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 2016  agosto 11 Giovedì calendario

Notizia tratte da: Philip Knigtley, Colin Simpson, Le vite segrete di Lawrence d’Arabia, Odoya, 2016, pp

Notizia tratte da: Philip Knigtley, Colin Simpson, Le vite segrete di Lawrence d’Arabia, Odoya, 2016, pp. 364.

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Il proprietario terriero irlandese Thomas Robert Tighe Chapman nel 1884 lasciò la sua prima moglie Edith e le quattro figlie per mettersi con la governante scozzese Sarah. Cambiarono nome, non si sposarono ma ebbero cinque figli. Il secondo era Thomas Edward Lawrence, noto in seguito come Lawrence d’Arabia.

La prima moglie Edith, chiamata la “santa vipera”, evangelica, considerava peccato ogni forma di divertimento, recitava le preghiere tre volte al giorno ed era capace di sostenere una conversazione fatta esclusivamente di citazioni bibliche.

Thomas Edward nacque nelle prime ore del 16 agosto 1888 a Tremadoc, nel Caernarvonshire, in Galles.

Sosteneva sua madre che T.E., chiamato in famiglia Ned, aveva imparato l’alfabeto ancor prima di compiere tre anni.

Ernest Cox, insegnante alla Oxford High School, dove studiò T.E.: «Di poche parole, egocentrico, avveduto, insondabile. In moltissime cose era un ragazzo come tutti gli altri, e tuttavia era diverso in quanto, soprattutto, dava l’impressione di possedere delle capacità nascoste, oltre a una vaga sensazione che vi fosse in lui un qualcosa di segreto e totalmente irraggiungibile».

Un compagno di scuola ricorda che T.E. si distingueva soprattutto per la sua «magrezza e una vigorosa facondia».

Intorno ai dodici anni Lawrence era alto un metro e 63 centimetri (l’altezza media degli studenti di Oxford a quel tempo era di un metro e 70). Sembrava più piccolo di quanto fosse in realtà perché, in proporzione, aveva la testa più grande del corpo.

Ai tempi amava fare ricalchi dei bassorilievi dei monumenti funebri.

Nell’estate del 1908 Lawrence intraprese un giro della Francia in bicicletta che lo portò fino a Carcassonne, nell’estremo Sud, soprattutto per studiare l’architettura militare medievale. Si descriveva «abbronzato come un giapponese e sottile come un foglio di carta».

Nel 1906 in alcuni scavi a Oxford vennero fuori reperti romani. Temendo che gli operai non ne comprendessero il valore, offriva loro qualche penny in cambio delle scoperte. Andò avanti così per due anni e alla fine donò i migliori pezzi all’Ashmolean Museum.

A diciassette anni Lawrence fuggì da casa, di notte, e andò in bicicletta fino a St Juste-in-Roseland, in Cornovaglia, dove si arruolò come soldato semplice nel battaglione di reclute della Royal Artillery. Suo padre andò in Cornovaglia, pagò il riscatto e lo riporto a casa: fece costruire per lui un piccolo bungalow di due stanze in fondo al giardino.

D.G. Hogarth, direttore dell’Ashmolean Museum, sarebbe diventato per Lawrence «il genitore del quale potevo essere sicuro che capiva, senza riserve, che cosa mi assillava».

Al Jesus College di Oxford, durante le battaglie studentesche, la sua arma preferita era una pompa di bicicletta piena d’acqua. Per ripararsi usava un catino a mo’ di elmetto.

D.G. Hogarth a proposito di Lawrence, nel 1920: «L’interesse che nutre per se stesso è uguagliato dalla fiducia che ha in se stesso, ma a coloro che condividono il primo non chiede di condividere anche la seconda. Degli altri si prende gioco o innalza nelle sue simpatie, ma se qualcuno cerca di fare altrettanto con lui fugge via. Trova che spingere (non farsi avanti) gli sia più congeniale che fare strada e adora spingere l’ignaro, ma se questi non avanza veloce come lui pensa che debba, lo spinge via di lato e passa lui davanti. La sua legge è ciò che lui pensa».

Le Crociate divennero sempre più il soggetto che maggiormente lo interessava e nella vita cominciò a far di tutto per diventare esempio vivente dello spirito cavalleresco: forte, puro e casto.

Con un amico di Oxford, Vyvyan Richards, studente anglo-americano, progettarono una casa ideale da costruirsi a Poles Hill, nella Epping Forest. Lì si sarebbero applicati alla stampa a mano di libri di ottima fattura. Richards dichiarò: «In tutta franchezza per me si trattò di affetto a prima vista».

«Era assolutamente privo d’ogni sensualità e d’ogni carnalità: non capiva e basta. Accettava il mio affetto, anzi la mia abnegazione, e alla fine la mia totale subordinazione, come se gli fossero dovuti. Non diede mai il minimo segno di aver compreso i miei motivi o d’essersi accorto del mio desiderio. Ricambiò tutto quello che gli offrivo – ovviamente con secondi fini – col rispetto, l’affetto e l’amore più puri che avessi mai ricevuto da alcuno. Amore e rispetto che erano squisitamente spirituali. Solo ora mi rendo conto che era asessuato, o almeno che ignorava il sesso» (Vyvyan Richards).

Un amico riferisce che Lawrence metteva alla prova la resistenza fisica digiunando per giorni, compiendo col solo aiuto della bussola marce nelle campagne circostanti, durante le quali faceva nuotate o scalate di qualsiasi tipo, passando intere serate a esercitarsi con la pistola nel poligono di tiro finché non diventò abile con ambedue le mani e pedalando in bicicletta fino a crollare esausto al lato della strada.

