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 2016  luglio 31 Domenica calendario

I NERI DEL SUDAFRICA IN RIVOLTA: «È PEGGIO CHE CON L’APARTHEID»

Tempi duri per i Brics. Una data fatidica è proprio il 3 agosto, data di inaugurazione delle Olimpiadi in Brasile: un evento che i padroni di casa iniziano in un clima di grave crisi economica, politica e morale, con la presidentessa in carica Dilma Rousseff che in quanto sospesa non partecipa alla cerimonia. Altrettanto umiliante è l’inizio giochi per la Russia, che per le polemiche sul doping ai Giochi Invernali di Sochi vede gran parte dei suoi atleti squalificati, e rischia addirittura I prossimi Mondiali di Calcio. Ma il 3 agosto si vota anche per le municipali in Sudafrica: un Paese che proprio con gli scandali e le inefficienze dei Mondiali di calcio del 2010 iniziò a mettere a repentaglio il capitale di simpatia e credibilità acquistato con la ordinata transizione al post-apartheid. A sei anni di distanza l’ex «motore dell’Africa» è entrato in recessione, le agenzie di rating lo hanno retrocesso, la disoccupazione è al 25%, l’esasperazione per la crisi e la delinquenza galoppante hanno provocato furiosi pogrom contro 5 milioni di immigrati dai Paesi vicini, il rand in cinque anni ha perso metà del suo valore, i ministri delle Finanze sono saltati a catena dopo aver imposto cure da cavallo, il presidente Zuma dopo essere stato condannato a rifondere 23 milioni di dollari di denaro pubblico dilapidati in ristrutturazioni faraoniche della sua residenza ha evitato un impeachment solo perché da 21 anni l’African National Congress detiene una schiacciante maggioranza parlamentare. Ma Nelson Mandela ormai è morto, la maggioranza nera che ha costantemente dato all’Anc i due terzi dei suffragi è stanca, e se pure il primo posto tra i partiti non dovrebbe essere in pericolo. I sondaggi suggeriscono la possibilità che per la prima volta l’Anc perda anche altre grandi città, oltre a quella Città del Capo che è storica roccaforte dell’Alleanza Democratica. Erede di quel Partito Democratico che fu espressione dell’opposizione liberale bianca all’apartheid, l’Alleanza in questi 21 anni è riuscita a rimpiazzare nel ruolo di principale antagonista dell’Anc e anche ad allargare il proprio elettorato dai bianchi anglofoni ai «boeri» di origine olandese, agli indiani e ai coloured. Proprio il suffragio coloured, in particolare, spiega la forza dell’Alleanza Democratica a Città del Capo e nella Provincia del Capo Occidentale. Ma dall’anno scorso questo partito liberale è riuscito a darsi per la prima volta come leader un nero: il 36enne Musi Maimani, nato a Soweto da padre tswana e madre xhosa, partecipante a soli 9 anni alle proteste contro l’apartheid, ha poi conseguito due lauree e un master prima di darsi alla politica. Di un anno più giovane è Julius Malema, figlio di una domestica nubile di etnia pendi, che dopo essere stato leader dei giovani dell’Anc e stretto alleato dello zulu Zuma nella sua scalata a un partito fino ad allora guidato da una nomenklatura xhosa ha rotto con il presidente, fondando il movimento Economic Freedom Fighters. Entrambi tuonano contro scandali e inefficienze ed esprimono anche l’ansia di molti giovani di rottamare la gerontocrazia eredità della lotta anti-apartheid. Ma mentre Maimane esprime soprattutto una critica di tipo liberal-democratico, insistendo che «nessun partito può pretendere di governare questo Paese in eterno per diritto divino», Malema invece vuole espropriare i bianchi e i suoi seguaci si distinguono per le violente gazzarre scatenate in piazza e perfino in Parlamento. In queste elezioni esordisce poi un partito, Rivoluzione Khoisan, che esprime la rabbia di ottentotti e boscimani: abitanti originari del Paese prima di bianchi e bantu. Aggressivi nel definire il governo dell’Anc più razzista di quello dell’apartheid e nel chiedere la restituzione delle terre ancestrali e il riconoscimento delle loro lingue, non hanno però un peso demografico maggiore degli indiani negli Usa o in Canada. Neanche i «Cavalieri della Libertà Economica» di Malema, in realtà, appaiono in grado di sconfiggere l’Anc da soli. Ma possono indebolirlo al punto di far conquistare all’Alleanza Democratica qualche grande città. Secondo gli ultimi sondaggi nella «capitale economica» di Johannesburg l’Anc sarebbe precipitato dal 59% delle amministrative 2011 ad appena il 31%. A Tshwana, municipalità che include Pretoria, la sede del governo, sarebbe crollato dal 55 al 23%. E anche a Nelson Mandela Bay, megalopoli della costa orientale, sarebbe sceso dal 52 al 28 per cento.
Maurizio Stefanini, Libero 31/7/2016