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 2016  luglio 30 Sabato calendario

LABORATORIO ANTIDOPING, CONTROLLI A PORTE GIREVOLI

Nella piccola Ilha do Fundao, affacciata sulla Baia de Guanabara, sorge il polo universitario di Rio de Janeiro. Qui, al numero 1281 di Avenida Horácio Macedo, in un edificio circondato dalle palme e da una sottile rete di protezione, si trovano i laboratori della facoltà di Chimica.
Al primo piano del labirintico edificio, Blocco C, Ala 2, inserito il codice di sicurezza si accede in un vasto e luminoso spazio strutturato ad alveare e provvisto di macchinari di ultima generazione: è il Laboratório Brasileiro de Controle de Dopagem.
Visti gli ultimi sviluppi, sarà il vero protagonista delle Olimpiadi di Rio 2016. Chiuso il vecchio laboratorio per ordine dell’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) una prima volta nel 2012, poi di nuovo per un anno nel 2013, quando le provette dei Mondiali di calcio furono mandate a Losanna, la nuova struttura aveva aperto i battenti un anno fa, con un investimento governativo di oltre 60 milioni di euro.
Ma a giugno di quest’anno è arrivata la doccia fredda, di nuovo la Wada ha deciso per la sua chiusura perché non rispettava i parametri Isl – salvo pochi giorni fa, senza fornire alcuna spiegazione sul perché un mese prima fosse stato chiuso – riaccreditarlo improvvisamente. Alcuni dicono che la chiusura del nuovo laboratorio fosse dovuta al malfunzionamento di un macchinario, altri a un test dubbio su un particolare atleta. Non si sa. Fatto sta che oggi ci si vuole credere, funziona benissimo, altrimenti le provette sarebbero state spedite a Bogotà o a Città del Messico, o di nuovo in Svizzera, con costi esorbitanti e tempi dilatati.
I circa 6 mila test (300 al giorno) delle provette di sangue e urine raccolti durante le Olimpiadi di Rio 2016 saranno quindi analizzati per 24 ore al giorno nel laboratorio brasiliano, dove operano circa 200 persone tra ricercatori universitari locali e membri degli altri laboratori Wada agli ordini del dottor Dr. Francisco Radler de Aquino Neto.
Craig Reedie, presidente Wada, ha subito ostentato fiducia e dispensato ottimismo sul laboratorio di Rio appena riaccreditato. D’altronde fu proprio lui a complimentarsi per il laboratorio di Sochi, definendolo una garanzia, e nel gennaio del 2014 e firmare di suo pugno il certificato che permetteva di condurre i test delle Olimpiadi Invernali a Grigory Rodchenkov, quello che due anni dopo ha confessato che nel suo laboratorio aveva fatto un buco nel muro, attraverso cui le provette passavano in una stanza segreta, erano modificate e poi restituite. È stato infatti dimostrato che le provette, nonostante fossero sigillate a prova di tutto, si potevano tranquillamente aprire, manipolare e richiudere. E così, non solo la Wada ha dovuto certificare, sempre due anni dopo, che il laboratorio di Sochi era una truffa, ma conducendo dei nuovi test, sia attraverso nuove tecniche all’epoca non disponibili sia cercando sostanze all’epoca sconosciute, si è anche accorta che almeno un centinaio di atleti risultati puliti tra Pechino 2008 e Londra 2012, tra cui almeno una ventina di medaglie, erano in realtà dopati. Ma adesso è cambiato tutto, e da pochi giorni il laboratorio brasiliano rispetta tutti gli standard. O almeno così dicono. E allora, nella notte tra il 14 e 15 agosto, dopo la finale dei 100 metri – in gara nessun russo ma con tutta probabilità molti statunitensi che hanno già scontato una squalifica per doping – tutti gli atleti in gara nelle apposite stanze dello Stadio Maracanà riempiranno due provette sotto gli occhi degli ufficiali.
La provetta A sarà trasportata al laboratorio e subito analizzata in forma rigorosamente anonima, la B congelata e tirata fuori solo in caso di necessarie controanalisi. Fatte le analisi, qualche giorno dopo la fine della gara e della premiazione, da una stanza al primo piano di un edificio al numero 1281 di Avenida Horácio Macedo uscirà finalmente il nome del vero vincitore della finale dei 100 metri. Come le altre, anche la medaglia d’oro più bella delle Olimpiadi sarà infatti assegnata dal Laboratório Brasileiro de Controle de Dopagem. Sempre che funzioni.
di Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 30/7/2016