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 2016  luglio 30 Sabato calendario

IL SENSO PER LA LEGALITÀ DEL CORONA LIBERATO: CORSE, SERATE E AFFARI

Ho deciso di documentarmi e cercare di capire qualcosa del caso Fabrizio Corona perché nell’ultimo anno, tra proclami da sborone, bizzarre censure tv, ridicoli tentativi di beatificazione e un percorso di recupero a dir poco curioso, ho notato troppe cose che non tornano. Quello che viene fuori analizzando bene la sua vicenda post-carceraria e ascoltando i racconti di suoi ex collaboratori nell’ultimo anno come Fabrizio Scippa o di imprenditori che hanno stipulato contratti con la nuova società legata a Fabrizio, è una serie di anomalie che mi pare impossibile non risultino evidenti ad occhi più allenati e, in teoria, più incaricati di indagare dei miei.
Non lo faccio notare perché lo rivoglio in galera, ma perché vorrei che chi sta in galera o chi sconta una pena fuori dal carcere come Fabrizio non si sentisse un cittadino di serie B. E allora ecco qui cosa non torna e cosa vorrei che mi spiegassero Corona e tutti quelli che hanno una parte (o dovrebbero averla ma fanno finta di nulla) in questa faccenda.
NON PROPRIO UN DETENUTO MODELLO
Fabrizio Corona è uscito dal carcere un anno e un mese fa. Doveva scontare 13 anni e due mesi poi ridotti a nove anni e otto mesi per reati quali estorsione, corruzione, bancarotta, evasione fiscale, detenzione di una pistola, falso, violazione di domicilio, aggressione, spendita di banconote false e così via. Chi dice “non ha ammazzato nessuno” ha ragione. Ha ammazzato solo il codice penale. Partiamo dal carcere. Come si comporta in carcere Fabrizio Corona?
La prima volta che è finito dentro durante Vallettopoli corrompe un secondino con 4.000 euro e si fa dare una macchina fotografica. Vende le foto ai giornali per 20.000 euro. Viene condannato a 14 mesi nel 2012. Nel 2013 torna in carcere dopo la rocambolesca fuga in Portogallo, viene spedito a Busto Arsizio. Qui trascorre due mesi, ma accade qualcosa di poco chiaro. A marzo viene prelevato in tutta fretta, nel cuore della notte, e portato a Opera. La vita di Corona in carcere è tutt’altro che tranquilla e lui tutt’altro che un carcerato modello.
LA DIPENDENZA DALLA DROGA
Dopo due anni di carcere, quando il fine pena di Corona scende sotto i sei anni, i suoi avvocati possono cercare la strada per farlo uscire di galera. Esci se hai problemi psichiatrici, se sei molto malato o se sei drogato. Esclusa la malattia, gli avvocati iniziano la danza delle perizie psichiatriche: è narcisista, è borderline, è depresso, ha gli attacchi di panico, ha l’ansia, non mangia, non va in palestra, gli si è sgonfiata la tartaruga, sogna il fantasma Formaggino e si sveglia tutto sudato. Ma tu pensa. E noi che credevamo che il carcere fosse un’alternativa a Gardaland. La strada però a un tratto viene abbandonata, forse perché i legali capiscono che se si decide che ha problemi psichiatrici Fabrizio esce dal carcere e va dritto in un Opg (ospedale psichiatrico giudiziario, oggi diventato Rems).
C’è un’alternativa: don Antonio Mazzi, la Barbara D’Urso delle comunità di recupero. Quello che se non hai almeno due copertine di Chi in curriculum puoi pure continuare a pippare. Cambia l’antifona. Non sono più matto, sono un tossicodipendente. Ho sempre consumato cocaina in gran quantità. Agivo alterato dalla cocaina. Il giudice Giovanna Di Rosa decide per l’affidamento terapeutico da don Mazzi.
IL MISTERO DEL TEST DEL CAPELLO
Vorrei che qualcuno rispondesse a qualche domanda semplice semplice: visto che Corona si dichiara tossicodipendente dopo due anni di carcere e in virtù di questo esce di prigione, visto che per ottenere questo beneficio devi dimostrare la tossicodipendenza tramite test del capello o urina presso una struttura sanitaria pubblica o una privata accreditata per attività di diagnosi (Art. 94), si può sapere come si è dimostrata la sua tossicodipendenza a due anni dal suo arresto visto che la retroattività del test del capello è di sei mesi al massimo? (dell’urina molto meno). O al momento dell’esame era ancora drogato – e allora a Opera gira la droga, ma lo escluderei – o ha fatto il test prima ma noi non lo sappiamo. Oppure non ha fatto alcun test, visto che dopo due anni di pasta al burro non credo possa essere risultato positivo alla cocaina. Sarebbe interessante chiarire che tipo di esami abbia fatto. L’esame del capello è dettagliato, lo dice se ti droghi da un anno o da un mese. Se basta dire “Mi drogavo, non sono cattivo” per andare da Don Mazzi, è bene che Don Mazzi prepari molti letti a castello.
