varie, 1 agosto 2016
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI DEL 1 AGOSTO 2016
(lavori in corso) –
Due anni dopo aver ospitato i mondiali di calcio, il Brasile è di nuovo protagonista dello sport con le Olimpiadi, che si celebrano a Rio de Janeiro da venerdì al 21 agosto. Questa è la 31° edizione delle Olimpiadi moderne, la prima volta in Sud America. Dai primi Giochi ad Atene, 120 anni fa, sono cambiate molte cose: gli sport ammessi alla manifestazione erano solo 9 e oggi sono diventati 42, con 10.500 atleti coinvolti provenienti da 206 Paesi.
Le cerimonie d’apertura e chiusura si svolgeranno al Maracanã. In realtà le prime gare si svolgeranno già nei due giorni che precedono la cerimonia d’apertura: saranno tutte partite dei tornei di calcio, maschile e femminile. La prima vera giornata di gare a Rio 2016 inizierà sabato 6 agosto alle 13 (ore italiane) e l’ultima gara sarà domenica 21 (segnaliamo soltanto che la finale dei 100 metri, quella che non vuole perdersi nessuno, si correrà alle 3.25 di lunedì 15 agosto) [il Post 29/7].
Paolo Manzo «Si ride per non piangere a Rio dove peggio della sala stampa – si è scoperto infatti che il Main Press Center he ospiterà 1.200 giornalisti è dotato di appena 4 wc – è riuscito però a fare il Villaggio Olimpico, presentato alla vigilia come “il più bello di tutti i tempi” dal marketing verde-oro. Peccato che le stanze destinate agli atleti – a causa di fili elettrici esposti un po’ ovunque, tubi gocciolanti, docce secche, water intasati oltre a un puzzo spesso vomitevole abbiano costretto numerose delegazioni a optare all’ultimo momento per hotel e resort» [Paolo Manzo, il Giornale 29/7].
Il villaggio olimpico di Rio, il cui progetto è noto anche con il nome Ilha Pura, è costato quasi un miliardo di dollari ed è stato realizzato da due grosse società brasiliane, la Carvalho Hosken e l’Odebrecht. Inizialmente, le due società avevano previsto di recuperare i soldi investiti vendendo gli appartamenti una volta terminati i giochi. A causa della crisi del mercato immobiliare brasiliano però, fino ad ora sono stati venduti solo 240 dei 3.604 appartamenti e i giornali brasiliani ritengono che questo abbia causato un problema di liquidità alle due società, che quindi potrebbero aver deciso di tagliare le spese durante la parte finale dei lavori [il Post 26/7].
Rocco Cotroneo: «È vero che troppo era stato promesso, soprattutto in chiave locale, per raccogliere consenso attorno ai costi giganteschi, e alla bolletta che rischia di trascinarsi per anni. Conclusi gli impianti, sulla mobilità e le infrastrutture da lasciare alla città si corre davvero fino all’ultimo giorno. Basti pensare che una nuova linea di metrò verrà aperta soltanto gli ultimissimi giorni, con due stazioni appena funzionanti e potrà usarla solo chi va ad assistere alle Olimpiadi. Poi si richiude tutto per mesi, per finire davvero i lavori» [Rocco Cotroneo, Corriere della Sera 25/7].
Ma è andato tutto male? Mica tanto. Un esempio, in pieno centro città, è la nuova zona del porto, area cupa fino a poco tempo fa e oggi diventata uno dei motivi d’orgoglio della metropoli. Il progetto ha rivitalizzato un’area di 5 milioni di metri quadri: sono stati realizzati 70 chilometri di strade e quattro tunnel. La ristrutturazione ha restituito tesori archeologici come il Molo dell’Imperatrice e il Giardino Sospeso del Valongo, oltre alla nuova Piazza Mauà. Ma ci sono anche il Museo d’Arte di Rio e quello del Domani [Maurizio Cannone, SportWeek 23/7].
Il Brasile, che ospiterà le prime Olimpiadi organizzate da un paese sudamericano, si trova nel mezzo di un periodo di grave recessione e di forte instabilità politica. La presidente Dilma Rousseff è stata sospesa in attesa della fine del suo processo per impeachment e il mese scorso lo stato di Rio non ha rispettato la scadenza per ripagare i suoi debiti e ha posticipato il pagamento degli stipendi nel settore pubblico dopo il forte calo del prezzo del petrolio, una delle sue principali fonti di entrate [il Post 26/7].