Nel 1909 partì per il Medio Oriente per la sua tesi. Prima prese lezioni di arabo da un prete siriano. Portò istruzioni scritte da Hogarth, una macchina fotografica con un potente teleobiettivo, una pistola con munizioni di riserva e salvacondotti firmati da Lord Curzon, oltre a mappe e carte. Arrivò a Beirut il 6 luglio. Aveva in programma di coprire a piedi, a tappe, 1.600 chilometri attraverso la Siria (che comprendeva le attuali Israele, Giordania e Libano), studiando i castelli eretti dai crociati. Al suo ritorno a Oxford conseguì la laurea a pieni voti in storia.

Nell’estate del 1910, raccomandato da Hogarth, partì per una spedizione archelogica a Carchemish, nell’Asia Minore. Le spedizioni archeologiche di Hogarth erano quasi sempre motivate, ma alcune di esse finanziate da ministeri che con l’archeologia nulla avevano a che vedere. Si potrebbero paragonare a una fondazione culturale attuale finanziata dalla Cia americana.

In pantaloncini corti, abbronzato, sempre più istruito nello studio dell’arabo, presto divenne lo straniero più noto in tutta la zona.

Tra tutti gli operai, una predilezione per il giovane asinaio soprannominato Dahoum (“Bruno” o “Nero”, forse in senso ironico, perché aveva carnagione molto chiara), e per il capo-operaio degli scavi, Hamoudi.

Finiti gli scavi a Carchemish Lawrence rimase in Asia Minore. Fu arrestato come disertore dell’esercito turco e messo in prigione, riuscì a fuggire corrompendo una guardia.

Nel 1913, quando i lavori degli scavi furono sospesi per i mesi estivi, Lawrence portò con sé in Inghilterra Dahoum e Hamoudi e li fece sistemare nel bungalow, nel giardino della casa dei genitori. Suo padre pagò le spese del viaggio.

Lawrence e Dahoum vagarono per settimane nel deserto del Sinai, tracciando una mappa delle piste e dei pozzi. Ufficialmente compivano ricerche su «l’itinerario seguito dagli israeliti durante i famosi quarantacinque anni che trascorsero nel deserto». Raccolsero tutte le informazioni militari possibili su una nuova strada tra i monti del Tauro aperta dai tedeschi per portare i materiali necessari alla costruzione della ferrovia Berlino-Baghdad.

Il 9 dicembre 1914 partì da Marsiglia per il Cairo, dov’era stato destinato come rinforzo al Military Intelligence Office.

Il suo primo agente al Cairo: Charles Boutagy, 18 anni, cristiano di Haifa, fuggito dalla Palestina su una nave italiana.

Secondo quanto dichiara Suleiman Feidi, membro del parlamento ottomano prima della Rivolta Araba, Lawrence gli chiese di mettere insieme una forza in grado di ribellarsi ai turchi, promettendogli una sovvenzione in oro illimitata. Feidi declinò l’offerta.

Il 10 giugno 1916 Lawrence era appena arrivato al Cairo quando lo sceriffo alla Mecca Hussein puntò il fucile dalla finestra della sua casa e fece fuoco contro la caserma turca, dando il segnale d’inizio della Rivolta Araba. Nasceva così la causa alla quale nei successivi cinque anni Lawrence si sarebbe dedicato completamente.

Il giornalista americano Lowell Thomas scrisse che T.E. Lawrence fu il Robin Hood del deserto che portò al trionfo le tribù di Arabia contro i turchi. Ma in quanto ufficiale dei servizi militari d’informazione dislocato presso l’emiro Faysal, figlio dello sceriffo della Mecca, il suo compito era controllare l’andamento della Rivolta, in maniera che volgesse a favore dell’Inghilterra. Doveva convincere gli arabi che l’Inghilterra più di tutte le altre potenze aveva a cuore i loro interessi e la loro libertà, per farli cadere sotto il controllo inglese.

«Gli arabi sono ancora meno stabili dei turchi. Se manovrati in maniera opportuna, continueranno, politicamente, a formare uno stato mosaico, un tessuto di piccoli principati gelosi e incapaci di coesione, e tuttavia sempre pronti a unirsi contro una forza esterna» (T.E. Lawrence nel 1916).

«Se vogliamo starcene in pace nel sud della Siria e tenerci anche il Sud della Mesopotamia e controllare le Città Sante, è indispensabile che o noi oppure una potenza non-maomettana e nostra amica si sia padroni di Damasco» (T.E. Lawrence).

«Se indossi il costume arabo quando ti trovi tra le tribù acquisterai la loro fiducia e la loro confidenza in maniera tale che ti sarebbe difficile ottenere restando in uniforme. D’altro canto, è difficile e pericoloso. Ti sentirai come un attore in un teatro sconosciuto che recita una parte giorno e notte per mesi, senza mai concedersi riposo, in preda all’ansia. Il successo completo, che si ha quando gli arabi dimenticano che sei uno straniero e parlano in tutta franchezza davanti a te, considerandoti uno di loro, forse è raggiungibile soltanto con la forza di carattere […]. Se indossi cose arabe indossa le migliori. Tra le tribù l’abito ha molta importanza e tu devi portare quello appropriato e apparirvi a tuo agio» (T.E. Lawrence).

«Il segreto essenziale nel trattare gli arabi sta nello studiarli ininterrottamente […] Il tuo successo sarà proporzionato alla quantità di sforzo intellettuale che vi avrai dedicato» (T.E. Lawrence).

L’accordo Sykes-Picot (dal nome dei suoi promotori), firmato nel 1916 tra Inghilterra, Francia e Russia per spartirsi le parti migliori dell’impero ottomano, lasciando ben poco agli arabi. Secondo lo storico arabo George Antonius, «un documento abominevole (…) prodotto della peggiore cupidigia (…) un infame inganno».

