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 2016  luglio 31 Domenica calendario

DUE LESBICHE RINUNCIANO ALLE NOZZE PER PROTESTA

Omo-Matrimonio show? No grazie. Un rifiuto importante, e anche sorprendente, visto che non viene annunciato da qualche cavernicolo omofobo, ma da una coppia «Lgbt» che attendeva questo evento con trepidazione, e per giunta da molti anni.
Così bisogna riassumere la vicenda, per capire cosa è successo. Conta la forza e la radicalità della scelta, il modo in cui il loro gesto ci parla. L’evento – già calendarizzato dal Conune – era previsto per mercoledì, nel capoluogo emiliano-romagnolo, ed era stato annunciato ai quattro venti come «il primo rito omossessuale» di oltre settanta in lista di attesa, tutti pronti per essere celebrati, davanti alla fascia tricolore del sindaco Virginio Merola. Poi il colpo di scena, rivelato, con una punta di comprensibile imbarazzo, da una nota dello stesso ufficio stampa del Comune: «La coppia che aveva manifestato la volontà di unirsi civilmente mercoledì 3 agosto in Sala Rossa ci ha comunicato l’intenzione di rinviare la cerimonia. Naturalmente – prosegue l’amministrazione cittadina – il Comune aveva avvisato la coppia che questa prima, importante unione tra persone dello stesso sesso sarebbe stata al centro dell’attenzione mediatica. Evidentemente una comprensibile, ulteriore, riflessione ha indotto la coppia a un ripensamento». Come dire: sono loro che ci hanno ripensato, noi non abbiamo sbagliato nulla. Provo a immaginarmi queste due donne, che le cronache ci raccontano essere campane, nel momento in cui decidono di disertare la Sala Rossa di Palazzo d’Accursio, di dribblare le telecamere e il circo mediatico. Forse questa coppia omosessuale oggi ha dato una lezione importante alle due fazioni armate di ideologia preconcetta che si sono combattute senza requie nella guerra di religione di questi anni. Hanno spiegato con un solo gesto tutto il loro desiderio di normalità, hanno disarmato chi vedeva dietro la richiesta del riconoscimento di un diritto come una forma di arroganza o peggio ancora di esibizionismo. Hanno spiegato all’Italia – per sottrazione – quello che nessuno era riuscito a capire per eccesso. Queste due donne dicono a tutti noi che si può desiderare di stare vicino per tutta la vita alla persona che ami, senza per questo sottrarre nulla a nessuno, senza competere con la cosiddetta «famiglia naturale», senza entrare nello zoo della rappresentazione, della sovraesposizione, dello spettacolo a uso mass media. Forse il sindaco Merola aveva tutte le migliori intenzioni, ma la parata di matrimoni di mercoledì – se viene pubblicizzata come un evento – rischia di essere trasformata in una manifestazione para-politica, rischia di oscurare i sentimenti, le identità, le piccole grandi gioie di un rito, i sentimenti degli individui. Scegliendo di difendere il loro privato, queste due signore che si sono sottratte alla febbre degli obiettivi hanno difeso la loro intimità e la loro normalità. Non vogliono essere un simbolo, vogliono essere due persone qualunque. Non vogliono essere un eccesso, vogliono essere una misura. Mai un gesto privato, ha avuto un valore tanto pubblico. Queste sue donne ci dicono che adesso che la guerra di religione è finita, si sentono libere di non esserci. Mai nessuno ci ha insegnato tanto, senza nemmeno farci vedere la sua faccia. riproduzione riservata
Luca Telese, Libero 31/7/2016