Filippo Merli, ItaliaOggi 13/8/2016, 13 agosto 2016
LE NOZZE GAY NELLA SALA DIVORZI
Potrebbe sembrare una gufata. Oppure, una semplice provocazione. Il comune di Trieste, però, fa sul serio: le unioni civili si celebreranno nell’ufficio del municipio che, talvolta, viene riservato alle coppie che vogliono formalizzare il divorzio. Non solo. Chi vorrà sposarsi grazie alla nuova legge non potrà farlo né al sabato, né alla domenica, ma solo durante l’orario di apertura.
Una decisione, quella della giunta di centrodestra presieduta dal sindaco, Roberto Dipiazza, che ha scatenato la reazione della senatrice Pd, Monica Cirinnà, firmataria della norma sulle unioni civili.
Lo scorso 13 luglio, Davide Zotti, docente di 48 anni, e Claudio Bertocchi, pensionato di 64, hanno fatto richiesta al comune di Trieste per celebrare le nozze alla fine di agosto. «La dottoressa Maria Giovanna Ghirardi, direttore dello Stato civile», hanno raccontato, «ci ha detto in maniera molto ferma che il comune farà solo la registrazione dell’unione nell’ufficio preposto, comunicandoci l’impossibilità di celebrare la cerimonia nella sala matrimoni e aggiungendo che la registrazione può avvenire solo in orario d’ufficio».
Il ddl Cirinnà prevede che le coppie omosessuali abbiano gli stessi diritti e doveri di quelle etero. I matrimoni gay, quindi, devono essere celebrati nello stesso luogo. «Non lo facciamo per una stupidissima sala, ma perché, nonostante ci sia una legge che ha colmato un buco enorme, in questa città si fatica ad applicarla», hanno aggiunto Zotti e Bertocchi.
L’assessore alla Famiglia, Michele Lobianco,ha spiegato le ragioni della scelta della giunta Dipiazza. «Io seguo né più né meno le leggi, le norme e i regolamenti», ha sottolineato.
«Secondo quest’ultimi, le unioni civili sono atti amministrativi che vengono esplicati dagli uffici preposti. Ecco perché l’iscrizione nel registro delle unioni civili verrà fatta all’interno di una sala predisposta proprio per questo genere di procedura. Contrariamente a quel che è stato detto, non è lo spazio in cui si registrano i divorzi, ma è la sala in cui, per esempio, si va a giurare per la cittadinanza italiana».
La polemica, però, non s’è sgonfiata. Tutt’altro. Sulla presa di posizione del comune di Trieste è intervenuta, in modo piuttosto duro, la senatrice Cirinnà. «Nessun sindaco può fare come gli pare con opzioni di giorni o di sale», ha detto al Piccolo. «È un atto discriminatorio ed è anche un atto illegale. Chi vorrà, potrà fare ricorso».
Secondo Cirinnà, chi non rispetta la legge sulle unioni civili «discrimina e si prende il ricorso al Tar piuttosto che alla magistratura, e viene condannato. I sindaci condannati in via definitiva, con la legge Severino, diventano incandidabili. Voglio proprio vedere quanti sindaci sceglieranno di saltare dalla poltrona per discriminare su una sala dei matrimoni».
Un chiaro messaggio a Dipiazza e al vicesindaco di Trieste, il leghista Pierpaolo Roberti, anche lui contrario a celebrare le unioni civili e a concedere la sala dedicata ai matrimoni agli omosessuali.
La coppia che s’è vista negare la stanza del municipio, oltre a quello di Cirinnà, ha incassato il sostegno dell’Arcigay e di M5s. La giunta Dipiazza, però,ha sfidato la senatrice Pd. Che ha sentenziato: «Questi sindaci stanno cercando di ottenere visibilità ad agosto con la mia legge. Alla fine, la storia li seppellirà».
di Filippo Merli, ItaliaOggi 13/8/2016