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 2016  agosto 03 Mercoledì calendario

OLIMPIADI DI NOTTE, C’È PIU’ GUSTO

Sta per cominciare un’altra Olimpiade «notturna» – di quelle che, per via del fuso orario, concentrano i grandi momenti tra mezzanotte e le quattro del mattino. Per noi fissati non c’è nulla di più esaltante di una finale olimpica in piena notte. Erano vent’anni che non succedeva più, da Atlanta 1996: da allora ci sono state tre Olimpiadi con fuso orario sfalsato, ma si sono svolte tutte in Estremo Oriente, a Seul, a Sydney e a Pechino, dove il jet-lag funziona all’incontrario, e retrocede il prime-time alla nostra ora di pranzo – col risultato opposto, di rendere tutto meno ipnotico.
Nel cuore della notte, invece, le imprese sportive risultano più leggendarie – la ragione per cui Italia-Germania 4-3 rimane la più indimenticabile delle partite di calcio. Di quelle notti passate alla televisione, prima bambino, poi ragazzo, e infine padre, ricordo lo sforzo lacedemone per restare sveglio, la Nutella mangiata a cucchiaiate, i caffè, a volte anche gli spaghetti all’olio, i genitori o gli amici addormentati sul divano, le albe che si accennano fuori dalla finestra dopo una scorpacciata di inni nazionali.
Ma soprattutto ricordo loro, gli atleti, e le loro imprese, con molta più emozione. Città del Messico 1968: Klaus Dibiasi, Baran e Sambo, Tommie Smith e John Carlos, Morelon e Trentin, il salto di Bob Beamon nel lungo, quelli di Gentile, Prudencio e Sanaev nel triplo, quello assurdo di Dick Fosbury nell’alto. Montreal 1976: di nuovo Dibiasi ma anche Cagnotto, Nadia Comaneci, Juantorena, Lasse Viren, Dal Zotto, Sara Simeoni, Kornelia Ender, Sugar Ray Leonard, Teofilo Stevenson, Marcello Guarducci, De Magistris. Los Angeles 1984: l’uomo coi razzi alla cerimonia d’apertura, Edwin Moses, Carl Lewis, Cova, Michael Jordan, Andrei, Coe, Mennea che corre la sua ultima finale, Numa e Cerioni, Maenza, Louganis, i fratelli Abbagnale, i due ori di Daniele Masala, Edberg e Steffi Graf. Atlanta 1996: Yuri Chechi, il 19”32 di Michael Johnson nei 200, i 4 millesimi tra Gail Devers e Merlene Ottey nei 100 femminili, Gebrselassie, Antonella Belutti e Paola Pezzo, la Vezzali e la Trillini, André Agassi, Di Donna, Antonio Rossi.
Ora, Rio: so che avrò la forza di restare sveglio per Bolt, per Paltrinieri, per Djokovic, per Federica Pellegrini, per Pellielo, per il Settebello, e per tutte le sorprese che ci saranno; mi dispiace soltanto di non avere più vent’anni, di modo da potermene ricordare nei prossimi cinquanta.