Marianna Aprile, Oggi 27/7/2016, 27 luglio 2016
PRESI PER I CAPELLI
Milano, luglio
Chissà se in francese c’è un equivalente del proverbio «tutti i nodi vengono al pettine». Descriverebbe bene lo scivolone (l’ennesimo) su cui è incappato il presidente François Hollande. Che, scopriamo, dal 2012 paga il suo barbiere 9.895 euro al mese, solo 5 mila euro meno di quanto guadagni lui stesso. Lordi, per carità, ma abbastanza da far scoppiare in Francia una polemica e in Rete una corsa allo sfottò. Oltralpe si indignano per i soldi pubblici spesi per curare il presidenzial riporto, sul web fioriscono fotomontaggi delle chiome di Hollande. Del barbiere, Oliver B., non si sa neanche il cognome, ma il suo avvocato (ha un avvocato!) ha fatto sapere che la cifra è giustificata dal fatto che il Figaro è a disposizione del presidente 24 ore al dì, anche nei viaggi ufficiali, e che per farlo ha dovuto chiudere il suo salone e trasferirsi a Parigi. Sarà, ma il gradimento di Hollande nel Paese è sceso al 5 per cento. Lui, però, non è il solo ad avere col coiffeur un rapporto da starlette. Barack Obama, per esempio, da 21 anni cura i capelli solo dal suo Zariff, barbiere di Chicago. Che un paio di volte al mese, per 500 dollari a volta, vola a Washington a sistemargli il taglio. Anche Michelle ha un hair stylist personale: Johnny Wright, è di Chicago anche lui ma per la first lady si è trasferito a Washington. Per 500-600 euro chiunque può provarlo al salone Immortal Beloved di Washington.
LE FORBICI DI RENZI
Anche il nostro presidente del Consiglio Matteo Renzi ha il suo barbiere di fiducia. Si chiama Tony Salvi e ha un salone con estetica a Firenze dove il premier va da 15 anni e dove tagliano i capelli anche i suoi figli (Agnese, invece, è cliente del salone di estetica adiacente). «Ho seguito tutta la carriera di Matteo», ci racconta. «Lo tratto come tutti gli altri clienti, stessi prezzi. Anche ora che è a Roma, ai suoi capelli penso io, o quando viene a Firenze dalla famiglia o, se gli impegni non lo consentono, lo raggiungo in giro per l’Italia o a Palazzo Chigi». E precisa: «Il treno me lo pago da solo. Per Matteo, che ormai è un amico, questo e altro; e poi così ogni tanto faccio una gita», precisa Salvi. I conti sono presto fatti: se Renzi paga quanto un cliente qualsiasi (una ventina di euro), Salvi ci rimette i soldi del treno. In zona governo fece notizia anche il fatto che Maria Elena Boschi curasse da sé, con tinte casalinghe, le sue chiome. Neanche il tempo di stupirsene che la ministra, che a Roma evita i salotti, ha invece iniziato ad apprezzare il salone di Roberto D’Antonio, il più vicino a Montecitorio (lo stesso della Santanchè).
LA CLINTON CAMBIERÀ, TRUMP NO
I capelli sono stati tra i protagonisti anche della campagna elettorale per le presidenziali americane. Sulla zazzera di Donald Trump (simile a quella del neo-ministro degli Esteri inglese Boris Johnson), per esempio, si sono versati fiumi di inchiostro: è un parrucchino, un toupé, un’opera postuma dell’archistar Zaha Hadid? È stata paragonata a una pannocchia, a una coda di lontra... Insomma è giallo (non ci riferiamo solo al colore), al punto che Donald ha dovuto giurare durante i comizi che quei capelli sono proprio i suoi, e se li è tirati per far vedere che non si staccavano. Sul tema si è pronunciata anche Isabelle Goetz, stylist che dal 1990, svegliandosi all’alba, cura le chiome dell’altra candidata Hillary Clinton: «Sono falsi, come lui», ha detto. Poi ha fatto un annuncio choc: «Se sarà presidente, Hillary sperimenterà nuovi tagli di capelli». Come reagiranno le Borse?
TRA SPY STORY E INCIDENTI DIPLOMATICI
A Roma fecero scandalo le foto dell’allora sindaco Ignazio Marino da Rocco, il suo parrucchiere ai Parioli, a fare la tinta con scorta al seguito. All’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia non sarebbe mai capitato. «Viene da sempre a piedi o con un car sharing, si siede, fa la fila e paga come tutti», ci dice Fortunato Arcuri, il barbiere della famiglia Pisapia. Che ci svela anche perché l’ex sindaco ha il ciuffo lungo: «Ha una vertigine in quel punto della chioma, se lo accorcio troppo gli vengono i capelli a spazzola». Si affida da sempre allo stesso barbiere anche Beppe Grillo, cliente di Spy Hair a Milano, dove Renato Picassi gli pratica un «taglio sostenibile» (sic!) che non necessita cioè di grandi manutenzioni. Narrano le cronache che l’indomani della sconfitta elettorale alle Europee del 2014, Grillo lo portò con sé alla Casaleggio Associati per sistemare il taglio del compianto Gianroberto, che i barbieri li frequentava poco. Hanno condiviso il barbiere anche Sergio Mattarella e Giorgio Napolitano, ma in quel caso ci fu un mezzo incidente diplomatico. Il presidente Mattarella, infatti, era cliente da sempre di Franco Alfonso a Palermo (lo stesso che curava il riporto di Renato Schifani prima che Berlusconi glielo facesse tagliare), quando per esigenze logistiche fu “costretto” a farsi tagliare i capelli al Quirinale dal barbiere storico di Giorgio Napolitano, Mimmo Lo Torto. Franco non la prese bene e non lo nascose. Pare che alla fine i due si siano riconciliati, regalando un lieto fine all’incidente diplomatico.
Marianna Aprile, Oggi 27/7/2016