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 2016  agosto 13 Sabato calendario

IL JUDOKA EGIZIANO CHE NON STRINGE LA MANO ALL’ATLETA ISRAELIANO DISONORA SE STESSO

La visita a Gerusalemme un mese fa del ministro degli Esteri egiziano è stata la prima in nove anni. Sameh Shoukry ha discusso con il premier israeliano di strategie e preoccupazioni comuni (la Striscia di Gaza, il far west nel Sinai). Seduto sul divano con Benjamin Netanyahu, ha anche guardato la finale degli Europei.
Le foto dell’incontro — i sorrisi davanti allo schermo piatto del televisore — sono state pubblicate al Cairo. Quando è tornato in patria, Shoukry è stato processato, almeno davanti al tribunale di Facebook, per tradimento. Gli stessi giudici e giustizieri che in queste settimane hanno incitato il judoka egiziano Islam El Shehaby a rifiutare di combattere con l’israeliano Or Sasson. «Se perdi, disonori un’intera nazione» ha scritto un commentatore.
Infatti El Shehaby ha perso e ha disonorato solo se stesso (e il codice di un’arte marziale come il judo) quando alla fine dello scontro non ha stretto la mano all’altro atleta. Scaraventato a terra un paio di volte durante la sfida, ha saputo rispondere solo con una mossa: insultare a lotta ormai finita. Richiamato dal giudice sul tatami per il saluto rituale, ha piegato di poco la testa, mentre l’etichetta dei samurai richiederebbe un inchino. Neppure il pubblico a Rio de Janeiro si è inchinato al suo sgarbo, l’antisportivo egiziano è stato sommerso dai fischi.
Israele e l’Egitto sono in pace dal 1979. Anwar Sadat ha firmato — e per questo è stato ucciso — un accordo che riconosce l’esistenza dello Stato dall’altra parte della frontiera. Un’intesa che il gesto di El Shehaby e le urla digitali dei suoi sostenitori vorrebbero cancellare. Gli atleti arabi (sempre a Rio la delegazione libanese non ha voluto condividere un autobus) e iraniani proclamano che i loro boicottaggi sono un gesto simbolico contro il trattamento dei palestinesi, una protesta politica attraverso lo sport. Sembra piuttosto che vogliano rifiutare il diritto a esserci degli israeliani. In Medio Oriente o all’Olimpiade.