Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 7/8/2016, 7 agosto 2016
«GAMBADILEGNO LASCIA IL PSI»
CRAXI&AMATO CONTRO “CUORE” –
L’estate del 1992, la prima di Mani Pulite. Giuliano Amato, vicesegretario del Psi spedito a commissariare la federazione milanese decimata dagli avvisi di garanzia per Tangentopoli, sa già a chi dare la colpa: al pool di Milano, ma soprattutto a Cuore, il “settimanale di resistenza umana” diretto da Michele Serra, che fa impazzire il popolo della sinistra (e non solo di quella) con la sua linea anticraxiana (140mila copie vendute in media). E che, all’indomani dell’arresto per corruzione di Mario Chiesa, presidente socialista dell’ospizio milanese Pio Albergo Trivulzio, ha infierito con un titolo al curaro: “Pietro Gambadilegno: ‘Con il Psi ho chiuso’”.
Sommario: “Addolorato annuncio del leader storico del Garofano: ‘Rubare negli ospizi turba persino un socialista della prima ora come me’. Lo stato maggiore del partito serra i ranghi: ‘Lasceremo comunque un’impronta digitale nella storia del Paese’”. Secondo Amato, se il segretario Pds Achille Occhetto difende i pm, che pure indagano e fanno arrestare anche un bel po’ di compagni, è colpa di quei pochi fogli verdi che escono in edicola dal 1989, prima come inserto satirico dell’Unità, poi dal ‘91 come giornale a se stante. Serra ha fondato Cuore con Andrea Aloi e Piergiorgio Paterlini, radunando le penne e le matite più acuminate d’Italia: Altan, Disegni&Caviglia, Ellekappa, Franzaroli, Mannelli, Maramotti, Mora, Perini, Staino, Vauro, Vincino, Benni, Bottura, Celi, Costa, Hendel, Robecchi, Riondino, Roversi, Vergassola e tanti altri. “A proposito di Craxi – tuona Amato – quelli del Pds parlano come Cuore, il loro linguaggio è da vignetta. Coltivano questo sentimento anticraxiano invece di fare politica. Perciò il dialogo non va avanti: Occhetto ha posto una pregiudiziale morale intollerabile”.
Ma i monelli di Cuore non hanno atteso le manette per dipingere Bettino e il suo Psi come Alì Babà e i 40 ladroni. Hanno iniziato tre anni prima. Anticipati peraltro da Beppe Grillo, che allora scrive i suoi testi con Benni e Serra e in una celebre comparsata al Festival di Sanremo del 1986 ha sbeffeggiato Craxi e Martelli di ritorno dalla Cina, guadagnandosi l’immediato esilio dalla Rai: “A un certo punto Martelli chiama Craxi: ‘Senti un po’, qua sono un miliardo e tutti socialisti?’. E Craxi: ‘Sì, perché?’. E Martelli: ‘Ma allora, se son tutti socialisti, a chi rubano?’”. Uno dei clienti fissi della Banda Serra è il più zelante cantore del craxismo: Ugo “Palmiro” Intini, ossessionato dai crimini di Togliatti (“Proclamati due giorni di lutto nazionale: è vivo Intini”). Ma il più gettonato resta Craxi, massimo ispiratore di Cuore e dei suoi titoli al curaro. Tipo quello sulla legge Mammì, tagliata su misura per B.: “Bettino, se l’hai fatto gratis è ancora più grave”.
Il 30 marzo ‘91, un anno prima dell’arresto di Chiesa, esce quello che entrerà nella leggenda: “Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti”. Sommario: “Vivace dibattito nel Psi: a Roma si punta tutto sulle elezioni, a Milano sull’amnistia. La Ganga e Teardo preparano la prima riforma istituzionale: sostituire all’ora legale l’ora d’aria. Dopo un incontro all’Onu, Craxi cerca nuove soluzioni, De Cuellar cerca il suo Cartier d’oro. Tessera onoraria a tutti gli orologi d’Italia: questa notte rubano un’ora”. A settembre, il seguito naturale: “Finisce l’ora legale, sollievo tra i socialisti. In via del Corso ritrovata la serenità e spariti 4 portafogli”.