E lo scorso giovedì c’è stato un nuovo arresto per presunto terrorismo, a Nova Iguacu, alla periferia nord ovest di Rio: Chaer Kalaoun, brasiliano di origine libanese, da tempo monitorato da Cia e Fbi, che ha postato su Internet messaggi di sostegno allo Stato Islamico in cerca di adepti per organizzare un attentato durante i Giochi, si presume. Il suo è il 13° arresto compiuto in Brasile nelle ultime due settimane, nell’ambito dell’operazione «Hashtag» [La Gazzetta dello Sport 29/7].
I servizi segreti brasiliani hanno elevato l’allarme a livello 4, in una scala da 1 a 5. Secondo i dati ufficiali saranno utilizzate 85.000 unità, di cui 47.000 provenienti dalla difesa civile e 38.000 dalle forze armate. Il doppio del contingente di Londra 2012. [Alfredo Spalla, Sportweek 23/7].
Un altro elemento di preoccupazione riguarda l’utilizzo delle armi a disposizione delle forze speciali brasiliane in questa situazione emergenziale. La grave crisi economico-sociale che attraversa il Brasile provoca spesso proteste e manifestazioni [Roberto Da Rin, Il Sole 24 Ore 23/7].
E se la Guardia Nazionale (che dovrebbe garantire la sicurezza) ha minacciato di andarsene da Rio se i suoi quattromila uomini non avranno letti degni su cui dormire e cibo commestibile da mangiare, in tempi di Isis non tranquillizza proprio che in una simulazione anti-terrorismo davanti alla baia di Rio mercoledì si siano scontrati due jet della Marina verde-oro [Paolo Manzo, il Giornale 29/7].
Un ulteriore problema sarà la disposizione delle forze dell’ordine nelle favelas. Molte prove olimpiche si terranno a Deodoro, complesso della Zona Nord, storicamente la più complicata dal punto di vista sociale. Il rischio è che si possano violare i diritti umani dei residenti. Secondo l’Ong Human Rights Watch la polizia fluminense è la più violenta del Brasile: 8.000 omicidi negli ultimi 10 anni [Alfredo Spalla, Sportweek 23/7].
Queste Olimpiadi hanno già segnato il record per quando riguarda lo scontro politico internazionale. Gianfrancesco Turano: «Dopo i boicottaggi incrociati Usa-Urss del 1980 (Mosca) e del 1984 (Los Angeles), a Rio si è andati a un passo dall’espulsione in massa degli atleti russi sulla base del principio della responsabilità collettiva. La tesi era che sotto Vladimir Putin si pratica il doping di Stato. Ergo, ogni russo è dopato. Domenica 24 luglio il Comitato olimpico internazionale (Cio) presieduto dal tedesco filorusso Thomas Bach ha attenuato l’impostazione massimalista. L’ostracismo colpirà solo l’atletica leggera, ma anche lì la federazione internazionale potrà decidere caso per caso. È stata esclusa a sorpresa la mezzofondista Julija Stepanova, che è stata la gola profonda delle rivelazioni sul doping modello Cremlino. Di sicuro parteciperà la divina Darija Klishina, saltatrice in lungo che vive in Florida ed è controllata dall’agenzia antidoping statunitense, un marchio di garanzia che funziona a intermittenza» [Gianfrancesco Turano, l’Espresso 29/7].
A Rio ci sarà il contingente femminile più numeroso che le Olimpiadi abbiano mai visto: le americane sono 292 su un totale di 555 convocati. Il precedente record era delle cinesi, 289 nell’edizione del 2008 di Pechino. Giulia Zonca: «La tendenza è chiara, la strada segnata, in Brasile non ci sarà il maggior numero di donne mai registrato, ma la minor disparità tra maschi e femmine. Anche la percentuale, rozzamente calcolata tra i continui cambi per squalifiche e infortuni, punta dritto su un 45 per cento e oltre. In viaggio verso la metà perfetta come dimostra pure l’Italia con le sue 142 atlete, un primato azzurro. E non rosa. Non erano mai state tante e sono un pezzo di squadra, il 47,81%: non certo una quota» [Giulia Zonca, La Stampa 26/7].
Giuseppe De Bellis: «Le Olimpiadi possono essere la cosa più passeggera che ci sia: tre settimane, poi ci rivediamo tra quattro anni. Oppure possono restare praticamente per sempre. Sono anche il brodo di qualunque lamentela, le Olimpiadi […] Ma tutte le critiche e le contestazioni non riescono a fermare la forza del più importante e imponente evento globale. L’Olimpiade è la dimostrazione della forza dell’uomo, della sua intelligenza, della sua tensione verso un risultato, sia sportivo, sia sociale, sia architettonico, sia culturale. Le Olimpiadi scandiscono l’evoluzione dell’umanità, le ricerche tecnologiche, i cambiamenti dell’anatomia umana. Organizzarle è una responsabilità, viverle è un onore, guardarle è un privilegio» [Giuseppe De Bellis, Rivista 11 agosto].