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 2016  agosto 13 Sabato calendario

LA NERA CHE ROMPE LE BARRIERE: «IN PISCINA ERO SEMPRE L’UNICA»

La mano davanti alla bocca, lo stupore davanti all’incredibile. Simone Manuel arriva così sul podio dei 100 stile libero: è la prima afroamericana che sale sul gradino più alto, è la prima donna di colore che può dire: «Ci sarà un giorno in cui una come me potrà vincere senza che ci sia niente di straordinario. Ora non è così. Io mi porto sempre dietro chi mi ha preceduta per aprire questa strada».
I neri sono bravi a correre, non a nuotare, frase acida e credenza popolare che fino a qui ha retto nonostante qualche picconata. Simone è l’inizio di una nuova era ed è normale che ringrazi chi è passato prima perché persino per lei «non è stato semplice passare tutto quel tempo in piscina senza trovarci qualcuno simile a me». Da bambina le servivano idoli per continuare e non c’era troppo da scegliere.
Contro i pregiudizi
Anthony Ervin, ancora in nazionale, è il primo con origini afro ad arrampicarsi su un podio che sembrava concepito per altri. Il suo cuore batte pure per le radici nel 2000, quando vince i 50 stile libero, però la sua pelle è chiara. Multiculturale, non black: può rappresentare ma non fare da specchio a chi cerca risposte. La bambine come Simone aspettano. Quattro anni dopo, ad Atene, Maritza Correia, che ha genitori portoricani, prende un argento in staffetta e nel 2008 Cullen Jones fa la storia insieme con Phelps nella 4x100 diventata culto. L’estasi del sorpasso. È lui la faccia che scelgono i ragazzini di colore ed è lui il poster di Simone che sa benissimo di stare già appesa su porte di camere dove si sogna fin da ora.
«Qualcuno cambierà idea»
La ventenne, che ha iniziato quando di anni ne aveva quattro perché voleva il costume a fiori, ha già contagiato emulatrici che aspettavano solo un segnale: «Ho ricevuto così tanti messaggi che neanche so cosa dire». Basta l’abbraccio con la compagna di staffetta Lia Neal, insieme hanno vinto un argento all’inizio di questa avventura. Mezza squadra americana era nera e si è presa una medaglia importante, ma lì c’era Katie Ledecky, compagna di stanza di Simone, a tirare e tutto il resto sembrava troppo semplice. Eppure non abbiamo guardato bene perché è la prima volta che due ragazze di colore si qualificano in questa squadra supercompetitiva.
Simone prova a tenersi l’espressione rapita anche se sa che questo oro viaggerà fuori dalla piscina: «Magari aiuto a cambiare l’idea di qualcuno e in questi mesi così difficili per noi sarebbe bellissimo saperlo». Orgoglio fresco che non ha neppure bisogno di essere definito meglio. Si muove a ondate. Quel genere di cambiamenti che possono, lentamente, erodere i pregiudizi.