Sir Mark Sykes, secondo Lawrence «un fagotto di prevenzioni, intuizioni, conoscenze monche».

L’accordo segreto Sykes-Picot prevedeva che l’Inghilterra s’appropriasse di una fascia di territorio che dalla parte meridionale della Siria giungeva fino alla Mesopotamia (oggi Iraq), dove s’allargava includendo Baghdad e Basra. Alla Francia andava la maggior parte della Siria e il distretto di Mosul, in Mesopotamia (l’Inghilterra in seguito, dopo essersi accorta di aver rinunciato ai più ricchi pozzi di petrolio del Medio Oriente, avrebbe cambiato idea). La Palestina veniva destinata a uno speciale regime internazionale e ciò credere ai sionisti di poter realizzare il sogno di un territorio nazionale ebraico.

Quando i bolscevichi giunsero al potere, nel 1917, rivelarono al mondo intero l’esistenza dell’Accordo Sykes-Picot.

Il comandante in capo turco in Siria, Jemal Pascià (noto come “Il Macellaio”) mandò notizia dell’accordo a Faysal e offerte di pace. Questi riferì al padre Hussein dell’accordo. Lawrence, che leggeva le lettere riservate di Faysal quando era assente, rassicurò Hussein.

In realtà Lawrence era contrario all’accordo, non per sensi di colpa nei confronti degli arabi, ma perché la Francia veniva con esso aiutata nelle sue mire nel Medio Oriente.

Il progetto cui Lawrence mirava prevedeva per gli arabi una tutela sotto gli inglesi estesa all’infinito e tendente a farne una colonia. Quando gli arabi seppero dell’accordo Sykes-Picot, Lawrence li esortò a combattere con maggior ardore: sperava che Faysal entrasse a Damasco prima degli alleati e vi si stabilisse come sovrano della Siria. Sperava che il governo inglese, di fronte al fatto compiuto, avrebbe rinunciato all’accordo Sykes-Picot e sostenuto Hussein, o preferibilmente suo figlio Faysal, come sovrano della Siria. Braccio destro del sovrano: lo stesso Lawrence.

La vita di Lawrence insieme ai guerriglieri arabi, raccontata dal suo mitragliere, Tom Beaumont: «Dormivamo in una buca scavata nella sabbia con una coperta, massimo due, per ripararci. Passavano spesso quattro mesi prima che potessimo cambiarci d’abito. Per lavare i vestiti usavamo benzina d’aviazione. Per raderci avevamo a disposizione un barattolo da cinquanta Players pieno d’acqua in dieci uomini. Lawrence, lui era fortunato in questo, perché non aveva bisogno di radersi se non forse ogni tre o quattro mesi».

Il 2 luglio 1917, diretto con lo sceicco Auda e i suoi uomini alla conquista di Akaba, attaccò i turchi al passo di Aba el Lissan. Dopo un combattimento durato tutta la mattina, alla fine del quale non s’era ottenuto nessun risultato, Auda guidò i suoi uomini contro i turchi in una carica su cammello. Lawrence, correndo come un forsennato e sparando con la pistola, colpì incidentalmente alla testa la propria cavalcatura, crollò a terra e svenne. Quando riprese i sensi, la battaglia era finita. Erano morti 300 turchi e 160 fatti prigionieri; gli arabi morti erano 2. Lawrence, tornato al Cairo, scoprì di essere diventato un eroe.

Molto del prestigio di Lawrence presso i beduini derivò dalle sterline che distribuiva tra loro. Suleiman Mousa: «Decisero che un uomo che poteva disporre di tali enormi somme di denaro dovesse essere un rappresentante molto importante del suo governo».

Alcuni degli ufficiali inglesi che lo accompagnarono nei campi dei beduini descrissero l’entusiasmo delle accoglienze, col suo nome gridato all’araba, «Aurens, Aurens».

Sir Reginald Wingate: «Non esiste alcun dubbio sul suo ascendente, la sua bravura e il suo prestigio personali, ma i soldi che egli fu in grado di distribuire in così grandi quantità hanno a che vedere con il successo dell’operazione araba molto più di quanto si creda».

Nel gennaio 1918 Lawrence prese parte alla battaglia di Tafileh, in cui tre battaglioni di fanteria turchi (per un totale di 900 uomini), una compagnia di cavalleria e due cannoni da montagna austriaci, tentarono di riconquistare un villaggio che era stato occupato dal più giovane dei figli di Hussein, Zeid, con circa 300 uomini. La tattica di battaglia, che Lawrence disse suggerita da lui, provocò le seguenti perdite tra i turchi: 400 morti, 250 prigionieri, 27 mitragliatrici e 200 animali da soma.

Per la battaglia di Tafileh Lawrence fu insignito del Distinguished Service Order.

Nell’ottobre 1917, durante una ricognizione fino a Deraa, centro vitale delle comunicazioni turche, vestito con uno costume arabo entrò in città. Catturato e portato davanti ad Hajim Bey, il governatore: «Hajim era un pederasta incorreggibile e s’incapricciò di me. Così mi tenne sotto custodia fino a notte, quindi cercò di possedermi. Io mi rifiutai e alla fine, con una certa difficoltà, prevalse lui. Quindi mi mandò all’ospedale e, prima dell’alba, fuggii, perché ero meno ferito di quanto credeva lui. Hajim ebbe tanta vergogna del pasticcio che aveva combinato che mise a tacere tutta la cosa, e non denunciò mai la mia cattura e la mia fuga».

