Contrarian, MilanoFinanza 4/8/2016, 4 agosto 2016
UTOPISTICO TORNARE AL BANCHIERE SENZA AGGETTIVI DI EINAUDI?
«La mia priorità è anche cancellare il potere dei politici nelle banche», ha detto Matteo Renzi in una intervista a ClassCnbc, la tv di ClassEditori. La frase, se non fosse del premier, potrebbe collocarsi in qualsiasi contesto storico essendo un problema che si potrebbe definire strutturale e che, anzi, oggi, finita la lottizzazione partitica delle cariche bancarie propria del periodo della banca pubblica e delle nomine decise dal Comitato interministeriale per il credito e il risparmio (Cicr), ha un rilievo minore, ma non sottovalutabile. Una delle porte di possibile ingresso di tale potere, quando esercitato dagli enti territoriali, è stata chiusa dal protocollo stilato tra l’Acri di Giuseppe Guzzetti e il Tesoro, ora recepito negli statuti delle Fondazioni di origine bancaria che, per lo strumento giuridico-istituzionale adottato e per il carattere delle previsioni introdotte, rappresenta una riforma dello stesso rilievo che avrebbe potuto avere se si fosse imboccata la strada legislativa. L’autonomia delle Fondazioni, enti privati di utilità sociale, nei confronti della politica e quella delle banche partecipate nei riguardi delle Fondazioni è stata accresciuta significativamente. Resta in generale quell’altra forma di influenza dei politici che si manifesta con sostegni a questo o a quell’esponente bancario, a gruppi e cordate - in particolare per banche a livello territoriale - che gestiscono voti nelle assemblee e influiscono nella formazione degli organi aziendali, con possibili scambi, più verificabili all’approssimarsi di campagne elettorali, o con forme varie di riconoscenza per servigi resi da una parte e dall’altra.
Tutto ciò può bene accadere senza violare alcuna norma. Attenzione, però, alle generalizzazioni, a non considerare questo come un fenomeno esteso, nuocendo alla gran parte di banchieri che opera senza vassallaggi e senza rapporti incestuosi con la politica. Questi, comunque, possono manifestarsi non solo a livello territoriale ma anche al centro. Insomma, il problema in questione va affrontato con misure normative e con l’affermarsi di una solida eticità, partendo dai limiti della politica e dall’esigenza di una forte professionalità e competenza nel governo di un istituto di credito. Ciò comporta il rispetto dell’autonomia e indipendenza delle istituzioni preposte ai controlli sul sistema, a cominciare dalla Banca d’Italia, e dei loro vertici; diversamente si può trasmettere la falsa opinione che la cancellazione del potere dei politici riguardi soltanto qualche banca popolare o qualche Bcc, senza che il problema abbia agganci con il centro, dove alla scomparsa del potere formale in capo al Cicr non deve affermarsi il subingresso di un potere informale, magari più penetrante del primo, che si eserciti su determinati istituti, magari anche attraverso l’ingerenza della politica nei momenti cruciali delle nomine non più pubbliche. Deve tornare di attualità la figura einaudiana del «banchiere senza aggettivi», del banchiere eforo, con Schumpeter, dell’economia, dunque terzo rispetto sia alla stessa economia, sia alla politica.
E’ utopistico, visti gli intrecci tra politica ed economia in altri campi? Se pure lo fosse, non bisognerebbe desistere dal contrastare il fenomeno in nome del pluralismo e del corretto svolgimento della dialettica democratica nella società. Naturalmente, intrecci deteriori e commistioni sussistono anche nel rapporto tra economia e banche contro una fisiologica separatezza: e qui si apre la pagina delle storture che riguardano tali rapporti, i mercati e l’ordinamento societario. Sarebbe strano se si concentrassero le attenzioni solo sulle degenerazioni della politica considerando immuni da problemi i rapporti delle imprese e delle società in genere con le banche, soprattutto dal lato degli assetti proprietari. E’ in questo tipo di relazioni e ancor più se queste riguardano l’insieme politica-economia-banche, la sorgente di un esercizio distorto della selezione del merito di credito.