Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 14/8/2016, 14 agosto 2016
DETTORI, L’UOMO DELLE 3.000 VITTORIE
È sopravvissuto allo schianto di un elicottero, ha vinto tutte e sette le corse di galoppo di un pomeriggio regale ad Ascot, è fantino italianissimo ma scatenato tifoso calcistico dell’Arsenal, per tutti è ancora «Frankie il ragazzo che sorride» ma ormai ha quasi 46 anni. E cinque figli. E, da venerdì sera all’ippodromo di Newmarket, anche il proprio nome di vincitore della tremillesima corsa della sua carriera inglese: in quella Gran Bretagna nella quale suo padre Gianfranco, pluricampione italiano, con lungimiranza pari alla durezza lo spedì appena 14enne a metà anni Ottanta, per evitare che il figlio, quand’anche bravo come lui che a San Siro era soprannominato «il mostro», magari si confermasse il migliore ma solo negli angusti confini nazionali.
E invece oggi tutto il mondo conosce il salto volante da cavallo che Lanfranco ha inventato per festeggiare, ogni volta, i successi più prestigiosi come i quattro «Prix de l’Arc de Triomphe», o il «Derby di Epsom» sfuggitogli sino al 2007, o le imprese dagli Stati Uniti al Giappone. Due volte ha sfiorato la trappola della cocaina e due volte ne è rifuggito, in tandem con lo sceicco del Dubai ha prima creato una ventennale epopea ippica e poi ne è stato rottamato troppo presto, in crisi è sceso allora sino alle comparsate televisive nel Grande Fratello inglese per poi rinascere e vendicarsi grazie a principesche scuderie di altri sceicchi del Qatar.
Ecco perché la vittoria numero 3.000, tutto sommato, è la cosa più normale della sua acrobatica vita, nemmeno essendo peraltro un primato assoluto: da una vita il brasiliano Jorge Ricardo e il canadese Russell Baze si sorpassano a mesi alterni a quota 12 mila successi (quasi tutti però di routine); e anche restando alla sola Inghilterra, Dettori è «solo» sesto dietro il passato di sir Gordon Richards (4.870), Pat Eddery (4.632), Lester Piggott (4.493), Willie Carson (3.828) e Doug Smith (3.111).
Ma nessuno come Dettori può vantare così tanti Gran premi internazionali vinti: ben 570 ad oggi, in una carriera da quasi 50enne che può andare ancora a caccia delle pochissime grandi corse mancanti al suo carnet. Una lontana, come la «Melbourne Cup» in Australia. Ma una, curiosamente, vicinissima: il romano «Premio Parioli» a Capannelle, l’equivalente italiano delle «Duemila Ghinee» inglesi, che Dettori non è mai riuscito a conquistare.