«Per paura del dolore, o meglio per guadagnare cinque minuti di respiro nella sofferenza che stava facendomi impazzire, cedetti l’unico bene col quale veniamo al mondo: l’integrità del nostro corpo. È un fatto imperdonabile, una condizione irreparabile: ed è questo che mi ha fatto rinunciare a una vita decente e all’impiego normale del mio ingegno e del mio talento non disprezzabili» (lettera di T.E. Lawrence a Charlotte Shaw, 26 marzo 1924).

Hajim Muhittin Bey era conosciuto in Turchia come eterosessuale che a Deraa non aveva difficoltà a procurarsi ragazze. Molto diverso, anche fisicamente, dalla descrizione che fa Lawrence. Nei suoi diari non si fa mai menzione dell’inglese, anche se sapeva di lui, che chiamava sempre «il mio avversario». Suo figlio, Targan, ha riferito che il padre mai in nessun momento dichiarò di aver conosciuto Lawrence, né mai lasciò anche solo capire che sapeva che faccia avesse.

«Non era un bugiardo. Era un attore. Ma devo aggiungere che non era neppure un mostro di veracità» (Bernard Shaw a proposito di Lawrence).

A Deraa Lawrence era stato tradito da Abd el Kadir, notabile arabo di origine algerina.

Francia e Inghilterra, per evitare la ribellione degli arabi, firmarono una nuova dichiarazione che annunciava la liberazione delle popolazioni che erano state sotto il giogo turco e la formazione di governi nazionali eletti dal popolo.

Nell’estate del 1919 Sir Mark Sykes aprì i negoziati con i sionisti. Questi condivisero il punto di vista del governo britannico secondo cui solo una Palestina inglese avrebbe potuto costituire un fidato stato cuscinetto a difesa dell’Egitto e del canale di Suez, e assicurarono che, se l’Inghilterra li avesse sostenuti, avrebbero appoggiato la creazione di un protettorato inglese in Palestina.

Il ministro degli Esteri britannico Balfour nel novembre 1917: « Il governo di Sua Maestà vede con favore la formazione in Palestina di un centro [“National Home”] del popolo ebreo e farà ogni sforzo per facilitare il raggiungimento di tale obiettivo, rendendo altresì chiaro che nulla sarà fatto che passa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle attuali comunità non ebraiche in Palestina, o i diritti e lo stato politico dei quali godono gli ebrei in qualsiasi altro paese».

Nel 1939 il Lord cancelliere Maugham: «Dal 1915 in poi, tutti i governi del Regno Unito hanno sostenuto fermamente la tesi secondo la quale non solo Sir Henry MacMahon nel suo carteggio con lo sceriffo della Mecca intendeva […] lasciare […] la Palestina fuori dall’area d’indipendenza araba, ma anche che alla corrispondenza in questione non poteva e non può tuttora darsi altra interpretazione».

Alcuni documenti ufficiali e segreti, solo ora resi pubblici, indicano che invece la Palestina era stata promessa agli arabi. In rapporto dell’Arab Bureau preparato da Hogarth e datato novembre 1916, in cui vien fatto un sommario di ciò che era stato concordato tra MacMahon e Hussein. C’era scritto, tra l’altro: «Da parte della Gran Bretagna è stato convenuto quanto segue: 1) riconoscere l’indipendenza di quelle zone del territorio di lingua araba nel quale siamo liberi di agire senza danno per gli interessi della Francia. Con queste non definite riserve, è inteso che suddetto territorio sia delimitato a nord sino a circa il 37° grado di latitudine, a est dalla frontiera con la Persia, a sud dal Golfo Persico e dall’oceano Indiano, a ovest dal mar Rosso e dal Mediterraneo fino a circa il 33° grado di latitudine,8 e più oltre da una linea indefinita che corre a ovest di Damasco, Homs, Hama e Aleppo: tutto ciò che si stende tra questa linea e il Mediterraneo rimane pertanto, in ogni caso, assolutamente riservato ai futuri accordi con la Francia e gli arabi».

Il verbale di una seduta della Commissione per gli affari orientali del War Cabinet tenuta a Londra il 27 novembre 1918. Lord Curzon, Lord presidente del Consiglio: «La situazione, per la Palestina, è la seguente. In riferimento ai nostri impegni, v’è innanzitutto quello generale preso con Hussein nell’ottobre 1915, con il quale la Palestina veniva inclusa tra i territori per i quali la Gran Bretagna garantiva che in futuro sarebbero rimasti arabi e indipendenti».

Lord Curzon, afflitto da un male alla spina dorsale, portava un busto d’acciaio che i suoi contemporanei dicevano s’adattasse benissimo al suo inflessibile carattere.

Dopo la caduta di Damasco, quando fu chiaro che i francesi rivendicavano il possedimento della Siria, Lawrence tornò a Londra con un piano da sottoporre al governo. Proponeva l’abbandono dell’accordo Sykes-Picot e la divisione dell’Arabia in tre stati: la Mesopotamia Inferiore, sotto Abdulla; la Mesopotamia Superiore, sotto Zeid, e la Siria, sotto Faysal. Ambedue le Mesopotamie sarebbero state entro la sfera degli interessi inglesi, e quella Inferiore sotto il diretto controllo dell’Inghilterra.

A Londra, attraverso Lawrence, nel 1918 Faysal incontrò, al Carlton Hotel, Chaim Weizmann, il leader sionista, con cui giunse a un patto sulla convivenza tra arabi ed ebrei nel Medio Oriente. Ciò portò qualche settimana dopo a un accordo che soddisfaceva tutti: agli inglesi l’amministrazione fiduciaria, ai sionisti il diritto d’ingresso nel paese, terra da colonizzare (anche al di fuori della Palestina, se necessario), e una rappresentanza nel governo; Faysal riceveva dagli ebrei denaro e assistenza finanziaria, oltre all’appoggio sionista alla Conferenza per la Pace.

