Luca Bianchin, La Gazzetta dello Sport 13/8/2016, 13 agosto 2016
PAZZO CAMPRIANI: «TROPPO DURO, FORSE MI RITIRO»
La carabina per un tiratore è una compagna di vita. Romanticamente, un prolungamento del braccio. Venalmente, un giocattolino da 8-10mila euro. Sembra incredibile che Niccolò Campriani ieri sia entrato in finale della carabina 50 m a terra e abbia rischiato di andare a medaglia con una carabina non sua, presa in prestito poche ore prima come in una gara tra dilettanti. Niccolò dice di essere un ragazzo fragile, dai meccanismi sottili: «Una finale olimpica per me è un’esperienza traumatica». Sarà che a forza di stare insieme ci si somiglia, ma anche la carabina a fragilità non scherza. Nelle ultime settimane alcune componenti dell’arma di Campriani si sono consumate e le pallottole, arrivate in aereo dall’Italia, erano strane. Niccolò in allenamento ha provato ma proprio non si trovava e in realtà, da mesi, non ha il 100% di fiducia nella sua Bleiker. A fine gara, ha spiegato quanto il tiro a segno viva di micrometri: «Non pensate che se tiro due colpi nello stesso punto, vanno nello stesso punto. I materiali non sono perfetti, c’è sempre una dispersione. Tu puoi tirare un 10.9, ma magari esce un 10.5. Noi avevamo buoni materiali ma negli ultimi mesi abbiamo fatto fatica. Solo Petra ha una carabina valida». Petra è Petra Zublasing, la fidanzata di Niccolò, quarta giovedì nella carabina 50 metri tre posizioni. Nicco voleva sparare con la sua carabina, quella di Petra, ma non ha potuto. Senza carabina titolare, senza riserva, è passato alla terza scelta ed è incredibile che succeda a un campione olimpico, a un simbolo del tiro italiano.
PRONTO, MATT Matthew Emmons è americano, ha 35 anni ed è un fenomeno. In Italia lo conosciamo per i fallimenti ma è ingeneroso. Ad Atene 2004 perse una medaglia perché sparò al bersaglio di un avversario, a Pechino 2008 passò dal primo al quarto posto con l’ultimo tiro. Qui però conta la gentilezza. Campriani dice che Matt è una grande persona, logico abbia accettato di prestare a Nicco la sua carabina di riserva: «Ha detto subito di sì e io avrei fatto lo stesso per lui. Avevo dei problemi con le munizioni». Le munizioni ovviamente non hanno viaggiato con lui dall’Italia. Quando c’è una gara, si affidano a un vettore aereo che le trasporta. Forse è stato il sole eccessivo, forse un trattamento non opportuno, di sicuro si sono rovinate. E la carabina di Nicco non è più stata la stessa. Niccolò ha tenuto il suo calcio e usato il fucile – meglio, in linguaggio tecnico, l’azione – di Emmons. Che differenza dall’oro nell’aria compressa, vinto con una carabina Pardini, italiana e sviluppata anche dall’ingegner Campriani.
IL RITIRO Nicco ieri ha detto che, carabina o non carabina, questa gara lo ha tranquillizzato. In realtà nei giorni delle competizioni soffre, lotta contro i battiti del cuore, la pressione, un format di gara che non gli è mai piaciuto. Per questo ha confermato che Rio sarà la sua ultima Olimpiade e ha fatto capire che potrebbe anche smettere presto, molto presto: «Non mi ci vedo a fare una carriera da 7-8 Olimpiadi, per come sono fatto io. E’ un percorso di vita. Non so se quella di domenica (50 m, tre posizioni, ndr) sarà la mia ultima gara, ma devo a me stesso prima di tutto di provarci fino in fondo». Niccolò ha detto che ci penserà e stando alle sue parole non è da escludere che lunedì, dopo la carabina tre posizioni, smetta. L’importante oggi è che, senza nascondere i suoi limiti, sia arrivato a un risultato pazzesco: settimo con un’arma simile alla sua, ma mai vista prima. E’ forse meno incredibile, ma altrettanto ammirevole, che alla fine abbia fatto una cosa da uomo: ammettere la superiorità di una donna, della sua donna: «Petra nella sua gara è stata strepitosa, ha tutta la mia stima e per me è stata di ispirazione. Io non credo che avrei saputo farlo».
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