Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport 14/8/2016, 14 agosto 2016
PHELPS: «MI RITIRO FELICE» – Gabriele Rossetti cinque minuti dopo l’inno non ha ancora capito di aver vinto una medaglia d’oro olimpica: resta un ragazzo di 21 anni forte della sua incoscienza
PHELPS: «MI RITIRO FELICE» – Gabriele Rossetti cinque minuti dopo l’inno non ha ancora capito di aver vinto una medaglia d’oro olimpica: resta un ragazzo di 21 anni forte della sua incoscienza. Però non sregolato, anzi. Al campo di Deodoro si scopre che Gabriele ha una Porsche Cayman S e viene da pensare: viziato. Poi si scopPhelps clamorosamente sconfitto, Phelps felice, Phelps ai saluti, Phelps ai titoli di coda con la gara disputata questa notte. Anche il congedo diventa un happening: scena surreale con quattro medagliati al tavolo e tutte le domande per lui. E’ una sera diversa, triste perché i cento farfalla sono stati la 63a finale in 5 Olimpiadi per lo squalo di Baltimora: venerdì è stata la sua ultima gara individuale in carriera. Michael, che effetto fa? «Nessuno vuole mai perdere, è stata una giornata migliore per Schooling, ma sono super felice: sono pronto per il ritiro». Quanto ha inciso sulla sua decisione questa sconfitta? «Non avei continuato comunque, ho messo tutto me stesso in 24 anni, ora è il momento di chiudere la porta. Sono contento di come stia finendo. Non volevo tornare dopo 12 anni, sono rientrato subito e ho raccolto ciò che volevo. E’ il momento di andare in pensione, è questa la nuova felicità». Ha deciso di sposarsi? «Sì, entro fine anno e voglio trascorrere ora tutto il mio tempo con Nicole e mio figlio Boomer che ha visto suo papà in gara a Rio: volevo anche questo, non posso chiedere di più». Ha fatto pace con Le Clos? «Ho chiesto a Chad e e Lazslo Cseh di salire sul podio insieme tenendoci per mano, se uno si tiene per mano vuol dire che ha superato ogni cosa, in tre minuti ci siamo detti ciò che dovevamo. Sembrava quasi una staffetta...». Com’è il giorno dell’addio? «Ho uno stato d’animo migliore, e mi sento cambiato come uomo rispetto al ritiro di 4 anni fa: è il momento di fare altro». Vorrà fare l’allenatore? «Chiedete a Bob (l’allenatore Bowman, ndr)». Si dice che a Tempe in Arizona metterà su una grande attività per giovani nuotatori. «Avrò tempo per pensare ad altro e veder crescere mio figlio». Ma c’è una cosa nel nuoto che le piacerebbe fare di più? «Probabilmente viaggerò molto, lavorerò un po’ ma davvero è troppo presto per dirlo. Per adesso è solo il matrimonio il mio primo obiettivo». Cosa ha detto a Schooling? «Gli ho detto: “Hai fatto un buon lavoro”». Cosa le mancherà? «L’emozione di uscire dalla camera di chiamata con i compagni di staffetta». Il messaggio del più grande ai giovani che praticano nuoto? «Volevo cambiare questo sport e ci sono riuscito. Ho avuto quest’opportunità e ora guardo al futuro del nuoto con gioia per quanto è cresciuto in questi anni. Penso si stia vedendo anche in questi giorni, con tanti giovani. E ai bambini dico di non smettere di sognare, abbiate il coraggio di farlo: è il motivo per cui sono tornato alle gare. Quand’ero bambino vincevo e chiedevo di più, poi non mi accontentavo. Non abbiate paura di sapere che il limite è il cielo». Ha consegnato il testimone alla Ledecky? «Ciò che sta facendo è davvero incredibile. E’ la prima volta che l’ho vista in lacrime, è una nuotatrice pazzesca solo da guardare e ammirare. Continuerà a fare cose importanti, crescerà tecnicamente anche nei prossimi quattro anni. Sono curioso di vedere fin dove si spingerà». E’ vero che Le Clos e Hagino le hanno chiesto di continuare e Lochte è sicuro che lei e lui a Tokyo ci sarete ancora? «In camera di chiamata, me lo ha chiesto: ma non ho intenzione di fare altri quattro anni così. Il giapponese vorrebbe che lo sfidassi nei 400 misti, ma li avevo abbandonati: a 31 anni è troppo duro, visto Lochte? Col nuoto agonistico ho chiuso: ho fatto tutto: “no more”!». s.a.re che per prenderla ha aspettato che il prezzo scendesse e se l’è pagata da solo, con i soldi della Polizia e degli sponsor. Nel tempo libero ai raduni, tra l’altro, non va a sgommare ma gioca a burraco con Diana Bacosi e il c.t. Benelli. In questi giorni ha vinto sempre lui perché si è capito: è il suo momento. Ieri a Rio ha risposto alle domande dei giornalisti italiani come se lo avesse fatto per tutta la vita. Forse gli capiterà spesso, forse il tiro a volo italiano ha trovato un campione per due o tre decenni. Com’è andata la gara? Dalla tribuna sembrava che il cuore di Rossetti non battesse. «Invece batteva eccome. Sono stato freddo, non ho mollato mai e in finale mi sono trovato molto bene. Se in finale avessi sparato per ultimo e non per primo, non sarebbe cambiato nulla. Ho sparato un piattello alla volta e col passare del tempo mi rendevo conto sempre più di potercela fare. Alla fine è andata». E’ vero che è il senso della sfida a permettere tutto questo? «Sì, le sfide mi piacciono tanto. Si vede anche fuori dal tiro: se volete andiamo a fare una partita a pallone, tanto vinco io». Squadra preferita? «Tifo per il Psg, ho genitori francesi. Non mi dispiace sia andato via Ibrahimovic tanto arriverà un altro campione. Nello sport è così, anche nel tiro: adesso sono arrivato io, domani arriverà qualcun altro». Vincere questa medaglia per la Francia sarebbe stato meglio? «Assolutamente no, sono nato a Firenze e il mio cuore è italiano al 100%». Per chi è questa medaglia? Per papà? «Per lui, la federazione, Andrea Benelli, la mia famiglia. Alla fine non ce la facevo più e ancora non realizzo, non me ne rendo conto. Me ne accorgerò a letto, stanotte. Ora però festeggio con la mia federazione e con gli amici». Qual è il segreto dell’Italia? «Siamo una squadra fortissima, una nazione impressionante. Abbiamo tanto talento ma soprattutto lavoriamo sodo ogni giorno. Ora farò un selfie insieme a Diana e Chiara». Niente morso alla medaglia però… «Sì, perché morderla? Io la bacio, me la godo e me la bacio». Piani per i prossimi giorni? Festa? «Ho altre gare importanti, quindi piano. Ora torno a casa, sto con gli amici, con la mia ragazza e riparto più forte di prima. Oddio, più di così non è facile…».