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 2016  agosto 13 Sabato calendario

LO STRANO CASO DEL LIBOR AI LIVELLI POST-LEHMAN

Wall Street è sui massimi storici, i rendimenti dei titoli di Stato sono sui minimi in buona parte del mondo, gli investitori sono in una fase rilassata. Eppure negli Usa sta suonando, isolato e stonato, un campanello d’allarme: il tasso Libor a 6 mesi (quello su cui sono indicizzati mutui) è volato sui massimi dal 2009. Cioè dal periodo in cui il mercato interbancario era sotto pressione dopo il crack di Lehman Brothers. Ieri il tasso Libor in dollari ha infatti raggiunto l’1,20%, cioè più del doppio del rendimento sui titoli di Stato Usa a 2 anni. Come se fosse tornato l’allarme rosso sulle banche.
Eppure si tratta di un falso allarme. Il tasso Libor semestrale in dollari è infatti sui massimi non per una crisi di fiducia (che striderebbe con Wall Street sui massimi), ma per una riforma varata dal Governo americano sui fondi monetari Usa. È questa che ha mandato letteralmente in tilt il tasso Libor, con possibili pesanti conseguenze sulle famiglie americane (quelle che hanno il mutuo indicizzato al Libor) e soprattutto sulle imprese. «L’impatto - denuncia Antonio Cesarano, capo economista di Mps Capital Services - riguarda soprattutto le aziende che finanziano le loro esigenze di tesoreria emettendo titoli a breve».
Vediamo perché. I fondi monetari, che negli Usa hanno in gestione masse per un totale di 2.700 miliardi di dollari, sono divisi in due famiglie. Il 60% di questi fondi compra solo titoli di Stato a brevissima scadenza (come i nostri BoT), oppure titoli di entità garantite dallo Stato. Il restante 40% dei fondi, quelli definiti «Prime», compra invece anche titoli a brevissima scadenza emessi dalle imprese. Ebbene: la nuova regolamentazione, molto più restrittiva, riguarderà solo questa seconda categoria di fondi. Il Nav dei «Prime» non sarà più fisso, ma fluttuante: viene dunque meno la garanzia che chi investe in fondi monetari non può perdere nulla. Non solo. Questi fondi potranno anche sospendere temporaneamente i rimborsi e potranno imporre commissioni di riscatto fino al 2%. Insomma: regole molto penalizzanti per i clienti dei fondi «Prime».
Così molti investitori stanno fuggendo dai fondi monetari «Prime», per riversarsi sugli altri. Morale: i «Prime» riescono ora a comprare molti meno titoli a breve scadenza emessi dalle imprese, dato che devono rimborsare gli investitori in fuga. Le aziende stanno quindi avendo difficoltà a finanziarsi con strumenti a breve termine e questo sta facendo aumentare i tassi. Cioè il Libor. Per questo è sui massimi dal 2009. Tutta colpa di una normativa sui fondi monetari, che sta strozzando le imprese.