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 2016  agosto 08 Lunedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 113 (Il principe di Galles va in vacanza) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database libro in scheda: manca BILLY WILDER E L’INVESTIMENTO SU SE STESSO – Annuncio

LIBRO IN GOCCE NUMERO 113 (Il principe di Galles va in vacanza) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database libro in scheda: manca BILLY WILDER E L’INVESTIMENTO SU SE STESSO – Annuncio. «Cercasi Gentiluomo piccolo, grasso, calvo e con dei bei denti. 40 dollari alla settimana. Presentarsi domani fra le 8 e le 10. Gridgeman, Marmelade en gros, 293 Ninth Street» (annuncio sul «New York Herald» del 14 aprile 1927). Sorrisi. Billy Wilder, che per 40 dollari alla settimana fu ingaggiato da un produttore di marmellate. Mansione: sorridere, sempre, perché all’imprenditore serviva avere un ottimista accanto. Investimento. Quella volta che Wilder volle investire su se stesso retribuendo per i suoi servizi: «Pagherò me stesso. Farmi la barba da solo è più economico che se lo facesse il barbiere, voglio fargli concorrenza. E mi pago. Mi somministro alimenti che compro a buon prezzo e vendo a me stesso a prezzo più alto […]. Ogni volta che mi concedo di soddisfare le esigenze della vita quotidiana come imprenditore aggiungo un 20 per cento di profitto d’intermediazione alle spese vive. Le gomme da masticare le prendo da un distributore automatico che è esposto nella mia anticamera e i cui profitti spettano a me […]. Quando chiudo il portone di casa, mi concedo una mancia. […] Con grande avvedutezza, regolo domanda e offerta, innalzo incessantemente i consumi e, dopo aver ben ponderato la loro regolamentazione, faccio pubblicità efficaci […]. Purtroppo mi manca un po’ di capitale sociale. Di recente ho chiesto a Schimmelpfeng (l’agenzia di recupero crediti di Francoforte, ndc) informazioni su me medesimo. È bene che continui a farmi credito? Come uomo d’affari devo prendere le mie precauzioni. Temo di non essere un buon investimento». Billie. Prima che Billie Wilder diventasse Billy Wilder, Billie Wilder era un reporter. Cronista. «Ero un cronista molto pigro, perché mi innamoravo di tre o quattro ragazze alla volta e spesso non mi presentavo in redazione. Venni licenziato, riassunto e in fine cambiai giornale. Fu allora che cominciai a scrivere sceneggiature come «negro»; fu un periodo durissimo e trascorsi diverse notti nella sala d’aspetto di una stazione. I miei vestiti li avevo lasciati all’affittacamere, la quale aveva già dato via la stanza che per un po’ avevo diviso con un amico. Pagavo circa venticinque dollari al mese, senza servizio di lavanderia né altro. Pensai di mollare tutto. Il mio nome non figurava sulle sceneggiature che, a quei tempi, erano di venticinque pagine senza dialogo. Cercavo di tenermi su, di non cadere in depressione. Poi per fortuna mi ripresero al giornale e affittai una stanza tutta per me. Oggi non potrei vivere nemmeno una settimana in quelle condizioni!». Gigolò. «Avrei fatto lo gigolò anche se non fossi stato un giornalista interessato a scrivere una serie di articoli sull’argomento? Oggi non saprei, ma allora era l’ultima novità». Reportage. Uomini di domenica, il primo film di Wilder, basato su un reportage: «Abbiamo seguito cinque giovani scelti a caso il sabato e la domenica sera, per vedere un po’ che cosa avrebbero fatto durante il weekend. Ne è venuto fuori questo film. Una storia molto, molto semplice […] Senza gag e senza battute a effetto. Anche a rischio di farci rimproverare per “non avere la più pallida idea delle regole di drammaturgia”». Aneddoto. Famoso aneddoto degli anni Trenta: un uomo malinconico si reca da un medico famoso per sfogare il suo dolore. Il dottore gli dà questo consiglio: «Vada a vedere il clown Debureau, se nemmeno lui riuscirà a farla ridere, allora lei è proprio un caso senza speranza». L’uomo scosse la testa: «Non posso andare a vedere Debureau. Debureau sono io!». Giorgio Dell’Arti, Il Sole 24 Ore 8/8/2016