Carlo Santi, Il Messaggero 9/8/2016, 9 agosto 2016
ODETTE, CUORE DI ROMA – La dolce notte di Fabio&Odette finisce ballando nella felicità di due medaglie stupende
ODETTE, CUORE DI ROMA – La dolce notte di Fabio&Odette finisce ballando nella felicità di due medaglie stupende. Il torinese Basile è nella storia con il suo sigillo dorato, duecentesima vittoria olimpica di un azzurro; la romana Giuffrida è la sorpresa con l’argento. Sono giovani e sono determinati, i due judoka; sono il futuro. Odette, che ha 21 anni come Basile, guarda avanti con fiducia. «Il mio desiderio? Diventare una gloria di questo sport», dice la ragazza di Talenti che ama davvero il judo (il fidanzato, Mario, è un ex judoka) e ha un debole per la Roma di Totti. Odette, come ha vissuto la finale olimpica? «Volevo scendere dal tatami senza rimpianti. Frastornata quando è finita? Ero delusa per l’oro mancato ma felice per l’argento». Lei ha avuto la possibilità di essere l’atleta dell’Italia a vincere la medaglia numero 200. «Entrambe, io e la Kelmendi, ci siamo giocate la storia. Lei sarebbe stata, e lo è, la prima atleta del Kosovo a vincere; io sarei diventata la duecentesima medaglia d’oro. Pazienza, va bene lo stesso». La chiamano Veleno. Perché? «Il soprannome me lo ha dato la mia maestra al Talenti Sporting Club. Il motivo? Non ero mai tranquilla». In semifinale ha affrontato una cinese che aveva davvero poco di femminile. «A volte l’aspetto fisico non conta. Io ho pensato solo a vincere, e ci sono riuscita». Si è arruolata nell’Esercito, è caporal maggiore. Gli studi sono rimasti nel cassetto? «Adesso sì. Mi ero iscritta all’università ma con l’obbligo della frequenza e lo sport non era possibile continuare. Ma ho una certezza e un desiderio: dopo la carriera sportiva riprenderò gli studi e mi iscriverò a psicologia». A Roma dove si allena? «Al centro federale di Ostia, che è fantastico. Mi segue Dario Romano». Nelle categoria giovanili ha dominato. Cosa conta nel suo sport per essere vincenti? «La motivazione. E’ la molla che fa scattare tutto. Senza quella voglia non si ottiene nulla. E credo che questa regola valga anche nella vita». Cosa è stato che le ha fatto conoscere il judo? «Prima del judo i miei genitori mi hanno fatto praticare tanti sport, dalla danza al nuoto. Ma la scintilla è scattata vedendo mio fratello Salvatore che tornava felice dalla palestra dopo gli allenamenti. Mi sono detta: prova. L’ho fatto e da allora, ed era una bambina, non ho mai tradito il judo». Roma 2024 è sullo sfondo, adesso un po’ nebuloso. Vorrebbe esserci tra otto anni alle Olimpiadi di casa? «Sarebbe un sogno, anche se adesso voglio godermi questo risultato e, facendo un passo alla volta, pensare a Tokyo 2020. Ma Roma 2024 sarebbe fantastica, un’occasione da non perdere per nessun motivo». Carlo Santi