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 2016  agosto 14 Domenica calendario

GREG D’ORO

L’infinito viaggiatore è arrivato in porto, trenta vasche da comandante e capitano di questa maratona che conduce all’oro. Gregorio Paltrinieri campione olimpico a Rio nei 1500 stile libero, nessun azzurro c’era mai riuscito, primo italiano a navigare nella distanza più adatta ai ragazzi che crescono tra le onde, gli australiani, gli americani, invece ecco Greg from Carpi, 21 anni, che prende il timone e se ne va verso il sogno. A bordo sale col bronzo il compagno di sgobbate a Ostia Gabriele Detti già di bronzo nei 400 stile. Coetanei e amanti della solitudine e della fatica, si mettono a cavalcioni in corsia uno dietro l’altro e si danno pacche. Sanno cosa c’è dietro tutto questo.
«Un’emozione incredibile» dice Greg ridendo forte. Di più: super storica. Un oro alle Olimpiadi all’Italia mancava da 16 anni, da Fioravanti-Rosolino a Sydney 2000: Domenico doppietta 100-200 rana e Massimiliano nei 200 misti. Due azzurri sullo stesso podio sempre in Australia: Fioravanti oro e Rummolo bronzo nei 200 rana. Quello di Greg è il quarto titolo in tutto per il nuoto maschile italiano. Lui: «Volevo tanto questa medaglia, l’ho sempre voluta. Come del resto volevo il record del mondo anche se non l’ho mai detto: so di valerlo, so che lo farò anche se non è stata questa l’occasione, perché è una finale olimpica e contava solo toccare davanti agli altri».
Molto davanti in 14’34’’57, con quasi 5 secondi di vantaggio sull’argento americano Jaeger Connor (14’39’’48). E dire che poteva sgasare fino all’infinito, verso il record del mondo del cinese Sun Yang (affondato in semifinale) ma gli è poi sfuggito nell’ultima vasca. Paltrinieri ha guidato dai 150 metri per tutta la gara, con dietro ad alternarsi alla rincorsa (il canadese Cochrane, l’americano del fondo Wilimosky, l’australiano Mack Horton), ma nessuno ha mai davvero agganciato Greg. Che se n’è andato per i fatti suoi, aumentando piano piano la velocità. Ai 750 a -0,57 sotto il record, ha allargato la forbice del primato ai 1150 (-1,66), poi l’ha ristretta fino a cedere alla normalità ai 1450 metri, quando è tornato a +0,50. «Che gara. È stato molto più duro di quanto mi aspettassi, non solo per la gara in sé ma per tutto il viaggio».
Gabriele: «Ce la siamo meritata insieme. Ero morto, ho dato tutto. Quale medaglia dei due bronzi mi ha fatto più effetto? La prima perché ero solo, ma questa è speciale perché è con Greg».
Compagni dappertutto. Anche nel viaggio più bello e lungo. Greg: «C’erano molte aspettative attorno a questa finale, quelle degli altri e le mie, difficile dal punto di vista psicologico: per questo sono ancora più contento di aver vinto, è un’emozione incredibile. Anche se adesso mi sembra di non capire cosa ho fatto ». Questa cosa qui, caro Grissino come ti chiamava Rosolino. Ma il magro non s’è sbriciolato: «Non ho avuto paura di niente».
Campione del mondo a Kazan 2015, miglior performer stagionale, primatista mondiale in cor-d’oro ta, primatista e campione europeo (14’34’’04) che è il miglior tempo dell’anno e il secondo di sempre. Paura di che.
E per altro per un ragazzo andato via di casa a 16 anni, emigrato a Ostia lontano da mamma Lorena e papà Luca che gestiva la piscina di Novellara (e adesso quella comunale di Carpi), per allenarsi col tecnico Stefano Morini, zio anche di Detti, ex tecnico di Federica Pellegrini per un breve tempo e allievo di Alberto Castagnetti, coach amato e perduto di Federica. La scuola della meglio gioventù del mezzofondo. Nuova e matura. A Londra 2012 aveva 17 anni Greg, fu quinto nella maratona. Ma già da allora era molto chiara la promessa. Enorme.
Lui troppo magro per la velocità (72 chili per un metro e 91), per qualcuno pure troppo rozzo e scombinato. Ivo Ferretti il biomeccanico della nazionale di lui ha detto: «Greg nuotava con la clava, ma era interessante. La sua asimmetria è un vantaggio: cavalca come un surfista sull’onda ». Un ragazzo sull’onda. «Ho escluso tutte le emozioni. Sono partito forte anche se Morini cerca sempre di farmi ragionare. A me interessava solo andare, sono rimasto concentrato. Me la sono anche goduta, ci ho messo tutto il cuore. Volevo essere sicuro di prendere questa medaglia. La dedico ai miei genitori e alla mia fidanzata Letizia». Che piange sulle tribune. E non è sola.