Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 31 Domenica calendario

QUEI CALCOLI VIRTUALI DA NON SOTTOVALUTARE

Qualcuno avrà sentito parlare di Worldometers, o forse ha consultato incidentalmente o no l’immenso portale di numeri. Un certo prestigio è giunto a questo spazio online grazie all’American Library Association, che lo ha premiato come «miglior sito free di riferimento». Non ci soffermeremo sui dettagli, aggiungiamo soltanto che Worldometers ha alcune partnership di rilievo, tra le quali la Bbc News. Quel che fa impressione sono le cifre che offre in tempo reale. Ecco il numero degli abitanti della Terra o i nati oggi o le automobili prodotte quest’anno; è possibile scoprire le tonnellate di anidride carbonica emesse dal 1° gennaio o le persone che nelle ultime ore sono morte di fame. O quanti hanno contratto l’Aids, o chi è privo di acqua potabile, oppure qual è la cifra odierna spesa per l’educazione, la sanità o la difesa militare.
Si tratta di calcoli virtuali, ma non per questo da sottovalutare. Avviato dal Real Time Statistics Project, è stato in seguito aiutato e sviluppato da un gruppo internazionale di ricercatori con l’unico scopo di elaborare dei dati liberi da condizionamenti politici, religiosi, ideologici. Qualcuno dirà che le cifre offerte non corrispondono esattamente alla realtà, ma una simile osservazione vale anche per i censimenti: da quello che si tenne al tempo di Gesù, di cui parla il vangelo di Luca, i conteggi della (o sulla) popolazione sono fatti in un momento stabilito di un particolare giorno. Sono degli indicatori, un’istantanea, ma non possono esprimere la verità sino all’ultima cifra. Worldometers non fa qualcosa di diverso.
Detto questo, sarebbe auspicabile che i politici dessero un’occhiata, almeno ogni tanto, a codesto sito. Magari per sapere che ogni giorno la popolazione del nostro pianeta aumenta di circa duecentomila persone (è questa la differenza tra i nati e i morti) o che il numero dei cellulari venduti oggi è oltre il triplo di quello dei libri nuovi pubblicati quest’anno. Potrebbero riflettere sugli ettari di foresta distrutti nel 2016 o su quanti barili di petrolio sono stati estratti dall’alba. I numeri, senza aggettivi o commenti, sono implacabili.
Riflessioni, quelle ricordate, da porre accanto a due libri: il terzo tomo della “Storia del mondo”, che sta uscendo da Einaudi (il volume recente riguarda “Imperi e oceani. 1350-1750”); inoltre il saggio di uno dei nostri migliori demografi, Massimo Livi Bacci, dal titolo “Il pianeta stretto” (Il Mulino). Nel primo si rammenta – la citazione reca la firma di due curatori, Akira Iriye e Jürgen Osterhammel – che “le migrazioni di singoli e gruppi e la fondazione di nuove società, la diffusione intercontinentale delle tecnologie, religioni o idee politiche, le reti di connessione globale, i flussi commerciali e i modelli di consumo, l’imperialismo, il colonialismo, le grandi guerre” non sono separabili. Ogni fatto – sia esso una scoperta o uno spostamento di popolazione - cambia la storia, nel bene o nel male.
Nel secondo libro, ovvero nell’opera di Livi Bacci, si offrono dati che dovrebbero indurre tutti alla riflessione perché descrivono quel che sta per accadere. Puntando il telescopio su un tempo a noi vicino, il 2050, quello della prossima generazione, utilizzando dati ufficiali delle istituzioni più accreditate, il demografo scrive: «Possiamo con una certa sicurezza assumere che la popolazione mondiale aumenterà tra 2 miliardi e 2 miliardi e mezzo nel corso dei prossimi 35 anni». E aggiunge, dopo aver ricordato che questa cifra si ricava da una diminuzione della fecondità che è in corso, «ben più di 2 miliardi di persone “aggiuntive” andranno nutrite, ma anche vestite e alloggiate; avranno bisogno di combustibili ed energia per cucinare, riscaldarsi, muoversi, di materie prime per rifornirsi di essenziali beni di consumo e di strumenti di lavoro; dovranno avere spazi per vivere». Il problema vero è che il 98 per cento di tale aumento «avverrà nei paesi in via di sviluppo» e «oltre la metà» di questo incremento, nei prossimi 35 anni, «si concentrerà nell’Africa subsahariana». Un esempio: oggi la Nigeria ha poco meno di 180 milioni di abitanti, nel 2050 non avrà problemi a toccare o a superare il mezzo miliardo. Soprattutto saranno giovani.
Non desideriamo tirare alcuna conclusione o entrare nelle prospettive sociali o religiose, ci preme soltanto ricordare che le cifre fanno riflettere più di congetture, auspici, appelli, slanci e altro. La soluzione? Un tempo si diceva che fosse compito della politica. Speriamo che qualcuno in Europa, o da quelle parti, se ne accorga.
Armando Torno, Il Sole 24 Ore 31/7/2016