Quando si trattò di firmare il documento effettivo, il 3 gennaio 1919, sorsero difficoltà. Nell’abbozzo del documento Weizmann aveva incluso le espressioni “stato ebraico” e “governo ebraico”. Faysal obiettò che bisognava sostituire quelle espressioni rispettivamente con “Palestina” e “governo palestinese”. Faysal insistette perché a piede dell’ultima pagina del documento venisse scritta in arabo una riserva. Lawrence ne scrisse una traduzione: «Se agli arabi vengono riconosciuti i diritti da me esposti nel mio documento del 4 gennaio indirizzato al ministro degli Esteri inglese, io mi atterrò a quanto scritto in questo accordo. Se vengono fatti dei cambiamenti, non risponderò del mancato rispetto dell’accordo».

Differenze tra la traduzione di Lawrence e quella fatta in seguito da Antonius, che comincia: «Purché gli arabi ottengano la loro indipendenza come richiesto nel mio memorandum» ed è più esplicita: «Non mi riterrò minimamente legato a un solo articolo del presente accordo, che sarà giudicato nullo e di nessuna importanza né validità».

Lawrence è stato accusato di avere ingannato Weizmann sulle riserve di Faysal, e di non aver informato Faysal della vera portata delle aspirazioni dei sionisti.

Lettera scritta da Lawrence ad Alan Dawnay, ufficiale di stato maggiore e suo collaboratore nella guerra araba, datata 28 settembre 1919 (cioè nove mesi dopo l’accordo firmato da Weizmann e Faysal): «I francesi per qualche mese si comporteranno nel migliore dei modi, dando denaro a Faysal senza condizioni. Poi tenteranno un giro di vite. Lui dirà che non vuole i loro soldi perché ormai a questo punto i sionisti avranno già un centro a Gerusalemme e lo finanzieranno (tutto questo è scritto e stabilito, ma per l’amor di Dio non rivelarlo alla stampa né ai francesi). I sionisti non sono un governo e non sono inglesi, e la loro azione non viola l’Accordo Sykes-Picot. Sono anche loro semiti e palestinesi e il governo arabo non ha paura di loro (gli può tagliare la gola, a tutti quanti, o strappargli i denti, sempre che voglia). Finanzieranno tutto l’Oriente, spero, comprese Siria e Mesopotamia. I ricchi ebrei non vogliono puntare tutto soltanto sulla Palestina»).

A Sanremo nel 1920 Francia e Inghilterra firmarono un accordo: l’intero territorio arabo che si estendeva tra il Mediterraneo e la frontiera persiana – compresa la Palestina – veniva suddiviso in vari mandati distribuiti in modo da soddisfare le ambizioni imperialistiche dell’Inghilterra e della Francia. Gli arabi presero le armi, i francesi occuparono Damasco. Faysal sperò nell’intervento degli Usa, il cui presidente Wilson andava in giro a dire che nessun paese sarebbe stato governato contro i desideri dei cittadini. Oppure degli inglesi, che secondo lui non avrebbero accettato la prepotenza francese. Invece nessuno si mosse in suo aiuto.

Faysal il 28 luglio 1928 fu costretto ad abbandonare il paese.

L’umiliazione di Faysal colpì molto Lawrence. Questi, tornato a casa dei genitori, secondo quanto dice sua madre, per ore se ne stava seduto «nella stessa posizione, senza muoversi, e con la stessa espressione in viso».

«Appena mi sarò liberato dello spirito di nomade che è in me e mi sarò messo in pace, non vorrò più sentire parlare dell’Oriente» (T.E. Lawrence).

Lo scrittore giornalista americano Lowell Thomas nell’agosto 1919 con una serie di conferenze al Covent Garden Opera House creò il mito di Lawrence “principe della Mecca”. Anche il Times contribuì alla leggenda: «Così in alto giunse il suo prestigio che gli arabi gli attribuirono poteri soprannaturali e re Hussein gli conferì l’onore, che non ha altri precedenti nella storia, di crearlo Principe della Mecca».

È stato calcolato che dalle conferenze su Lawrence il giornalista americano Lowell Thomas abbia ricavato un milione di dollari.

«Lowell Thomas ha fatto di me una specie di idolo d’avanspettacolo» (da una lettera scritta da T.E. Lawrence).

Si diceva che Lawrence avesse dato un morso a Lord Curzon alla Conferenza per la Pace a Parigi perché lo aveva irritato; che avesse attaccato la sua Croix de Guerre al collare di un cane portandoselo poi dietro per le strade di Oxford e che avesse rifiutato l’insegna dell’Ordine del Bagno proprio mentre Giorgio V stava per mettergliela al collo.

Churchill, ministro della guerra e dell’aeronautica, volle Lawrence nel suo nuovo Dipartimento del Medio Oriente, come consulente per i problemi arabi.

Il primo impegno di Lawrence al Dipartimento del Medio Oriente fu cercare qualche riparazione a Faysal a cui venne offerto il trono dell’Iraq. Quando Faysal accettò, si pose il problema di far accettare lui agli iracheni. Comunque Faysal fu eletto re con la maggioranza, sospettosamente ampia, del 96,8%.

L’unico possibile avversario di Faysal era Sayid Taleb. Questi, uscendo dalla casa di Sir Percy in Iraq, dove era stato invitato per un tè, fu trascinato di peso in un’auto blindata e spedito per una lunga vacanza a Ceylon.

Nominato plenipotenziario, Lawrence ricevette ordine di persuadere re Hussein a firmare un trattato in cui si ratificava tutto ciò che era stato fatto dagli Alleati nel Medio Oriente. In cambio gli offrirono 100.000 sterline l’anno.

