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 2016  agosto 09 Martedì calendario

DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DELL’8/8/2016

Angelo Cannavò, 30 anni, e Rita Decina, 29 anni. Marito e moglie, di Mazara del Vallo (Trapani), lui aveva piccoli precedenti per droga, lei un precedente per ricettazione. L’altra mattina un vicino di casa li trovò cadaveri, sul corpo di entrambi i segni di diverse coltellate, nelle scale del loro palazzo: lei al pianoterra, lui al piano ammezzato.
Venerdì 5 agosto in un condominio in via Armida Borelli a Mazara del Vallo, Trapani.

Rosaria Lentini, 59 anni. Originaria della provincia di Catania, viveva in un camper, girando la Campania, col compagno Nicola Piscitelli, casertano di 55 anni, senza lavoro da alcuni anni. I due, che per campare recuperavano oggetti dalla spazzatura e li rivendevano, litigavano di continuo. Come nella notte tra martedì e mercoledì: lui pretendeva di dormire nel sacco a pelo, all’aperto, convinto che qualcuno avesse spruzzato insetticida nel camper per avvelenarli. Lei, che voleva dormire dentro, lo accusava d’essere un visionario. A un certo punto la donna, stufa di discutere, si infilò nel suo sacco a pelo e gli diede le spalle. Il Piscitelli, preso il gesto come un insulto, afferrò un coltello e le ficcò la lama da dodici centimetri dodici volte nella schiena. Quindi andò dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, cui consegnò il coltello sporco di sangue.
Notte tra martedì 2 e mercoledì 3 agosto nella cava Tifatina, una zona isolata nel Comune di San Prisco, in provincia di Caserta.

Vania Vannucchi, 39 anni. Operatore socio-sanitario prima dell’ospedale San Luca di Lucca, poi di recente impiegata a Pisa, madre di due figli adolescenti, separata, figlia di Alvaro Vannucchi, massaggiatore storico della Lucchese calcio. Soltanto un anno e mezzo fa si era salvata da una grave infezione contratta durante il lavoro, era stata in coma, aveva rischiato di morire. Lavorando in ospedale aveva conosciuto Pasquale Russo, 46 anni, sposato e padre di tre figli, «taciturno, mite, solitario», impiegato in una delle cooperative che distribuisce farmaci. Si erano frequentati per un po’, ma lei già da tempo non voleva più vederlo. Anche perché conosceva la sua famiglia e l’imbarazzo per quella situazione le era diventato intollerabile. Russo però non s’era mai rassegnato. La tempestava di messaggi, la minacciava, la pedinava. Lunedì sera le rubò il telefonino: forse vi trovò dei messaggi che non gli piacquero, forse anche li travisò. Fatto è che con la scusa di restituirle il cellulare le diede appuntamento per il giorno dopo, nel piazzale della Asl. La Vannucchi arrivò con la sua auto, Russo con lo scooter, litigarono un po’ e, quando lei risalì in macchina per andarsene, quello le gettò addosso della benzina e subito dopo le diede fuoco. La donna riuscì solo a scendere dalla macchina e fare qualche passo di corsa prima di accasciarsi avvolta dalle fiamme. Alcuni operai sentirono le grida, provarono a spegnere il fuoco e chiamarono i soccorsi. La Vannucchi, prima di essere portata in ospedale, fece il nome di chi l’aveva ridotta così. Il Russo lo trovarono pochi minuti dopo l’aggressione, nella sua casa di Capannori, ancora puzzolente di benzina e con un braccio mezzo ustionato. La donna morì il giorno dopo, all’ospedale grandi ustionati di Cisanello (Pisa).
Verso le 13 di martedì 2 agosto nel piazzale dell’ex ospedale di Lucca.

Marina Zuccarello, 55 anni. Catanese, biologa, dipendente di un laboratorio d’analisi, sposata con Salvatore Palazzolo, 65 anni, bidello, madre di due ragazze di 27 e 26 anni. La figlia più piccola per qualche mese era stata fidanzata con un Agostino Siciliano, 30 anni, di Taranto, laureato in ingegneria, conosciuto su internet. Poi, qualche settimana fa, l’aveva lasciato. Lui non s’era rassegnato e in più occasioni aveva chiesto alla madre e al padre della giovane di intercedere con la figlia. Loro gli avevano sempre risposto di non volersi intromettere. L’altra mattina il Siciliano aspettò che il Palazzolo uscisse di casa, come d’abitudine, per bere un caffè al bar e comprare il giornale. Quindi bussò alla porta della Zuccarello. La donna gli aprì, lo fece accomodare in cucina, lui per l’ennesima volta le chiese di aiutarlo a rimettersi con la figlia, lei gli rispose che sua figlia non la doveva più vedere e allora lui afferrò un coltello e con quello la sgozzò.
Dopo le 7 di mattina di sabato 30 luglio in una villetta a Madonna degli Ammalati, frazione di Misterbianco, Catania.

Una donna di 47 anni. Bolognese, prostituta, giovedì sera diede appuntamento, in un alberghetto di campagna, a un ferrarese con cui aveva già fatto sesso un paio di volte. Costui, ai domiciliari perché aveva rapinato un’altra escort, a un certo punto le infilò un coltello più volte in tutto il corpo e subito dopo fuggì con l’auto della morta.
Notte di giovedì 4 agosto in una camera dell’albergo a due stelle «Melograno» a San Pietro in Casale, nelle campagne tra Bologna e Ferrara.