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 2016  agosto 09 Martedì calendario

IL TRUMP DIMEZZATO E LA PARTITA SULLE TASSE

Un Donald Trump improvvisamente calmo? Che sia stato strapazzato da consiglieri e compagni di partito perché dimostrasse controllo? Abbiamo appreso che in queste elezioni per la Casa Bianca del 2016 tutto è possibile. Di certo il Trump che abbiamo visto presentare ieri il suo nuovo piano economico era privo della solita verve, dell’”aggressività”, della sicurezza che lo hanno portato alla vittoria della nomination repubblicana. Privo insomma del suo marchio di fabbrica. Meglio dunque un Trump noioso piuttosto che autodistruttivo, meglio un Trump «dimezzato» devono aver concluso i suoi, soprattutto dopo la debacle della settimana scorsa quando aveva attaccato la famiglia di un eroe americano caduto in guerra solo perché si era schierata contro di lui.
Questo passaggio caratteriale è comprensibile, ma non è automatico. Dopo le gaffe della settimana scorsa, dopo aver perso ( di nuovo) l’appoggio del partito, di buona parte dei veterani, di immigrati e indipendenti, per la sua insensibilità, Donald Trump ha capito per la prima volta che il pubblico, anche il “suo” non è pronto a perdonargli tutto e seguirlo su tutto. E dunque ieri ha voluto controbilanciare intervenendo su un tema sicuro, l’economia. Lo ha fatto cercando di affrontare in modo razionale i problemi economici, su cui in genere si giocano le elezioni. Ha cambiato il suo progetto che prevedeva sette scaglioni fiscali passando a tre, ha ridotto al 15% l’aliquota per le imprese, ha eliminato la tassa di successione, ha cercato di penalizzare i più ricchi e ha promesso allo stesso tempo di spendere molto di più di Hillary Clinton in investimenti strutturali. Ha fatto la sua presentazione cercando di sembrare razionale, in controllo della situazione, “maturo” anche quando alcuni nella ovattata sala del Club Economico di Detroit hanno protestato.
Torniamo ora alla pancia e alla razionalità. In una campagna elettorale dovremmo essere in grado di scegliere razionalmente le azioni o le innovazioni più utili per risolvere una crisi. Viviamo però in un’epoca in cui la “pancia” prevale sulla “razionalita’”.
E Trump in questo è stato un gran maestro, addirittura un genio nel sentire la “pancia” del Paese, nel promettere le cose che la gente voleva ascoltare, dal muro con il Messico a quello contro l’Islam all’eliminazione delle barriere commerciali. Oggi nell’epoca dei populismi dilaganti, è sull’equilibrio fra razionalità e pancia che si impostano le campagne elettorali e che si giocano gli equilibri che muovono l’opinione pubblica.
Questo vale non solo in America, ma in tutto l’occidente industriale democratico. Trump ha conquistato la sua nomination e la fedeltà del pubblico che lo segue grazie a precise risposte indirizzate alla pancia degli americani, alle preoccupazioni economiche, alle difficoltà di arrivare alla fine del mese, a quelle per la sicurezza interna, per il terrorismo.
E ha sempre fatto bene, fino alla settimana scorsa quando il grande pubblico ha potuto improvvisamente scorgere quello che non si riusciva a percepire mai: l’aspetto patologico del narcisismo di questo candidato decisamente anomalo.
Davanti alla bocciatura delle sue posizioni della settimana scorsa, alla crisi improvvisa e inaspettata (la sorpresa incredula a una reazione contraria è tipica peraltro del narcisismo patologico) Trump cerca ora di ripartire da capo, di ristabilire la lunghezza d’onda con chi lo ha abbandonato. La caduta verticale dei suoi indici di gradimento non poteva essere ignorata neppure da lui che li nega ogni volta che qualcuno glieli ricorda.
Ecco dunque l’innovazione di ieri: una ricetta mista, “razionalità” nel comportamento, “pancia” nelle tematiche. Le proposte di Trump infatti sono meravigliose: vuole ridurre le tasse e aumentare le spese. Poco importa che gli economisti ci dicano che questo porterà a un danno di 9.000 miliardi di dollari in dieci anni. L’importante è crederci.
Finora la gente ha voluto crederci. Ma alle promesse incredibili si accompagnava sempre la sicurezza estrema la sfida portata all’eccesso. Nei prossimi giorni sapremo se la nuova scommessa di Trump ha funzionato. Se il pubblico tornerà a seguirlo lungo la strada dell’illusione sulle promesse accettando la caduta di tono del leader.
È una scommessa chiave per riavvicinare gli indipendenti, una scommessa che determinerà lo sviluppo della campagna elettorale americana. Ma che dovrebbe essere seguita anche da noi, dove le dinamiche “pancia” “razionalità” continuano a giocare un ruolo chiave.