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 2016  agosto 09 Martedì calendario

ODETTE OLTRE IL TATAMI

Dai primi allenamenti in un seminterrato in zona Talenti alla finale olimpica sul tatami di Rio. È raggiante Odette Giuffrida: la campionessa romana in forze al centro sportivo Esercito ha conquistato la medaglia d’argento del judo 52 chili, cedendo solo nel finale alla kosovara Kelmendi Majilinda. Alla sua prima Olimpiade, «Veleno», come l’avevano soprannominata da piccola per la sua esuberanza, ha centrato subito il podio. «La sensazione quando ho realizzato di essere in finale non si può spiegare a parole – assicura la 21enne - non ho pensato a nulla, è stata un’esplosione di emozioni». Negli occhi ha ancora le immagini della famiglia che faceva il tifo per lei sugli spalti con i compagni di squadra: «Senza di loro non sarei arrivata qui senza il lavoro che abbiamo fatto insieme, il supporto reciproco e l’amicizia non ce l’avrei fatta. È come se fossero stati con me sul podio».
Smaltito il pizzico di rammarico per non essere riuscita a conquistare l’oro, resta la soddisfazione per l’impresa compiuta. «Ho utilizzato la stessa tecnica che mi aveva consentito di sbloccare a mio favore il primo incontro, ma non era il momento più adeguato ed è andata male. Pazienza ». Adesso ringrazia la famiglia che l’ha supportata nel suo percorso sportivo iniziato a 6 anni: «Dedico la vittoria anche a Dario Romano, il mio allenatore della nazionale, perché ha sempre creduto in me e mi ha donato tutto il suo tempo affinché raggiungessi il mio sogno. Abbiamo fatto un grandissimo lavoro insieme».
Romano l’ha aiutata ad affinare la tecnica appresa in tanti anni di duro allenamento. Da piccola infatti Odette aveva provato a praticare diverse discipline, dalla ginnastica ritmica al nuoto. Poi, a 6 anni, la scoperta del judo: «Ho iniziato perché vedevo mio fratello sempre felice quando tornava dalla palestra». E dal momento in cui ha tolto le scarpe non è più scesa dal tatami: «Il judo era nel mio destino». Dai 7 ai 12 anni non perde un incontro. Poi arrivano le vittorie ai campionati italiani e le prime convocazioni azzurre. Domenica la 21enne educata e grintosa ha scritto la più bella pagina della sua giovane carriera. Un successo raggiunto anche grazie alla sua fede incrollabile. «In gara non avevo nessun porta fortuna – assicura – ma non ho dimenticato di portare con me il rosario di mia nonna, simbolo di un legame profondo che mi unisce a lei, al Signore e alla mia famiglia». Prega spesso Odette. «Mi rivolgo a Dio nei momenti di difficoltà – ammette – ma non prego mai per vincere una gara o un titolo, chiedo piuttosto la felicità».
E adesso si concederà un po’ di relax e del turismo in Brasile, prima di rientrare a Roma. «Domani sarò sugli spalti ad assistere alla gara dei miei colleghi Matteo Marconcini ed Edwige Gwend. Poi rimarrò a Rio fino al 13 con mio fratello Salvatore: gireremo come pazzi a visitare il più possibile della città». Del resto il turismo, insieme alla fotografia, è uno dei sui hobby preferiti. E una volta rientrata a Roma, nessun festeggiamento in programma, «piuttosto vorrei prendermi una casa a Ostia, per essere più vicina al Centro Olimpico federale Filkam, ma non so quando».