uniti di Europa». Ma è veramente. questa, una prospettiva concreta e razionale? È vero, i cinquanta Stati a stelle e strisce condividono come moneta il dollaro come gli Stati dell’eurozona condividono l’euro. Ma le somiglianze finiscono qui. Gli Stati Uniti d’America, infatti, hanno in comune la stessa lingua. Quando il Presidente eletto degli Usa parla lo comprendono in Florida e nel Wisconsin. Immaginatevi la scena di un ipotetico presidente degli Stati Uniti d’Europa che parla a reti unificate. Il suo discorso dovrebbe essere tradotto o sottotitolato in altre diciassette lingue.