Stefano Arcobelli, La Gazzetta dello Sport 8/8/2016, 8 agosto 2016
DETTI: «CARO GREG, A ME LA PRIMA MEDAGLIA» – Gabriele Detti è stordito, frastornato e fatica a rimettere in ordine i pensieri nella notte più felice della sua vita
DETTI: «CARO GREG, A ME LA PRIMA MEDAGLIA» – Gabriele Detti è stordito, frastornato e fatica a rimettere in ordine i pensieri nella notte più felice della sua vita. Quando ha preso coscienza della medaglia? «Adesso (al tavolo della conferenza), fa effetto: sono rimasto zitto tutto il tempo anche se il litigio sul doping tra Sun e Horton ha rovinato un po’ l’atmosfera, è una cosa pesante». Da ultimo a terzo, ha spiazzato anche se stesso? «Ai 300 metri ho detto “la medaglia è andata”, poi ho visto Dwyer e Jaeger ai 350 e ho detto “smetti di pensare e muovi le gambe”, ho toccato bene e visto quei due arrivare, mi son detto: ci siamo”». Ha salvato il record...di Rosolino. «Massi mi ha detto: non pensare al 3’43”40, pensa alla medaglia e aveva ragione». Un grazie speciale per? «Mamma e papà, se no lui si offende. Allo zio Moro e a chi è rimasto sveglio a vedermi». Cosa le aveva detto Stefano Morini prima della gara? «Cose improbabili: fai 1’50 e 1’50”, vai e vinci, e io “dai, pensiamo al podio: il bronzo è il massimo che potevo, l’australiano e il cinese a 3’41” sono stati più forti». Che cosa ha messo in quegli ultimi 100 metri? «Sono riuscito a rimanere freddo quando ero ultimo, so che parto così. Datemi l’ultima virata dei 350 ancora in corsa e vi farò vedere». Cosa aveva dentro? «Mi sono portato in acqua l’incidente da bambino (ha ancora i segni sulla gamba), gli infortuni dell’anno scorso che mi hanno privato dei Mondiali. Tutto questo mi ha dato una manina nel finale e magari qualcosa da qualcuno lassù. E’ la mia rivincita». Ha preceduto Paltrinieri: lei sul podio ci è già salito. «E’ solo la prima medaglia, penso alla 4x200, ai 1500. Non è il punto di arrivo, anche se ho coronato il sogno. Con Greg mi alleno tutti i giorni e so che avevo lavorato bene, perciò sono rimasto tranquillo quand’ero dietro. Con lui facciamo allenamenti pazzeschi». Gara studiata da quanto tempo? «Da marzo vedevo tutte le sere il video dell’argento di Rosolino, avevo studiato ogni millimetro della gara». E quindi comincia a fare un pensierino anche al bis? «Prima pensavo troppo ai 1500 e mi venivano male i 400, un po’ mi condizionavano le prestazioni di Greg. Ora che sono venuti bene i 400 perché non sperare nella gara lunga?». Ora in camera come andrà con Greg, la temerà di più? «Macché, ci faremo i soliti scherzi e giocate, ma a playstation calcio vinco sempre io, prende sempre legnate». Con lui è stato sempre un confronto su tutto... «Sono nato una settimana prima, lui ha cominciato a vincere prima di me. Stavolta è toccato a me». Ora che ce l’ha fatta pensa di non soffrire più il gemello? «Non mi piace dire soffro una persona in acqua, non credo poi sia lui: l’unica rivalità è sul blocco, è tutto come 5 anni fa fra noi. Le medaglie non hanno cambiato il nostro rapporto». Cosa gli invidia? «Che parte e arriva sempre forte, non come me: ha un ritmo pazzesco quando nuota». Se non avesse nuotato? «Mi sarei dato al tennistavolo, gioco bene, o a calcio». Il suo attore preferito è Leonardo Di Caprio: un po’ s’è sentito come lui uscendo dall’acqua? «Spesso mi rivedo in lui a proposito di sopravvivenza». Sta uscendo dall’ombra di Greg, ma cosa serve per diventare divo delle piscine? «Non dò tanta importanza all’immagine, anche se la mia fidanzata Stefania dice che sono bello. Dicono che i colori delle mie scarpe sono brutti...». E dunque potrà comprarsi una grande casa? «Costa troppo...». *** Non ha mai paura, non si scoraggia, non si dà per vinto. La finale olimpica conclusa con un favoloso bronzo e due americani sotto