Di sua iniziativa, Lawrence concesse a Hussein un prestito di 8.000 rupie: «Ne aveva urgente bisogno e s’è mostrato debitamente grato». Poi si allarmò quando scoprì che aveva comprato dieci aeroplani, sei dei quali dall’Italia. «Forse non ci si è resi conto di quale schifo siano gli apparecchi italiani e quanto disgustato sarà ben presto il re dei suoi costosi acquisti. Credo che sia una magnifica lezione per lui».

Le trattative con Hussein andarono avanti per tutto il 1922 e il 1923. Continuò a regnare, pentito di aver organizzato la Rivolta Araba, finché Ibn Saud e i Wahabiti conquistarono La Mecca, nel 1924. Dopo aver abdicato, Hussein se ne andò in esilio ad Akaba e poi a Cipro. L’Inghilterra gli conferì la Grande Croce dell’Ordine del Bagno. Nel 1930, a 75 anni, si ammalò e il governo inglese gli permise di ritornare ad Amman a finire i suoi giorni presso i figli. Morì l’anno seguente.

Lawrence, considerato concluso il suo lavoro, lasciò il Colonial Office: «E così uscimmo dall’avventura della guerra in Oriente con le mani pulite».

Ritornato in Inghilterra, Lawrence si mise a scrivere I sette pilastri riducendosi a uno stato di abbrutimento. mangiava saltuariamente, senza orari, nei buffet delle stazioni, a Londra, perché erano sempre aperti. Scrisse a Robert Graves: «Quasi ho perso la testa questa primavera [1922], dietro a quel mio dannato libro».

A un funzionario del Foreign Office che gli aveva chiesto quali erano le sue motivazioni quando si era impegnato nella guerra araba, rispose che il primo, e più importante era « Personale. Amavo molto una certa persona, araba, e pensavo che la libertà della razza sarebbe stato un dono auspicabile».

Non si sa chi sia S.A., la persona cui è dedicata una poesia all’inizio del libro I sette pilastri. Molti dicono che sia Dahoum, secondo altri era un agente del servizio segreto ebraico, Sarah Aaronsohn.

Sarah Aaronsohn era una sionista che lavorava per il servizio segreto inglese in Palestina nel 1917-1918. I turchi la catturarono e torturarono per cercare di scoprire i nomi degli altri agenti e i suoi metodi di contatto con gli inglesi. La donna, che al momento della cattura era riuscita a tener nascosta una pistola, si sparò. Non sembra possibile che abbia mai conosciuto Lawrence.

Secondo Robert Craves S.A. significa «Son Altesse» e si riferisca a Farida el Akl una nobildonna bellissima che compare agli inizi della vita di Lawrence e che lui amò «con tutto il trasporto che la sua mistica irlandese della castità gli permetteva».

Farida el Akl spiegò di non essere S.A.: «Lawrence non si innamorò mai di nessuna donna. Non poteva. Per me, S. A. è Siria-Arabia».

Dahoum, conosciuto da Lawrence negli scavi di Carchemish. Un ragazzo straordinariamente bello, slanciato, con grandi occhi scuri e un’espressione serena in viso.

Il vero nome di Dahoum era Salim Ahmed. Il mitragliere inglese Tom Beaumont: «Salim era un tipo simpatico. Era di pelle chiara, sapeva un po’ d’inglese e di turco ed era bravo a far fotografie e anche di conti. Non era un soldato, né lo è mai diventato. Era più una specie di assistente di Lawrence. Quando andò dietro le linee turche, Lawrence gli mandava qualcuno con soldi e istruzioni. E questo messaggero tornava sempre con notizie sui movimenti delle truppe turche».

Nel settembre 1918 Dahoum si ammalò di tifo. Tom Beaumont: «Sono sicuro che Lawrence parlò di tifo perché subito dopo tutti noi per precauzione facemmo delle iniezioni antitifiche. Poi Lawrence si girò e si tirò sul viso il kuffieh e lo sentii dire: “Amavo quel ragazzo”. Quando mi voltai vidi che aveva pianto».

Scritta buona parte de I sette pilastri, Lawrence decise di entrare nella Raf come aviere semplice.

Il 28 agosto 1922 Lawrence si presentò al centro reclutamento della Raf a Covent Garden. Si presentò con il cognome di Ross. Destando i sospetti del sergente maggiore, fu rimandato a casa perché si procurasse le referenze dell’ultimo posto dove aveva lavorato. Scoprirono che i documenti erano falsi. Lawrence tornò accompagnato da qualcuno del ministero dell’Aeronautica e con l’ordine di arruolarlo come Ross. Anche i medici della Raf lo avevano respinto e il sergente faceva resistenza. Il comandante allora gli ordinò: «Quell’uomo è Lawrence d’Arabia. Lo faccia entrare nell’Air Force o si troverà sistemato per sempre».

Al centro di addestramento a Uxbridge Lawrence risultava completamente spossato già solo dopo le esercitazioni del mattino. Gli si erano formate delle vesciche ai peidi, aveva dei tagli, s’era fratturato un dito e distorto un piede. La stoffa rozza dell’uniforme gli irritava la pelle e le cinghie della zaino gli davano fastidio alla clavicola che s’era rotta nel 1919.

Dopo qualche mese di Raf Lawrence sembrò adattarsi. Eric Kennington, l’artista che stava eseguendo le illustrazioni del libro I sette pilastri lo trovò molto curato: «Mai un bottone fuori posto o una macchiolina sulle scarpe, e l’uniforme ben tagliata dava risalto alla robustezza del collo e alla linea della mascella».