Ma non c’è solo il Psi, nel mirino: dal presidente Cossiga (“Come Papa Luciani: vogliono avvelenare Cossiga. Un comico al potere fa paura”) all’Avvocato (“Agnelli: ‘Le manette vanno sopra i polsini’”), da Andreotti (“I mafiosi onesti: ‘Basta con Andreotti’”) e i suoi (“Come John Lennon, Lima ucciso da un fan impazzito”) al Cavaliere (“Sorrisi e cazzoni”) allo stesso Occhetto (“Siamo d’accordo su tutto, basta che non si parli di politica”) e soprattutto agli italiani (“I limiti della democrazia: troppi coglioni alle urne”). Le querele fioccano da tutte le parti, e così gli attacchi politici. Il Popolo, organo della Dc, accusa Serra & C. di “stupidità e volgarità senza limiti né confini, turpiloquio, abiezione, violenza bruta”.
In estate, ad Amato che la addita come principale ostacolo al dialogo Psi-Pds, la redazione risponde col titolo cubitale “Pensiero stupendo” sopra un fotomontaggio di Bettino dietro le sbarre (a lato, in piccolo, il “Pensierino stupendino” con Bobo Craxi a scacchi). E, presentando la festa annuale di Montecchio, Serra annuncia che non sono invitati socialisti: “Non ce ne viene in mente uno simpatico”. Il turbocraxiano Mauro Del Bue lo accusa di “settarismo e discriminazione”, l’Avanti! tuona contro “il messaggio politico antisocialista” che intossica la base Pds.
Settembre , prime voci sulle dimissioni di Bettino: “Passerotto non andare via”. E ancora: “Uno spiraglio per Craxi: levarsi dai coglioni”. Dicembre, primo avviso di garanzia: altro fotomontaggio di Craxi in volo dalla finestra: “L’ha presa bene”. E record nelle edicole: 160mila copie vendute. Poi il mesto addio al più antico partito d’Italia: “Aperta un’inchiesta sui funerali del Psi”.
Per la satira sono mesi di festa. Paolo Rossi e Piero Chiambretti raccontano Tangentopoli in tv con Il portalettere e Il laureato. Ma l’equivalente tv di Cuore è Avanzi, il programma di Rai3 condotto da Serena Dandini e istigato da Angelo Guglielmi. Corrado Guzzanti, fra l’altro, si traveste da Ugo Intini e intona, in lacrime, “Non può crollare il sistema”. Sabina assume le sembianze di Martelli, che scarica Craxi e prepara il “partito dei carini”. Stefano Masciarelli, su un’amaca ai Tropici, è il cassiere craxiano Silvano Larini, latitante di lusso. Imperdibile il finto spot della “Premiata Segreteria del Corso”, giocato sui rimandi fra via del Corso (sede del Psi a Roma) e una nota marca di gelati: “Ricordate i bei tempi di una volta? I sapori perduti? Quello inconfondibile dell’Appaltato al caffè, corrotto con cioccolato tangente. Ce n’era per tutti. E i pomeriggi trascorsi allegramente a spartirsi la torta? I flagranti Ligresti, le Frottole, i Tognoli alla frutta, il Truffotto, il Bobò al rhum nell’elegante boboniera. Generazione dopo generazione, di padre in cognato, si gustavano gli Approfitterolles accompagnati dal Tiramifuori. E che festa in famiglia con la Craxata! Non ne rimaneva mai neanche una briciola. Antica Segreteria del Corso, le stesse mani in pasta dal 1892”. Tutto questo alla Rai. Quella vecchia, brutta e lottizzata, mica quella nuova, bella e liberata.
di Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 7/8/2016