Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  agosto 04 Giovedì calendario

«SONO DISORDINATA, IL TIRO MI COMPLETA»

La ragazza dalla mira d’oro sta per imbracciare la sua carabina per centrare un bersaglio storico: la medaglia d’oro numero 200 dell’Italia ai Giochi. «Sono qui prima di tutto per dare il massimo ed essere in pace con me stessa. Se poi arriverà qualcosa di importante...». Petra Zublasing, la donna che spara meglio degli uomini (il suo record di 464,7 punti ha sbalordito i colleghi maschi), cerca di trovare un punto di equilibrio tra le attese che la riguardano (parecchie), il fatto che dopodomani potrebbe inaugurare i podi dell’Italia e le incognite che ogni competizione porta con sé. Lo fa con la parlantina di chi sa il fatto suo ma che, d’altro canto, non perde di vista il dubbio, se è vero che la sconfitta è sempre in agguato. La Zublasing lo sperimentò 4 anni fa: 12ª, una delusione dalla quale partì per centrare, nel 2014, l’oro iridato e, nel 2015, quello dei Giochi Europei. Però a Londra vinse Niccolò Campriani, che aggiunse pure un argento e che mesi dopo nel libro «Ricordati di dimenticare la paura» descrisse i fantasmi che infestano le teste degli atleti. Niccolò, il fidanzato che da Firenze si è spostato in Alto Adige, l’amore di una vita condivisa. Sono la coppia d’oro dello sport azzurro, oggi unita più che mai dalla missione olimpica. Comincia Petra: la gloria sta a dieci metri.
Tutto bene, Petra?
«C’è un po’ di ansia ed è inevitabile. Ma mi sono calmata perché hanno pulito il poligono: ai test event della scorsa primavera, nell’impianto c’erano disagi non da poco».
Quanto è importante la perfezione del «contorno», in una disciplina che richiede calma e precisione?
«In realtà io sono disordinata. Il tiro mi completa: sì, avevo bisogno di qualcosa da perfezionisti per compensare. Da un lato sono quella che perde le chiavi di casa tre volte al giorno e, dall’altro, quella che si tuffa nella “tranquillità” dello sparare con la carabina».
Il suo record è invidiato dai maschi.
«Il tiro è uno dei pochi sport in cui la donna può essere sullo stesso piano dell’uomo e non è svantaggiata. Nel mio caso, poi, tutto nasce in famiglia: sono diventata grande vedendo mia mamma che lavorava e mi cresceva. Mi sono abituata a gestire le situazioni in modo differente e “decisionista”. I maschi, di norma, stanno più sulla difensiva».
Niccolò sostiene che la storia con Petra è uno dei suoi segreti.
«Viviamo la tranquillità di un bel rapporto. Se succede che gli rispondo male, sa come fare. Mi vede allenarmi da quattro anni, solo lui mi conosce e può correggermi. Lo accetto: so che crede in me. Se litighiamo, capita solo al poligono».
Parla, con Niccolò, delle vostre possibili medaglie?
«Trattiamo l’argomento... al contrario: più che di vittoria, parliamo della paura di sbagliare. Ma alla fine arriviamo a una conclusione condivisa: bisogna sempre provarci».
Novità di Rio: al poligono ci sarà un sottofondo musicale, a uso dello spettatore. Il tiratore, grazie alle cuffie, è isolato; ma potrebbe essere condizionato.
«Nel tennis si gioca in silenzio. Perché da noi non sarà più così? Non mi dispiace in assoluto il concetto, ma perché introdurre la novità ai Giochi? Detto questo, ci abitueremo».
Niccolò dopo i Giochi andrà a lavorare a San Francisco. Gli Usa sono una presenza ricorrente nella vostra vita e lei nel 2011 vinse il titolo Ncaa con la West Virginia University.
«Sono disposta a rimettermi in gioco e sono sempre pronta a viaggiare: anche questo fa parte di una relazione».
Sinceramente, quanto si sente da oro?
«Darò il massimo. Ma se vincerà un’altra perché sarà superiore, le stringerò la mano».