Nel 1922 Lawrence conobbe John Bruce, allora diciottenne. Gli affidava piccoli compiti, come per esempio spedire delle lettere. A un certo punto gli raccontò una storia del tutto falsa: riferì di aver chiesto dei soldi a un parente, chiamato “il Vecchio”. Questi aveva accettato di prestarglieli, a patto che si dedicasse al completamento del libro e che si arruolasse di nuovo, considerando una vergogna il suo abbandono del Colonial Office. Inoltre, aggiunse Lawrence, voleva costringerlo a punizioni corporali.

Racconta John Bruce: «A novembre, mi chiese se potevo andare giù a Farnborough, perché doveva parlarmi di certe cose. Arrivai due giorni dopo e lo trovai molto abbattuto. Mi disse che era arrivata una verga. Era accompagnata da un biglietto del Vecchio nel quale veniva annunciato che sarebbero seguite ulteriori istruzioni. Stabilimmo che avrei preso alloggio in città e avrei atteso gli eventi. Poi gli dissi che lui avrebbe dovuto puntare i piedi immediatamente. Rispose: “È impossibile. Ti ho già detto che ho accettato queste condizioni senza riserve, e se adesso mi ribello questa vita d’inferno può durare all’infinito. Ormai me la sento di sopportare qualche paio di colpi sulle natiche”».

Lawrence tra gli avieri aveva parecchi amici, tra cui uno che chiamava a volte «poppet» (piccino) e altre «rabbit» (coniglietto).

Quando si sparse la notizia che Lawrence era nella Raf, alcuni giornalisti si fecero avanti per fotografarlo. I suoi amici lo protessero, anche fracassando le macchinette dei reporter.

Perseguitato dai giornali e dallo scandalo (era inaccettabile per l’Air Force che un famoso colonnello fosse arruolato come semplice aviere), Lawrence fu congedato. Cacciato dalla Raf, trascorse molte notti dormendo dove capitava, anche nel sidecar della sua moto.

Lawrence, grazie alle conoscenze, il 12 marzo 1923 sotto il nome di T.E. Shaw, si arruolò nei corpi corazzati dell’esercito. Dicendo che glielo aveva ordinato il Vecchio, convinse il giovane John Bruce a fare lo stesso.

«L’esercito è un mucchio maleodorante di letame e un’abominevole desolazione» (T.E. Lawrence, che continuava a sognare di tornare nella Raf).

Quando voleva allontanarsi dalla vita difficile al campo militare di Bovington, se ne andava in un cottage che aveva affittato a Clouds Hill, a un paio di chilometri dalla caserma.

Una volta Lawrence convocò Bruce al suo cottage e gli rivelò che il Vecchio voleva fargli infliggere dodici colpi di frusta sulle natiche. Bruce doveva prestarsi come fustigatore. La prima volta tenne i pantaloni, ma in seguito disse che il Vecchio gli aveva imposto di abbassarseli. Bruce: «Gli misi delle stuoie sulla schiena e gli lasciai scoperte solo quelle sue natiche striminzite. Dopo dodici colpi disse: “Dammene un altro, per buona misura”. Uno sfacelo. I filacci della verga penetravano nella pelle, rompendo piccoli vasi e facendolo sanguinare. Lui se ne stava lì disteso e stringeva i denti. Non si mosse mai. Duro come un macigno». Alla fine Bruce si vide consegnare una lettera, che Lawrence gli disse essere stata scritta dal parente, in cui gli era chiesta un’opinione sul comportamento di quello mentre prendeva le frustate.

«Avere a che fare con un tipo raffinato come lui mi faceva sentire un tantino sciocco. Lawrence era una persona di dignità fuori dalla norma e io ero una nullità. Ero convinto che ciò che dovevo fargli lo avrebbe liberato dalla sua schiavitù» (John Bruce).

Congedato John Bruce dai corpi corazzati, Lawrence era così stufo della vita nell’esercito che prese a insistere con tutte le sue conoscenze perché lo riammettessero nella Raf. Racconta Bruce che era talmente disperato che una sera tentò il suicidio.

Un amico al quale Lawrence aveva detto di volersi uccidere: «E va bene, ma per piacere vattene in giardino. Non voglio che mi rovini il tappeto».

Il 19 agosto 1925 Lawrence fu accettato nella Raf. Bruce partì per Aberdeen, dove avrebbe studiato ingegneria. Nel 1926 Lawrence fu trasferito in India, ma prima avvenne l’ultima fustigazione: «Fu spietata».

«Quando Lawrence ritornò dall’India, nel 1929, ce ne furono altri dodici (colpi di verga, ndr). Nel settembre dello stesso anno si prese una frustata a casa mia, ad Aberdeen. Per questo venne apposta fin da Cattewater, vicino Plymouth; fece colazione, si prese le frustate e ripartì col primo treno. Ma la peggiore di tutte ci fu nel 1930 (…) Nel 1931, ad Aberdeen, ci fu un’altra fustigazione e un’altra ancora nel 1934, nei Maitland Buildings, Elm Row, a Edimburgo. In quest’ultima occasione Il Vecchio lo fece venire da Bridlington in motocicletta. Pranzò, si prese la sua solita dose e rimontò in motocicletta» (John Bruce).

Lawrence, fiero della sua cammella da corsa, Ghazala.

«Era sempre rasato in maniera perfetta in un paese dove la mancanza di barba dava adito a sospetti, che non gli furono risparmiati» (il generale Édouard Brémond).

Nell’estate del 1906, ad Aigues Mortes, nella Camargue, Lawrence s’ammalò molto probabilmente di malaria terziaria, una forma benigna che però può persistere per anni. Da allora in poi, per tutto il resto della vita, soffrì ripetuti attacchi di febbre.

