Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport 14/8/2016, 14 agosto 2016
IL PICCOLO FAN BATTE IL GRANDE PHELPS
Alla lotteria di Singapore tutti puntano adesso sul suo 50”39 . Ieri è stato un boom di giocate su quel tempo colossale nella finale dei 100 farfalla. Per Joseph Schooling stanno facendo cose folli nel Paese asiatico di cinque milioni e mezzo di abitanti. Forse soltanto le Filippine impazzivano per il pugile Manny Pacquiao come ora Singapore per Schooling, il botto più clamoroso in piscina. Il delfinista s’è confermato il più veloce degli ultimi due anni e neanche il miglior Phelps di Londra (51”21) e dell’anno scorso (50”45) l’avrebbe battuto. Una farfalla supersonica che ha sbalordito e rovinato per sempre l’uscita di scena del Messia delle acque. Come ha fatto, Joseph? Una sua foto con Michael a 13 anni sta facendo il giro del mondo ed è sempre stata sua fonte di ispirazione. Phelps stava allenandosi a Singapore prima dei Giochi degli 8 ori di Pechino, lo incoraggiò a nuotare e così diventò il suo idolo.
In America Poi Schooling lasciò Singapore per trasferirsi in Florida, alla Scuola Bolles. Viveva in una casa con ragazzi più grandi di lui. Litigava regolarmente con il suo allenatore Sergio Lopez, lo spagnolo ex bronzo olimpico 1988 a Seul e cercò riparo in Texas. Dove la sua vita cambiò: incontrò infatti il guru Eddie Reese, s’affidò all’ex allenatore di Peirsol, Hansen e Lezak e cominciò a cambiare, a crescere, a credere. E a diventare un toro con le corna di Longhorn, l’emblema dell’Università del Texas, dove studia e si allena. Faticò a convincere i genitori, che durante il patty per la finale sono impazziti di gioia, a potersi tatuare sulla schiena il toro e una frase propiziatoria: «Venite a prenderlo». Dopo i Giochi di Londra avrebbe dovuto partire per il servizio militare: tre anni che gli avrebbero bloccato la carriera in piscina. Il governo fece un’eccezione rinviando l’arruolamento triennale, per continuare a farlo nuotare negli Usa. Fiducia straordinariamente ripagata ieri da Joseph, diventato il primo olimpionico di Singapore dall’ingresso nel 1948: dopo l’argento nei pesi a Roma 1960 con Tan Howe Liang, un argento (2008) e 2 bronzi (2012) nel tennistavolo dei naturalizzati, è il primo trionfo. Il bronzo mondiale di un anno fa dietro il sudafricano Le Clos e l’ungherese Cseh – ieri distanti 75 centesimi insieme a Phelps – ha accresciuto l’autostima del ventunenne delfinista che ha raggiunto e superato il suo mito.
Polemiche Non è stato facile nel 2014 per il padre Colin ottenere il sostegno governativo per il figlio, che – allenandosi in Texas – veniva inizialmente considerato un «talento estraneo», uno straniero, rispetto alla filosofia di vita del paese asiatico che ha naturalizzato le pongiste cinesi pur di conquistare podi olimpici. «Si allena all’estero ma è figlio di terza generazione di questa patria», lo difendeva papà che ricordava i contributi del figlio per regalare ori in serie ai Giochi del sud est asiatico. Ma non era la stessa cosa che programmare un alloro olimpico. E tornata la quiete, Joseph ha continuato ad allenarsi duramente senza dimenticare tanti connazionali che vivono male, «hanno fame davvero» ricorda Sergio Lopez. Che lo perdonò, nonostante il divorzio, ammirato dal talento (che ha provveduto a impostare) e dall’abnegazione del ragazzino. «E’ un duro lavoratore e stare lontano da Singapore gli ha fatto bene», ammette il mentore Reese. Il primo campione asiatico dei 100 delfino dal 1982, un argento ai Giochi del Commonwealth di Glasgow 2014, il bronzo mondiale di Kazan: tutto ha aiutato Schooling, ragazzo mite appassionato di musica e grato per l’eternità all’idolo incontrato ed infine battuto: «Se non fosse stato per Michael, non credo che sarei qui. Volevo essere come lui quand’ero bambino, migliorare e un giorno nuotargli vicino. Gli ho detto dopo la gara: “Voglio stare solo al suo fianco, stare accanto a te adesso mi resterà nel cuore tutta la vita”. E’ stato solo un privilegio gareggiare e battere tutti questi grandi campioni ma devo ancora capire cosa ho fatto». Phelps, Cseh, Le Clos: per un argento a tre mai visto prima ai Giochi come un oro per Singapore: «Ho gareggiato per tante persone, e questo mi ha spinto: è stato un percorso difficile, per Singapore significa molto. Ho dimostrato che anche partendo dal più piccolo paese del mondo si può arrivare a vincere l’oro olimpico. Cambierà la cultura sportiva anche per il mio paese. E lo devo a Phelps: lui ha vinto 22 ori, ha vinto tutto. Cose fuori dal mondo ed impossibili per gli altri, io ne ho vinto uno e mi sento così piccolo davanti a lui, dopo aver visto il tempo per un momento mi sono sentito come lui. Se sono diventato così forte la ragione è solo una: averlo studiato».
Sorpresa L’irruzione di Schooling è una speranza per i ragazzi di Singapore ma riapre anche il dibattito se gli Stati Uniti debbano aiutare gli altri a vincere con i loro supporti tecnici e le loro strutture. Un giorno storico davvero, non solo per Phelps che non aveva mai perso questa gara e cercava il poker d’oro come il giorno prima nei 200 misti, ma anche per tutti quelli come Schooling che si trasferiscono negli Usa in cerca di aiuto. «L’America mi ha aperto la testa». Lopez dice che potrebbe svettare anche nei 200 farfalla, e nello stile libero. Quest’oro gli cambierà la vita ma al seguito di un cowboy come Eddie Reese potrebbe aprire un dominio che gli anziani Phelps e Cseh non potevano garantire più e che il frustrato Le Clos non è riuscito a cavalcare. Ora l’erede di Gary Hall jr e Pablo Morales, e ultimo successore di Phelps, è il piccolo gioiello di Singapore, orgoglio d’Asia e del terzo mondo del nuoto. Nell’addio di Phelps, di leggendario c’è pure la magia compiuta da Schooling. E una nuova farfalla d’oro volò sul mondo.