il podio simboleggia perfettamente la filosofia di Gabriele Detti, ragazzo tranquillo, educato e di verve. L’ultimo talento del mezzofondo italiano e seconda medaglia azzurra olimpica (dopo l’argento Rosolino) nei 400 sl, una delle specialità più difficili da interpretare: con una rimonta dal sesto al terzo posto negli ultimi 100 metri (era ultimo a metà gara) s’è arreso a un Mack Horton fenomenale che ha spento la stella di Sun Yang. Per imparare a diventare campione, Gabriele cominciava gli allenamenti coi ragazzini e li terminava con i grandi. Quand’era giovanissimo, nella piscina di Livorno (dove lavora mamma Paola) non s’allenava con lo zio Stefano Morini (detto il Moro), impegnato a Verona con la Pellegrini, ma affinava le qualità tecniche con Corrado Rosso, che lo ha impostato nello stile libero dopo averlo «costretto» a cimentarsi nei 200 farfalla, che sono propedeutici e aiutano chi fa il mezzofondo. E’ il classico nuotatore nato. Che vorrebbe vincere tutto. Quando era esordiente tornava da scuola e non usciva dall’acqua se non dopo nove chilometri. Tutti i giorni. Adora fare ogni tipo di lavoro, corto e lungo, intenso e di passo. Ha gareggiato anche con la febbre, per fortificarsi. E quella esperienza in cui ha rischiato la vita l’ha fatto crescere precocemente. Aveva otto anni, era in vacanza con la famiglia, gli rimase incastrata una caviglia in una passerella di cemento armato, improvvisamente ceduta. Uno scoglio gli stava per tranciare la gamba destra: papà e altre due persone lo hanno salvato. Così ora non ha paura «di morire», di scoppiare in una gara: rispetto all’amico Gregorio Paltrinieri forse ha solo meno coraggio di imporre il ritmo in gara. E il suo sogno, prima di ritirarsi, è che promuovano ai Giochi (ma non succederà) gli 800, la sua vera distanza ideale. Ora, però, si innamorerà dei 400, visto il prestigio della gara. E se potesse farebbe un salto in Australia, come Greg, per capire che significa essere un grande nello stile libero. Gabriele si allenava già per i 400 da ragazzino, però i 1500 gli venivano bene, tant’è che agli Europei e poi ai Mondiali juniores con Greg si scambiarono le posizioni e nel 2009-10 il livornese battè il gemello. Allenarsi da grande col suo avversario storico potrà portarlo in una nuova dimensione nella gara più lunga. Detti è sempre leale. Non sopporta che una stessa domanda gli venga ripetuta, colleziona scarpe come Lochte e tifa tantissimo Inter (in contrasto con lo juventino Paltrinieri), anche se ha apprezzato i complimenti del tecnico livornese della Juve, Massimiliano Allegri. Fidanzato con l’azzurra Stefania Pirozzi, il passaggio ad Ostia con lo zio-allenatore lo ha consolidato e professionalizzato, lo ha portato sul podio olimpico dopo le medaglie europee. Dei 400 è campione europeo in carica e ha confermato di essere più forte del fenomenale ventenne James Guy, argento mondiale, scoppiato nel finale mentre Gabriele teneva, cresceva e sorpassava. Ora ne restano due davanti: Horton è già il migliore, Sun è devastato. Il toscano spazia dai 200 ai 1500, una sorta di Ledecky al maschile: ai campionati italiani ha fatto il filotto, ed ora nei 1500 vedremo quali saranno i suoi margini (parte da 14’46”). Un’altra stella si accende nel firmamento azzurro. Gabriele ha vinto la gara più difficile: quella della consapevolezza. Il bronzo è un talismano per credere nel talento. Perché dispone di un potenziale ricco, ha doti fisiche che lo proietteranno a diventare un grandissimo, sulla scia dei Brembilla (che emergeva nei 400 e 1500) e Rosolino. Gabriele voleva uscire soddisfatto e decorato: ha colto l’attimo. La medaglia era la chiave di tutto. Compensa tutto, ripaga tutto: Detti è entrato nell’olimpo dei veri grandi. Com’è strana la notte di Rio, vero Gabriele?