Simona Verrazzo, Undici 8/2016, 9 agosto 2016
LO SCUDETTO DI LADY MISTER
Uno scudetto vinto da una squadra allenata da una donna: è la prima volta che succede in una Serie A. Ma per scovare un’impresa del genere bisogna andare dall’altra parte del mondo, in estremo Oriente, esattamente in Cina, anzi no, in quella Cina-non-Cina che è Hong Kong. L’ex colonia britannica, sotto controllo di Pechino dal 1997, ha mantenuto una certa indipendenza, soprattutto a livello sportivo. E nel calcio non fa eccezione: Hong Kong ha una sua Premier League, minuscola, ma completamente indipendente rispetto a quella cinese.
Minuscolo è l’aggettivo esatto, per un campionato in cui le squadre sono soltanto nove. E tra queste c’è l’Eastern, dove Chan Yuen-ting, uno scricciolo di ragazza, ha compiuto l’impresa, conquistando uno scudetto che alla sua squadra mancava da oltre vent’anni. Capelli corti alla maschietto, piccola di statura e corporatura, soprannome in cantonese che vuol dire “polpetta”, Chan ha il volto e il fisico di un’adolescente. Giovane lo è per davvero, perché a soli 27 anni, lo scorso anno, ha preso le redini dell’Eastern. L’esordio, per lei, non è sul campo, ma dietro una scrivania come analista dati nel Pegasus; poi due esperienze nella veste di vice-allenatore, la prima sempre col Pegasus e la seconda nel Southern; il tutto nonostante zero impegni da calciatrice professionista.
La scelta di chiamare una donna a guidare una squadra di prima divisione è stata salutata con grande entusiasmo, anche per il messaggio, non esclusivamente sportivo, di una nomina del genere. «E una grande opportunità per le ragazze e per il calcio femminile», ha dichiarato Mark Sutcliffe, a capo della Federcalcio di Hong Kong, dicendosi orgoglioso del fatto che l’ex colonia britannica sia «un esempio per il mondo in termini di uguaglianza». Chissà che non sia stata anche una frecciatina alla Cina continentale, che ha da poco annunciato un piano triennale che prevede entro il 2020 di coinvolgere 50 milioni di calciatori e di attivare 20.000 centri sportivi e 70.000 campi, per arrivare a essere entro il 2050 una superpotenza calcistica. Ma intanto Hong Kong, con il suo minuscolo campionato, ha piazzato la parità di genere direttamente sul campo: un colpaccio mediatico, considerando che ai Mondiali del Canada del 2015 su 24 squadre soltanto 8 avevano un allenatore donna.
Da ragazzina Chan si è presa una cotta per David Beckham, e all’università sceglie il calcio per la tesi finale: il titolo è Studio sul calcio ad Hong Kong attraverso una prospettiva geografica, in cui lo analizza con criteri che vanno dalla particolarissima posizione sul mare alla storia politica dell’ex colonia britannica. Prima di essere chiamata dall’Eastern, in realtà, aveva pensato di abbandonare il calcio. «Ero depressa e volevo rinunciare, mi stavo guardando intorno alla ricerca di un altro posto di lavoro». Poi, però, le arriva la chiamata che le cambia la vita, quella di Yeung Ching-Kwong, ex centrocampista classe 1976, che poi alla fine, da dicembre, sostituisce sulla panchina. Una volta diventata primo allenatore, la situazione è questa: lei che dà ordini a calciatori più grandi, lei che non ha mai giocato a livello professionistico, lei che ha imparato le nozioni basilari del coaching ai corsi estivi organizzati della Federcalcio locale. Gli ingredienti perché ne venisse fuori un disastro c’erano tutti, invece Chan guida la squadra fino alla vittoria. Ma l’artefice del miracolo non se ne prende la paternità. «Mi manca l’esperienza e non posso certo dire di essere un grande allenatore, ma sono stata parecchio fortunata perché ho ottimi assistenti e anche i giocatori mi hanno molto sostenuta».
A suggellare il successo di questa ragazza anche una nota di colore, ma che rende bene l’idea di dove sia arrivata: il Guinness World Record, con iscrizione nel celebre libro. Lei orgogliosa ha mostrato il certificato ai fotografi, durante una pausa dagli allenamenti. Non sapeva che il suo club aveva inoltrato la richiesta. «È un grande giorno per Polpetta – ha commentato il direttore sportivo Leung – siamo contenti per lei e per il suo risultato». La domanda è stata fatta subito dopo la matematica certezza del titolo e dopo la coppa è arrivata la pergamena del record mondiale. Come in una favola, la minuscola ex colonia ha battuto tutti, non soltanto l’immensa Cina attuale ’padrone’, ma anche un pezzo del suo colonizzatore britannico, a quasi vent’anni dalla dolorosa separazione. È quell’Inghilterra che sostiene di aver inventato il gioco del calcio, mentre Hong Kong ha inventato l’allenatrice, vincente, di calcio.