Agli inizi della guerra araba Lawrence era «un Ercole tascabile: virilmente forte quanto gente ch’era il doppio della mia altezza, e certamente più resistente di molti». Alla fine pesava 38 chili.

Mentre lavorava nella fureria della base d’idrovolanti della Raf a Cattewater scrisse ai superiori per proporre l’obbligo di portare la baionetta alle parate per la chiesa e quello di allacciare i bottoni superiori del soprabito.

Altre proposte: l’abolizione della pena di morte per codardia in guerra o una modifica del reclutamento, perché in tempo di pace i militari potessero lasciare le armi dietro preavviso e il pagamento di una penale.

Il ministro laburista Lord Thompson voleva che Lawrence smettesse di «comandare dal basso».

Sino alla fine della sua ferma nella Raf, Lawrence si dedicò allo sviluppo di lance ad alta velocità, rivoluzionarie nel mondo delle costruzioni navali.

Nell’estate del 1931 la sua più grossa fatica letteraria fu un manuale intitolato Appunti sull’uso della lancia da idrovolanti Classe 200, in cui trattava di scafi, motori, timoni, sistemi di combustione, controlli, impianti elettrici, strumenti, manutenzione e uso di questa imbarcazione.

Si dedicò anche allo sviluppo di un nuovo tipo di «imbarcazione aerodinamica» che avrebbe navigato su un cuscino d’aria: l’hovercraft.

Con l’ingegnere Edward Spurr costruì una barca estremamente stabile anche ad alta velocità. Prodotta dalla R. Malcolm Limited, fu battezzata Empire Day e fu varata tre anni dopo la morte di Lawrence, il 24 maggio 1938. Sulla prua l’iscrizione: «A L. d’A.: à compté».

Con Charlotte Shaw, nel corso dei 13 anni che si conobbero, si scrissero più di 600 lettere. Lawrence ne conservò poche. Lei invece circa 300, che lasciò poi al British Museum.

«Quanto al sentirmi “in famiglia” con te: non è la parola esatta. Io non desidero affatto sentirmi in famiglia. Tu sei assolutamente più riposante di chiunque altro io conosca e questo è di certo meglio, no? La famiglia è legame, e con te più o meno io sono assolutamente libero» (lettera di Lawrence a Charlotte Shaw, 1929).

Il 26 febbraio 1935 Lawrence, che era di stanza nello Yorkshire, lasciò la Raf per sempre. Riempì la sua borsa da sella, si mise le morsette ai pantaloni, s’avvolse in una sciarpa e montò sulla sua bicicletta. Si fermò davanti a un muro di Bridlington per farsi fotografare da un amico. Quindi partì, dirigendosi a sud, verso Clouds Hill.

«Saggerò il sapore del vero ozio. Per quarantasei anni ho lavorato e sono stato messo a lavorare. Restano ventitré anni (di attesa). Possano essere, come dice Flecker, “una grande domenica senza fine”» (Lawrence a Liddell Hart).

Pensionato, studiò il modo per ridurre al minimo le mansioni casalinghe: i letti non erano necessari e al loro posto aveva due sacchi a pelo (uno era per eventuali ospiti). Eliminò i calzini per evitare di lavarli: al loro posto portava un paio di alte babbucce di pelle di capra con suole di gomma. Lavava i piatti mettendoli in una vasca di mattoni inclinata e versandovi sopra acqua bollente. I pasti somigliavano a delle colazioni al sacco e spesso li consumava direttamente nelle scatolette. Pane, burro e formaggio erano conservati sotto campane di vetro.

Iniziò ad allevare galline per avere le uova, ma poi rinunciò perché facevano troppo chiasso.

«I giorni sembrano sorgere, i soli brillare, le sere seguire, e quindi io dormo. Ciò che ho fatto, ciò che sto facendo e ciò che farò, mi lascia perplesso e confuso» (Lawrence).

Il 13 maggio1935, solo dieci settimane dopo il suo ritorno alla vita civile, rimase ferito in un incidente motociclistico e morì in sei giorni. È accertato che l’incidente avvenne per evitare d’investire un ragazzo in bicicletta.

Teorie sulla morte di Lawrence. L’incidente era una montatura per mandarlo in incognito in Medio Oriente durante la Seconda guerra mondiale. Secondo altri si era suicidato. Per altri ancora era stato ucciso da agenti stranieri.

Il dottor C.P. Allen, dell’ospedale del Camp, dichiarò che la morte era stata causata da una grossa frattura con lacerazione lunga oltre venti centimetri che dal lato sinistro del viso raggiungeva la nuca. V’era stata anche una piccola frattura della placca orbitale sinistra. «Se fosse sopravvissuto avrebbe perso la memoria e sarebbe rimasto paralizzato».

Il 21 maggio 1935 si svolsero i funerali. Il pubblico fu invitato a non partecipare. La madre di Lawrence si trovava in Cina col fratello maggiore, Bob. Il professor Lawrence, che si trovava nel Mediterraneo, rientrò d’urgenza il giorno dopo l’incidente. Sir Ronald Storrs arrivò da Londra ed ebbe il permesso di fotografare il vecchio amico steso in una semplice bara di quercia. Secondo il suo desiderio, Lawrence venne sepolto nella chiesa del villaggio di Moreton. Fu cantato un solo inno: Jesus, lover of my soul.

Sulla lapide di Lawrence c’è scritto: «Alla cara memoria di T.E. Lawrence Fellow dell’All Souls College Oxford Nato il 16 agosto 1888 - morto il 19 maggio 1935. L’ora è prossima e tosto i morti udranno la voce del figlio di Dio». Ai piedi della tomba una lapide ancora più piccola, scolpita a forma di un libro aperto. L’iscrizione, in latino, è tratta dal Salmo XXVII: «Dominus illuminatio mea».