Inoltre chiunque abbia conosciuto Fabrizio sa che di difetti ne ha molti, ma la dipendenza da droghe è tra i pochi che non ha mai avuto. L., suo ex stretto collaboratore e amico, dichiara: “Fabrizio non ha mai preso nulla a parte i termogenici naturali della Multipower. Mai. Poco prima dell’arresto, quando ha capito che si metteva male, ha parlato anche con me di come eventualmente uscire di galera. Gli ho suggerito che, escluse malattie e problemi psichiatrici, poteva solo dire di drogarsi. Ma a lui la droga faceva perfino paura”. Lele Mora, che lo ha frequentato parecchio, lo sostiene in un’intervista: “Ripudiava la droga!”. L’hanno fermato un centinaio di volte in macchina per controlli vari e l’hanno trovato sempre senza patente ma pure senza un grammo di cocaina nel cruscotto. Strano per un tossicodipendente.
IL PERCORSO DI RECUPERO CON DON MAZZI
Parliamo di questo percorso di recupero annunciato un anno fa come ricco di “prescrizioni precise e severe decise dal giudice e che si svolgerà nella comunità di don Mazzi che a sua volta dovrà aiutarlo a superare i problemi con la cocaina e a reinserirlo in società”.
In comunità c’è stato due mesi, forse tre, e lì ha avuto un suo ufficio dal primo giorno in cui ci ha messo piede. Lì ha potuto ricevere una quantità indefinita di amici, parenti, collaboratori, neofidanzate. Ha potuto lavorare al telefono tramite assistenti e il suo lavoro inserito in un contesto di recupero terapeutico non è stato tanto tagliare l’erba del centro quanto tornare a fare quello che faceva prima: l’agente fotografico con agenzia di comunicazione/ufficio stampa. Ma come? In quel ramo ha commesso tutti i reati possibili e già lo rimetti a trafficare in quel contesto? Lele Mora, per dire, non può fare l’agente, lo dice l’ordinanza. Lui invece, mentre era lì, ha potuto vendersi già le prime foto con la Donatella sul cancello del centro Exodus. Ha potuto vendere le prime foto col figlio al centro Exodus. Dopo neanche tre mesi, ha ricominciato a fare serate in discoteca in giro per l’Italia. Caspita che recupero veloce. E come è uscito in fretta dalla tossicodipendenza. Era dipendente dalla cocaina e può andare in giro in tutte le discoteche d’Italia? Se c’è un posto in cui un ex cocainomane incontra con più facilità la cocaina sono le discoteche. È come se uno che esce di galera per un reato di pedofilia facesse il suo percorso di recupero in un asilo nido (pare che Don Mazzi sia pentito di esserselo preso in comunità e che definisca Corona “il più grande errore della mia vita”).
UN TOUR NAZIONALE DA 300 SERATE
Da ottobre a oggi Corona ha fatto qualcosa come 300 e più serate in tutta Italia (e qui da condannare sarebbe chi lo paga e lo tratta da eroe, ne convengo). Le serate sono anche pomeriggi e mattinate, visto che è arrivato a vendere la sua apparizione in cinque posti nello stesso giorno. Mejo di Padre Pio insomma. Il giochino è semplice: lui (per esempio) chiede al giudice di sorveglianza due ore per andare in una certa discoteca, il giudice gliele concede, lungo la strada ci infila anche i 15 minuti in pizzeria, i 20 in tabaccheria, i 25 da Acqua e Sapone (giuro, s’è fatto anche gli Acqua e Sapone in Calabria).
Questo giochino fa sì che chi accompagna Corona in auto debba correre (lui ovviamente non può guidare) perché in quelle due ore deve infilarci tutto. Ne consegue che l’ex collaboratore addetto al marketing, ex manager per le serate e autista (all’occorrenza) di Corona Fabrizio Scippa si ritrovi con qualche problemino. “Ho accompagnato Corona nelle sue serate da ottobre a giugno. Facevamo corse folli per incastrare gli impegni, ora che non lavoro più con lui perché non reggevo più una serie di situazioni, mi ritrovo con 20.000 euro di multe da pagare e patente ritirata. Fabrizio nelle discoteche e nei posti più piccoli si presenta con aria scocciata e sta tutto il tempo al cellulare. Una volta, in un paesino in Calabria, il titolare di un bar si è irritato per il suo atteggiamento, stava abbassando le saracinesche con noi dentro, siamo dovuti scappare” (il rapporto tra i due è finito con una rissa nell’ufficio di Fabrizio). Ma sono rimasti senza patente anche altri autisti che hanno lavorato per lui e infine (questo è il colmo) il 16 luglio 2016 Corona va a fare la solita marchetta per un negozio a Viareggio, poi si reca in un ristorante con l’amico che guidava e indovinate un po’? I vigili beccano la macchina con cui è arrivato a Viareggio in divieto di sosta sul marciapiede, scoprono che è anche senza assicurazione e revisione. A quel punto gliela sequestrano, voi penserete. Eh no. Il Suv torna a Milano con una targa di prova fornita non si sa da chi, guidato da una terza persona. Insomma, benchè i cretini che non rispettano la legge siano i fessi e sobillati che lo assecondano, di sicuro questi aneddoti non sono indizi di un ritrovato amore per la legalità di Fabrizio.
(1. continua)
di Selvaggia Lucarelli, il Fatto Quotidiano 30/7/2016