Cristina Giuliano, Panorama 11/8/2016, 11 agosto 2016
METTI UN BUSINESSMAN FRA TRUMP E PUTIN
È come il diavolo nel Maestro e Margherita, il capolavoro di Bulgakov. Arriva a Mosca e il mondo si capovolge. E pensare che Carter Page, l’uomo che ha fatto scoccare la scintilla fra Donald Trump e Vladimir Putin, ha un volto qualunque e l’aspetto di un gentiluomo. Eppure gli è bastato tenere una lezione in un’università –della capitale russa per far scoppiare un pandemonio. Già mesi fa la stampa americana, soprattutto quella che sostiene Hillary Clinton, gli aveva affibbiato l’etichetta di «putiniano di ferro». Peggio ancora la definizione del Washington Post: «Page è un consigliere di Donald Trump poco conosciuto, con un ruolo ambiguo nella sua campagna elettorale» che ha sparso il sospetto che si trattasse di un personaggio in affari con il presidente russo per conto del candidato repubblicano. Adesso, nel caso in cui Trump andasse alla Casa Bianca, in tanti pensano che trascinerebbe l’America in una diabolica alleanza con il Cremlino.
Ma chi è davvero mister Page? Accademia navale con risultati eccellenti, ha lavorato al Pentagono e, da analista finanziario, alla Merrill Lynch. È con la banca di investimenti che arriva a Mosca nel 2004 per aprirne una sede. Si parla di un suo ruolo nell’ingresso di Gazprom nel giacimento di Sakhalin. Guarda caso, dopo tre anni sulla Moscova alla sua festa d’addio hanno fatto capolino alti papaveri russi. «Di tipi così attorno a Gazprom ce ne sono parecchi, come mosche su un melone maturo» commenta una fonte moscovita di Panorama. Page è un liberista che non vede di buon occhio le barriere al business. Ha anche fondato la Global energy capital, società che investe in servizi energetici. E ha sempre parlato male delle sanzioni occidentali alla Russia per la crisi ucraina.
Musica per le orecchie dei funzionari del Cremlino, che hanno avuto un bel daffare a smentire contatti con Page. Tuttavia, «come lui la vedono in molti, negli Usa e nel resto del mondo, che non sono necessariamente sostenitori di Trump» dice a Panorama Edward Lozansky, un grande vecchio delle relazioni tra Usa e Russia. «Putin è il male assoluto per la Clinton, che con l’aiuto dei media troverà il suo zampino ovunque» continua Lozansky, che nel 1990 ha fondato l’American university di Mosca col sostegno di Mikhail Gorbaciov e dell’allora presidente George Bush.
Altri tempi, altra aria. Ora per sollevare il polverone è bastata la critica di Page alla politica estera di Washington e di altre capitali occidentali, nel suo intervento alla New economic school di Mosca. E già più di un politologo russo prevede: «Se vince Trump, qui nessuno piangerà».
(Cristina Giuliano – da Mosca)